RETROSPECTIVE
– Re: Search
Progressive
Promotion Records
Distribuzione italiana: G.T. Music
Genere: Progressive Metal
Supporto: cd – 2017
La
band Retrospective giunge con “Re: Search” al quarto prodotto in studio dopo
quasi cinque anni dall’ottimo “Lost In Perception”. Il sestetto rappresenta al
meglio la nuova ondata Progressive polacca, molto ricca negli ultimi anni di
band valide al riguardo. Fanno parte della scia Riverside, con sonorità rivolta
a gruppi come Porcupine Tree e Tool su tutte.
I
Retrospective ritornano con le loro atmosfere, e la mutazione da crisalide a
farfalla è espletata. Gli anni hanno dato esperienza ed alcuni angoli sono
stati smussati a favore di una personalità più rocciosa e la voce di Jakub
Rosak è giusta interprete del loro sound. Non dimentichiamo tuttavia che “Lost
In Perception” è stato premiato come “Best Polish Progressive Album” nel 2012.
La
Progressive Promotion, come sua consuetudine, propone il prodotto in un elegante
formato cartonato, con tanto di libretto contenente i testi e l’artwork a cura
di Bartlomiej Muselak e Maciej Klimek. La copertina è ad opera di Dimitra
Papadimitriou, oramai stile e marchio di riconoscimento della musica della
band.
Essendo
Metal Progressive (se proprio dobbiamo etichettare questa musica), i riff
giocano un ruolo importante, così le melodie che devono fare da traino al
percorso sonoro che in “Re: Search” è suddiviso in nove episodi.
Sin
dall’iniziale “Rest Another Time” si può godere di una registrazione
equilibrata, ulteriore punto in più a favore del prodotto finale. Non ci sono
suite, a favore di canzoni di media durata che si aggirano attorno ai cinque
minuti o poco meno, questo per l’immediatezza del messaggio emotivo sonoro.
La
musica è scorrevole, sostenuta da una ritmica precisa e senza troppi fronzoli.
L’immediatezza e la semplicità sembra essere entrata in casa Retrospective.
Compaiono
spesso atmosfere oscure o che comunque tendono a far immaginare situazioni
dolorose o di disagio. Le tastiere di
Beata Lagoda sono importanti in molti frangenti, come nell’inizio di
“Right Way” e fanno scorrere sulla pelle dei fans Dream Theater più di un
brivido.
“The
End Of Their World”, di cui ne esce anche l’ep nel 2016, è un pezzo che si fa
presto apprezzare grazie al ritornello ruffiano e godibile. Tuttavia per chi vi
scrive i momenti più interessanti dei Retrospective giungono dai movimenti più
introspettivi. Beata canta in “Roller Coaster”, canzone che potrebbe uscire
benissimo dalla discografia Porcupine Tree ultima era, questo grazie al lavoro
delle tastiere. Più convenzionale “Heaven Is Here” ma nel solo di chitarra,
seppur breve, coglie il suo momento di gloria emotiva. Il discorso è
leggermente differente per “Look In The Mirror”, sunto musicale-culturale della
band, dove mettono a nudo le influenze e le proprie conoscenze. Più immediata
“Last Breath”, un macigno sonoro graffiante e rude. E dopo l’ottima “Standby”,
il disco si chiude con il brano più lungo (sette minuti) dal titolo “The Wisest
Man On Earth”, crescendo psichedelico dal mordente Metallico.
I
Retrospective puntano sull’immediatezza, pochi giri di parole e pochi orpelli
inutili, tanto che stento molto a relegarli nella fascia “Progressive”,
piuttosto mi viene in mente il termine Post Prog. Ma a prescindere dalle
terminologie, il prodotto è ben suonato, ben confezionato e ben registrato, e
questo è già risultato. MS