MARTIGAN
– Distant Monsters
Progressive
Promotion Records
Distribuzione italiana: G.T. Music
Distribution
Genere: New progressive Rock
Supporto: cd – 2015
Sinceramente
avevo perso speranza nel riascoltare i Martigan, buona band della Germania
dalle influenze IQ, Pendragon , Jadis, Pallas, Marillion tanto per indicarvi l’area
in cui operano. Li avevo lasciati nel 2009 con l’ottimo “Vision”, un album che
allora reputai fra i migliori usciti in quel periodo.
Probabilmente
sulla scia di un ritorno inaspettato al successo del genere, i Martigan oggi
hanno preso nuova linfa e si gettano nuovamente in pasto agli amanti del New
Prog.
“Distant
Monsters” è il quinto album da studio senza considerare live o raccolte.
Iniziano la carriera discografica nel 1995 con “Stolzenbach”, crescendo disco dopo disco, e giungono a noi
oggi con la formazione modificata solamente al basso che non è più in mano a Peter
Kindler ma a Mario Koch. Completano Bjorn Bisch (chitarra), Oliver Rebhan
(tastiere), Kai Marckwordt (voce) e Alex Bisch (batteria).
Ritornano
con ben 75 minuti di musica, New Prog
sinfonico e altresì variegato, con tematiche
favolistiche inerenti a mostri di pietra ben descritte nei testi
contenuti all’interno del cd, in un libretto d’accompagnamento ricco e
particolareggiato. Otto tasselli sonori suddivisi fra canzoni di media, breve e
lunga durata.
Apre
“Theodor’s Walls” con un suono ben registrato, colpisce subito il piano e il
greve incedere delle strumentazioni a seguire, con la chitarra e la batteria in
evidenza. Il cantato in inglese dalla voce di Kai, descrive l’enfasi misteriosa
ed epica della storia. Il ritornello è decisamente ispirato allo stile
Pendragon. Elettronica nella parte centrale del brano con assolo di chitarra d’effetto
che nel susseguirsi lascia spazio anche ad interventi Metal. Le tastiere fanno
da sfondo come il genere ci insegna per un risultato sicuramente d’effetto ed
emozionante.
Nel
New Prog c’è una caratteristica
predominante, l’inciso ha la stessa valenza del ritornello, entrambi i
particolari sono curati in forma melodica nell’eguale maniera, questo lo si
evince anche dall’ascolto di “Lion (White, Wild & Blind)”. Altro fattore
che troviamo spesso, anche in tutto il disco, è l’uso degli assolo di chitarra,
come facevano i Marillion, Pendragon ed IQ, quei momenti ariosi che danno
respiro all’intero brano, mostrando di se oltre che la capacità compositiva,
anche la parte tecnica.
“Simplicius”
è un brano introspettivo, “Complicius” gioca sulle ritmiche, ma il livello sale
ancora con la suite “The Lake”, sunto di un intero genere oltre che dello stile
Martigan. “On Tiptoe” richiama l’intro di “Theodor’s Walls”, canzone che si basa
molto sull’enfasi dell’esecuzione, la più breve dell’album con i suoi cinque
minuti e mezzo. “Fire On The Piper” è un'altra mini suite, carica di energia e
ben strutturata. Chiude a mio avviso la canzone più bella dell’intero disco,
“Take Me Or Leave Me”, forse perché anche io sono un inguaribile romantico per
quello che concerne il New Prog, mi ricordano i migliori Pallas.
“Distant
Monsters” dopo l’ascolto non può lasciare indifferenti nessuno, figuriamoci un
amante del New Prog, qui troverete acqua con cui dissetarvi. Fa piacere vedere
nel 2015 che ancora il genere gode di
buona salute. Ben tornati Martigan. MS
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