THE
BLACK NOODLE PROJECT – Divided We Fall
Progressive
Promotion Records
Distribuzione:
G.T.Music Distribution
Genere:
Psychedelic/Space Rock
Supporto:
cd – 2017
Tornano
i francesi The Black Noodle Project con l’ottavo disco da studio dal titolo
“Divided We Fall”. Li abbiamo lasciati nel 2013 con “Ghosts & Memories”, un
disco dalle ottime canzoni ben accolto da critica e pubblico e ci ritroviamo
oggi a tessere nuove lodi sul loro operato odierno. Questo perché oramai il
gruppo è rodato, dalla rigida personalità
sagomata nel tempo, se poi si considera che la storia inizia nel lontano 2001
da un idea di Jeremie Grima (chitarra, tastiere, voce), allora si comprende
quanto è stato forgiato. La band viene completata da Sebastien Bourdeux
(chitarra), Tommy Rizzitelli (batteria) e Mobo (basso).
L’artwork
ad opera di Emilio Grima ben rappresenta le atmosfere che vanno a scaturire
dalla musica suddivisa in sette tracce. Dell’album esistono anche duecento
copie stampate in vinile, questo per i cultori del suono e collezionisti.
Ma
a volte bisogna svestire gli abiti della pacatezza professionale e lasciarsi
andare a considerazioni personali, scusatemi quindi se in questo caso parlo per
me e non per voi, ma la situazione è tale da non poterne fare a meno. Il modo
di suonare questo genere che valica fra il Prog, la Psichedelia ed il Rock
moderno (chiamatelo come volete, Math, Post…non importa) a me squarcia le
viscere, detto in parole povere “sbudella”! Mi entra dentro, mi carpisce vecchi
ricordi, come facevano certi Anathema, oppure i primi Porcupine Tree.
Malinconia, oscurità, solitudine, tristezza, strappati dalle viscere del suono
elettrico straziante delle chitarre che si ripercuotono in un loop che sembra
non voler mai decollare e che invece ti ha fregato, perché è decollato sin dall’inizio,
lasciandoti in alto e non te ne sei neppure accorto….Troppo in alto per capire
che le emozioni sono difficili da domare, oramai è tardi. Vertigini.
Suoni
semplici, quasi minimali se si va a considerare, eppure diretti allo stomaco
pur passando per la mente. Certamente non tutto va per come deve andare, ci
sono molti deja vu, canzoni semplici, normali, spesso anche troppo. Dunque non grido al miracolo, neppure al
capolavoro, ho scritto quest’ultima parola
credo per una decina di dischi in tutta la mia vita ventennale di recensore,
figuriamoci. Eppure mi prende, che devo fare? La mia obbiettività è offuscata.
“Divided
We Fall” è molto più strumentale che cantato (in inglese ovviamente) ed è composto da sette canzoni delle quali trovo
difficoltà ad estrapolarne una in merito. Forse “Absolom”, ma farei un torto
alle altre.
L’album
è l’ottavo capitolo in studio, e sono certo che a molti questo lavoro non
torcerà un capello, già lo so. Io invece godo e vi dirò di più, la sua
“banalità” la voglio ascoltare al meglio, alzo il volume e vi saluto! MS