MINDFEELS
– XXenty
Burning
Minds/Art Of Melody Music
Genere: AOR/Melodic Rock
Supporto: cd – 2017
Esiste
musica che sembra bloccare il tempo come con una bacchetta magica, ricordi affiorano con
piacere all’ascolto dell’AOR (acronimo di album oriented Rock) , il ramo più
radiofonico e ruffiano dell’Hard Rock, aggiungerei anche il più pomposo. Il
genere è stato portato al successo mondiale da artisti come Survivor, Journey,
Boston, ma soprattutto Toto. Ecco, quest’ultima band sono il punto di
riferimento dei nostrani Mindfeels
provenienti da Biella e composti da Davide Gilardino (voce), Luca Carlomagno (chitarra,
violino), Roberto Barazzotto (basso) e Italo Graziana (batteria, cori).
“XXenty”
è il loro debutto ed è formato da undici canzoni ben registrate e supportate da
un artwork elegante ed esaustivo. Come ospite nel disco c’è anche Christian
Rossetti alle tastiere.
L’amore
per il genere esce subito allo scoperto sin dall’iniziale “Don’t Leave Me
Behind”, curata negli arrangiamenti e dall’ampio respiro. Chitarre e tastiere
giocano su tappeti mai invasivi, gradevoli, suoni quasi sgocciolati, senza
aggredire, per il resto ci pensa la buona voce di Gilardino. La ritmica è
pulita, senza sbavature e neppure azzarda cose che non competono alla struttura
del brano, aggiungerei anche in maniera intelligente. Mi sento di spendere una
parola in più per il basso di Barazzotto che gioca un ruolo importante
nell’economia sound dei Mindfeels.
I
Toto si estrapolano facilmente anche nella successiva “Soul Has Gone Away”,
tuttavia è il genere che lo richiede, per cui tutto nei binari del percorso
sonoro, e va bene così. Serve poco tempo per assimilare e cantare assieme a
loro i ritornelli gradevoli.
“Hidden
Treasures” mette in evidenza proprio il basso di cui ho espresso il parere,
mentre “Joker” alza il ritmo e gli anni ’80 come per magia mi appaiono davanti.
“Skyline”
non so se è il singolo potenziale dell’album, tuttavia in questo brano ne assaporo
le caratteristiche e lo ritengo fra i più papabili per l’obbiettivo. Più greve
il suono in “Speed”, riflessiva ed elaborata, qui i Mindfeels mi piacciono
ancora di più perché ricercano soluzioni differenti, su una struttura dal basso
martellante le melodie si susseguono in un cantato sentito quasi recitato in
alcuni frangenti. Non ci crederete mai, ma in esso ci ho sentito qualcosa
dell’ultimo album di Steven Wilson “To The Bone”, ma ovviamente trattasi di
brevi scorci. In “These Words” il piano apre il movimento lasciando spazio ad
un riff di chitarra elettrica noto, direi alla Lukather, qui la band rientra
nei canoni dello stile trattato, specie nel ritornello.
“Fear”
è muscolosa, Rock, ma pur sempre spolverata di classe, molti i deja vu all’ascolto
della stessa, tuttavia è così piacevole che tutto sembra passare in secondo
piano.
“It’s
Not Like Dying” ugualmente non fa la voce grossa, ma accompagna l’ascolto verso
un Rock melodico gradevole e di compagnia. Ancora il basso ricopre un ruolo
importante e lo si ascolta in “Touch The
Stone”. Il disco si conclude con la canzona più lunga dell’album con i suoi
sette minuti, “The Number One”, un bel sunto sullo stile Mindfeels.
“XXenty”
è un album che si lascia ascoltare con
estremo piacere, scorre via velocemente e rimangono memorizzate alcune buone
melodie. La musica deve fare questo e lo stile a cui si rivolgono è quantomeno
adatto. MS