MOTHER
NATURE – Double Deal
Andromeda
Relix
Genere:
Hard Blues
Supporto:
cd – 2017
Italia,
Taranto, 1993, Hard Blues e tanta passione. Questi dati riconducono alla
fondazione del quartetto composto oggi da Francesco Amati (batteria), Francesco
Candelli (basso, voce), Luca Nappo (chitarra, voce) e Wlady Rizzi (voce,
chitarra, armonica). Iniziano il percorso musicale proponendo cover di artisti quali
Hendrix, Led Zeppelin, Lynyrd Skynyrd, questo per far comprendere di cosa è
composto il loro DNA. Fra demo, concorsi, dischi (“Skin” nel 1998) e numerose
date live negli anni, i Mother Nature plasmano la propria essenza fino a
renderla granitica e personale, ma non mancano le lacrime, nel 2003 c’è un
lungo stop fino alla reunion del 2010. Vita longeva e comunque turbolenta, per
arrivare ai nostri giorni, con l’attenta Andromeda Relix che li iscrive nella
propria scuderia. Il risultato si intitola “Double Deal”, composto da dieci
canzoni.
Con
incedere Zeppeliano (“Black Dog” docet), l’album si apre in tutta la sua
gioiosità grazie al brano “Spit My
Soul”, sicuramente da cantare e ballare assieme a loro in sede live.
Trascinante e convincente nelle melodie, con brevi assolo di chitarra messi li
al momento giusto e le vibrazioni giuste. Il ritmo sale in “Magnet Girl”, e
quando si parla di donne e del loro magnetismo, il ritmo non può solo che
essere sostenuto. La voce è sempre gradevole, mai imposta o con il passo più
lungo della gamba, semplicemente al servizio della canzone. Massiccia “Haze”,
stradaiola e polverosa, da moto ed aria in faccia. I più attenti di voi
noteranno richiami agli Aerosmith, poi con un ritornello così… E ancora Rock On
con “Pearl”, di certo non semplice ricercare sempre riff e ritornelli nuovi, ma
il genere in definitiva non lo richiede neppure, anche perché il Blues è alla
base secolare di tutto l’apparato Rock a seguire…E non solo, per cui
becchiamoci questa ennesima botta di vita. Ritengo a gusto personale
“Everything Will Follow” uno dei momenti più alti del disco, sia per la
ricercatezza della struttura mutevole, che dei giochi vocali fra vocoder e
clear. Inutile sottolineare la fruibilità del ritornello in quanto questo fatto
si ripete in ogni canzone.
E
raggiungiamo il momento spezza ascolto con “Ask Yourself”, ballata che ci sta
in tutto e per tutto. E si giunge alla title track, pregna di storia, il sunto
del Blues e di ciò che gli gira attorno, a dimostrazione che non serve strafare
per emozionare, ma mettere le poche note al punto giusto, senza dimenticare il
famoso ritornello. Torna l’Hard in “New Way”, così la voglia di cantare. “Does
It Suit You?” espone una struttura nuovamente giocosa fra voce e chitarra,
altro frangente di rilievo. Il brano più lungo dell’album è proprio il
conclusivo, con i suoi cinque minuti ed il titolo “ Boy, We Gotta Handle This”.
Il disco si apre con richiami Led Zeppelin e si chiude con i stessi, il cerchio
è chiuso.
Il
tempo è volato, restano in mente dei ritornelli e alcuni riff, ma anche la
voglia di ripremere il tasto “play”. Può essere una buona colonna sonora per
molte delle vostre giornate, magari anche da compagnia durante un lungo
viaggio.
I
Mother Nature non strafanno, si divertono e si sa, il divertimento è
contagioso. MS
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