QUARTO VUOTO – Illusioni
Lizard Records
Distribuzione: BTF - GT Music -
Pick Up - Ma Ra Cash – Syn-Phonic
Genere: Neo Prog / Psychedelic Prog
Supporto: cd – 2017
Il
termine Progressive Rock nel tempo ha assunto differenti significati, questo ha
fatto sì che attorno ad esso si aggiri oggi molta confusione. Basta visitare la
pagina web Progarchives per rendersi realmente conto di quanti sottogeneri è
composto il Prog odierno. Generalmente il termine si attribuisce ad una musica
“datata”, anni ’70, sinfonica e piena di lunghe suite, tuttavia esso viene estrapolato dal lontano Jazz degli anni ’50 in
“Progressive Jazz” dove il significato sta proprio per “Progredire”. Non necessariamente
sperimentazione obbligatoria, ma innesti di vari generi che con gli anni
comunque si sono formati naturalmente grazie all’evoluzione dei tempi. E qui
scatta la confusione. Ma la musica per se è un mezzo semplice per emozionare,
le parole non servono, come diceva Frank Zappa “Parlare di musica è come
ballare di architettura”, e quindi veniamo alla musica.
I
Quarto Vuoto suonano un Prog completamente strumentale che bene si
incastonerebbe nella discografia Kscope, ossia quello sognante e ricercato alla
Porcupine Tree prima era, ma anche con lo sguardo rivolto al passato, non
mancano i riferimenti ai King Crimson più nervosi. Lo spirito della band è
quello di colpire l’animo dell’ascoltatore con le sue arie, senza sprofondare
in inutili tecnicismi, anche se la chitarra svolge un lavoro molto importante e
la ritmica è ben rodata e presente con sferzate o virgole a seconda delle
necessità. Le tastiere non sono mai invasive, piuttosto da tappeto ed atmosfera
che da imponenti assolo. Il disco si presenta suddiviso in sei tracce, tutte di
media e lunga durata. L’artwork oscuro è realizzato da Lorenzo Giol e bene si
amalgama all’ascolto della musica.
Ma
chi sono i Quarto Vuoto? Sono un gruppo trevigiano oggi composto da Edoardo
Ceron (basso), Nicola D'Amico (batteria), Mattia Scomparin (tastiera e pianoforte)
e Luca Volonnino (chitarra). Si formano nel 2010 e all'inizio del 2014 pubblicano
con il cantante e violinista Federico Lorenzon l'omonimo EP autoprodotto
“Quarto Vuoto”, ricevendo ottime recensioni da critici del settore sia in
ambito italiano che internazionale. Partecipano e vincono nel tempo differenti
contest fra i quali Vicenza Rock contest 2013, Veneto Rock contest (Treviso)
2013 e FreeYoungMusic 2011.
Ma
anche in studio le atmosfere riescono a convincere l’ascoltatore, fra crescendo
sonori ed arie leggiadre su note di pianoforte.
Il
disco si apre con “Nei Colori Del Silenzio”, dove suoni di tastiere circondano
subito l’ascoltatore sollevandolo dal mondo terreno. Un giro armonico
decisamente semplice trascina ipnoticamente la melodia, mentre la batteria
interviene sporadicamente e delicatamente. Un trip psichedelico tanto per
iniziare il viaggio che prosegue con “Coscienza Sopita”. E’ il basso che
introduce all’ascolto, per poi dialogare con la batteria più impegnata e
presente. La chitarra echeggia inizialmente con sferzate psichedeliche per poi
procedere in un lungo solo di Crimsoniana memoria.
I
Quarto Vuoto dimostrano di avere personalità e se mi azzardo a fare qualche
paragone è solo per indicarvi le sonorità intraprese, questo per l’onestà di
cronaca.
Molto
interessanti gli undici minuti di “Impasse” con Giulio Dalla Mora come ospite
al sax tenore. Interessanti perché c’è un inizio pacato, oscuro, psichedelico e
ricercato, quasi Krautrock per poi sfociare in un crescendo elettrico di
matrice decisamente Math Rock. Altri undici minuti di musica piena, elettrica e
ricercata, questa volta in “Apofis”, dove torna anche il sax. Il lato più duro
del gruppo si esibisce in questo frangente.
Giochi
con eco di chitarra in “Due Io” per poi gettarsi nella distorsione. Il brano si
alterna quindi fra schiaffo e bacio.
Il
momento migliore a mio gusto personale risiede nella conclusiva “Tornerò”, con
solo enfatico e una melodia davvero toccante. Molti ci coglieranno i Mostly
Autumn, altri del Prog italiano anni ’70, tuttavia è l’insieme che funziona,
grazie anche al violino dell’ospite Mauro Spinazzè.
Un
disco decisamente maturo, dove i componenti dimostrano di sapere il fatto loro
e se mi consentite lasciatemi fare ulteriori complimenti perché suonare oggi
del Prog strumentale è davvero coraggioso, praticamente una nicchia nella
nicchia. Molto valido. MS