GLARESHIFT – Second Mirror
Autoproduzione
Genere: Progressive / Alternative
Rock
Supporto: cd – 2015
Prima
di tutto voglio sottolineare l’impegno produttivo a favore dell’artwork e del
supporto in generale, perché pur essendo una autoproduzione è sicuramente migliore
di moltissimi altri prodotti e non solo
del genere. Belle e indovinate con la musica le illustrazioni di Fabio
Magnasciutti per la copertina e i dipinti interni di Eva Danese
Detto
questo, Glareshift è un progetto di Alessandra Bersiani (batteria, tastiere,
voce e flauto) e Daniele Nuzzo (chitarra, synth e voce) che si forma nel 2011
come ricerca musicale, interagendo con stili quali il Progressive Metal oscuro di
Anathema o di Steven Wilson e il nuovo Rock Alternativo di Dredg o Oceansize solo per intenderci.
Nel disco la band è completata da Gianluca Chris Quoley (basso), mentre la
formazione vede oggi anche Fabrizio Presago (voce, percussioni e tastiere).
Compaiono come special guest Jerry Cutillo al flauto, Andrea Adduci (voce),
Valentina Valeri (voce), Emil Dee (Bodhràn), Eva Danese (tamburo shamano e
voce) e Fabio Magnasciutti (voce narrante).
“Second
Mirror” è formato da cinque tracce, di cui tre mini suite. Questo è il primo
capitolo di una trilogia che narra di un viaggio nel proprio “Io”, ispirato da
“Alice Nel Paese Delle Meraviglie” di Lewis Carroll. La protagonista percorre
gli eventi attraverso due specchi, quello dell’anima e quello delle cose reali,
il risultato la porta a conoscere una persona differente da quella che è.
E
allora si comincia con i dieci minuti di “Reflection”, dal suo oscuro arpeggio
che in crescendo va a toccare le corde oscure dell’animo. L’incedere porta ad
una apertura ruvida, in stile Anathema periodo “Regret” con qualche punta di
Paradise Lost. Effetti alla voce giocano con echi e coralità, dove un flauto
tende ad addolcire il suono metallico e potente. Buono l’uso della chitarra,
anche effettata in stereofonia sincopata in un solo compatto ed essenziale. Dura
“EnTrance”, aperta al mondo Tool, cadenzata, martellante, per poi sciogliersi
in un cantato malinconico e ottimo interprete delle atmosfere.
“InSight”
è il brano più lungo con i suoi quattordici minuti di Prog Alternativo e oscuro
come la pece. Giri di basso roboanti fanno da evidenziatore al concetto. Si
bada alla sostanza emotiva anche nel caso della lenta “Realeyes”, un requiem
sonoro con il bodhràn a cucire sensazioni arabesche, con il canto femminile nel
crescendo finale davvero d’impatto. Il
flauto fa da collante alla conclusiva semi suite dal titolo “Exit”. Qui i
Glareshift danno sfoggio di tutto il loro repertorio artistico, schitarrate,
cambi umorali e di tempo, coralità comprese. Il viaggio sonoro è finito.
La
musica dei Glareshift vive molto di effetti, un film sonoro che strappa
sensazioni differenti. Canzoni per un Progressive non inteso come senso di
appartenenza agli anni 60/70, anche se alcuni spunti se ne evincono, ma
Progressive nel senso di ricerca e contaminazione, un lavoro che sono sicuro
non lascerà indifferenti molti addetti ai lavori e rivolto ad un pubblico
attento, sempre in vena di nuove emozioni. Senza paraocchi, scusate…Senza paraorecchie.
MS