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martedì 30 dicembre 2014
PROG ZONE 2015
“PROG ZONE – Il prog in Concerto”, una rassegna live di musica progressive/alternative rock nata da un’idea di Daniele Giovannoni, batterista dei Karmamoi ( www.karmamoi.it ), band progressive rock italo-inglese con all’attivo due album (“Karmamoi” del 2011 e “Odd Trip” del 2013) e un terzo” Solitary Binary System” in uscita a Giugno 2015, anticipato dal singolo “Sirio”. I Karmamoi, già protagonisti dell’Eurosonic Showcase Festival di Groningen (Olanda, 2011) e di numerosi live, tra i quali l’opening act al Borderline di Londra per gli storici Curved Air, condivideranno il palco con due band della scena prog emergente: Jade Vine e Old Rock City Orchestra.
I greco-londinesi Jade Vine (www.jadevineuk.com), attualmente impegnati nelle registrazioni del loro secondo album, hanno intrapreso nel 2013 un tour in Inghilterra e in Grecia come opening act degli Anathema, nota prog band di fama internazionale. Nello stesso anno Daniel Cavanagh, chitarrista degli Anathema, ha co-prodotto il loro primo lavoro dal titolo “Nothing Can Hide From Light”.
Gli Old Rock City Orchestra (www.oldrockcityorchestra.com), anch’essi impegnati nell’uscita del loro secondo album, sono stati protagonisti nel 2013 di un tour europeo che ha toccato Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda e Bulgaria. Il disco d’esordio “Once Upon A Time” è uscito nel 2012 per l’etichetta indipendente M.P. & Records, già in collaborazione con artisti nazionali e internazionali come Rick Wakeman (YES), Sonja Kristina (Curved Air) e, tra gli altri, Bernardo Lanzetti (PFM), voce storica del progressive rock italiano, con il quale la band umbra ha condiviso il palco lo scorso luglio 2014.
PROG ZONE gode del supporto mediatico di distribuzioni, radio, webradio e magazine del settore e sarà replicato nel corso del 2015 anche in Gran Bretagna.
sabato 27 dicembre 2014
Daal
DAAL – Dances Of The
Drastic Navels
Agla Records
Genere: Progressive
Rock/Avantgarde
Supporto: cd – 2014
Il Progressive Rock Italiano si sta basando su nomi oramai
importanti, ci sono artisti che con il duro lavoro e la perseveranza, hanno
dato uno stile ben riconoscibile al nostrano genere d’avanguardia. Alfio Costa
lo troviamo alle tastiere in numerosi progetti, Prowlers, Tilion, Colossus
Project, ha collaborato con Malaavia, Ars Nova, The Samurai Of Prog solo per
fare alcuni nomi e con Davide Guidoni alle percussioni (oltre che ottimo
grafico) ha creato questo fortunato progetto dal nome Daal. “Dances Of The
Drastic Navels” è la quinta realizzazione da studio dopo il successo di
“Dodecahedron” del 2012. L’album è composto da cinque tracce ed è edito in una
confezione cartonata come sempre curata da Davide Guidoni. I suoni registrati sono
contaminati da aloni di oscurità per le atmosfere, sempre intriganti e
sorprendenti.
Le composizioni prendono vita in una casa isolata e buia nei
pressi di un bosco, la casa di Mr. Sandro, questa è l’ideale per la
concentrazione tanto che Costa in due giornate riesce a comporre le cinque canzoni.
Nel disco si avvalgono del supporto di amici come Ettore
Salati alle chitarre, noto in ambito Prog in quanto presente in numerosissimi
progetti al riguardo (The Watch, Alex Carpani, Archangel, The Redzen,
Soulengine etc. etc.), Bobo Aiolfi basso anche con i Prowlers, Letizia Riccardi
al violino, Tirill Monh voce in “Inside Out” e Guglielmo Mariotti(voce).
Il titolo del primo brano “Malleus Maleficarum” lascia già
presagire l’ascolto a cui si va incontro. Le musiche sono composte da Costa, ma
qui una mano importante la da Guidoni nell’intro e le sonorità si fanno
grevi in stile Goblin o Antonius Rex.
Notevole la parte centrale del brano, quando le atmosfere si placano per una
Psichedelia a tratti di Pinkfloydiana memoria.
“Elektra (An Evening With…)” è una variante elettronica e
strumentale, impreziosita dalle percussioni di Guidoni. Il pezzo comunque
Rock, è dedicato ad un loro amico
scomparso in una tragica notte.
“Lilith” è una sorta di ninna nanna ispirata da un disegno
trovato inciso in un albero presso la suddetta casa dell’amico Sandro. Ipnotico
ed ammaliante, basa molta enfasi sulle note sgocciolate dal piano di Costa.
Composizione emozionante e profonda come pochi sanno concepire.
Con la title track “The Dance Of The Drastic Navels”
ritroviamo i classici Daal, quelli che hanno saputo colpire l’attenzione
dell’ascoltatore progressivo sin dal 2009. I pochi testi che si ascoltano nel
lavoro sono comunque il proseguo dell’argomento dei primi album, si narra della
storia di un uomo del futuro che si innamora di una strega metà donna e per
metà robot, dove riesce a far diventare l’individuo un proprio giocattolo. Il
brano gode di atmosfere nordiche, molto vicine al Prog svedese e a certi King
Crimson, queste date dall’oscurità dei passaggi, soprattutto caratterizzati dal
suono mellotron. A metà ascolto subentra
l’elettronica, carta molto spesso vincente dei Daal.
Il disco si chiude con “Inside You”, in origine destinata a
diventare la conclusione della suite appena ascoltata, invece lasciata definitivamente
godere di vita propria. La canzone (perché di questo si tratta) è cantata dalla
bella voce della norvegese Tirill Mohn ed è esaltata dal nostalgico violino di Letizia
Riccardi. Il pezzo da solo vale il prezzo del cd, come si dice spesso in questi
casi, degno suggello del lavoro.
I Daal fanno ciò che sentono, non badano a stili o mode,
mutano pur sempre reggendo il sound su di una personalità che il buon 80% delle
band mondiali di Prog Rock si sognano! Qui c’è da ascoltare, “Dances Of The
Drastic Navels” è un viaggio da fare senza freni inibitori, senza paura, basta
lasciarsi andare per scoprire nelle oscurità dei raggi di sole che sembrano
indicare una nuova strada. Io come sempre, in casi come questi non giudico ma
ascolto e cerco di lasciarmi trasportare, perché questa musica esula dalla
banalità, non va ascoltata assolutamente in macchina o comunque sia
distrattamente, ma va goduta a pieno, in tutte le sue sfumature.
Daal, oramai un nome ed una garanzia. (MS)
domenica 21 dicembre 2014
Fabio Zuffanti
FABIO ZUFFANTI &
ZBAND – Il Mondo Che Era Mio
AMS / BTF
Genere: Progressive
Rock
Supporto: cd - 2014
Molto spesso mi sono lamentato di situazioni musicali qui in
Italia che hanno fatto sì che il mio giudizio fosse rassegnatamente negativo al
riguardo. Non è per partito preso nei confronti di un genere musicale a me
caro, e neppure per chiusura mentale relegata a nostalgia dei tempi che furono,
bensì vera e propria constatazione dell’evoluzione culturale del popolo
italiano. Ma per fortuna anche oggi c’è
chi si batte per se stesso e la musica, per poter semplicemente vivere di lei e
di esprimere il proprio essere attraverso le sue corde. In un calderone immenso
questi artisti vanno scovati e supportati perchè è da loro che spesso nascono
emozioni.
Fabio Zuffanti di certo non è l’ultimo arrivato, lo sapete
bene anche voi che seguite le mie recensioni, ha formato numerosi gruppi come
Finisterre, La Maschera Di
Cera ed Höstsonaten tanto per nominare
i più famosi ed è un artista che si batte da venti anni per la sua causa,
quella di esprimere un concetto musicale a cavallo fra semplicità, armonie e
Prog Rock. Probabilmente il connubio di questi elementi non è digeribile a
tutti gli usufruitori, i quali spesso si legano al significato di Prog Rock
distante dal cosiddetto termine “commerciale”. Non che Zuffanti nella sua
carriera abbia fatto dischi prettamente commerciali, anzi, tuttavia ha
ricercato la giusta melodia anche di facile memorizzazione, magari a discapito
di lunghe cavalcate tecniche. Venti anni di realizzazioni che hanno fatto in
ogni caso parlare, emozionare e cantare.
Quest’anno è uscito anche il disco solista “La Quarta Vittima ” che ha
riscosso interesse di pubblico in senso
generale e che ha portato Zuffanti a formare una band per partire in un tour
mondiale che ha toccato nazioni come Belgio, Olanda e Canada. Un concerto in
cui si suonano le diverse tappe della carriera che hanno contribuito a formare
l’artista genovese, un insieme di canzoni estrapolate dai diversi suoi progetti.
Ogni canzone è un tassello importante che l’artista sente vicino a se. Ma non
tutto è filato liscio a livello tecnico e le registrazioni live purtroppo non
si sono potute realizzare. Zuffanti tuttavia ha ritenuto di immortalare
ugualmente questa Zband ed una scaletta importante che lo ha accompagnato nel
corso del tour, per questo si reca agli Hilary
Audio Recording Studio e ripete il concerto live in studio.
Quello che ne
scaturisce all’ascolto, oltre alla bellezza delle composizioni, è una forte
sensazione di agio, ossia i musicisti godono di questa situazione e danno il
meglio di loro stessi. Ecco allora classici come “In Limine” (Finisterre con
Boris Valle),”Rainsuite” (Höstsonaten), “La Notte Trasparente ” (La Maschera Di Cera) ed altri
ancora, riprendere vita, una nuova veste comunque elegante e moderna. Del nuovo
album solista ci sono “Una Sera D’Inverno”, “La Quarta Vittima ” e “Non Posso
Parlare Più Forte”.La Zband è formata da Matteo Nahum (chitarra), Paolo “Paolo”
Tixi (batteria), Giovanni Pastorino (tastiere) e Martin Grice (fiati), oltre
che da Fabio Zuffanti al basso e voce.
Sette tasselli
importanti per la carriera, ma anche per il Prog Italiano in generale, troppo
spesso relegato al confine dei tempi che furono, invece con “Il Mondo Che Era
Mio” si ha nuovamente l’ennesima prova che il genere è vivo e vegeto. Ben
confezionato in edizione cartonata, registrato con la consapevolezza di rendere
il concerto più tangibile ed un bel poster de “La Quarta Vittima Tour”all’interno
dell’artwork stesso, questo è il sunto del cd.
Sicuramente Fabio
ora è già all’opera in un nuovo progetto, la sua “vulcanicità” non è
sicuramente nuova a nessuno, perchè lui è artista vero, vive della sua musica,
o almeno tenta di farlo con tutte le difficoltà del caso e se ci riesce è solo
grazie a se stesso, alla gavetta, alla bella musica che solo un ascoltatore
disattento può lasciarsi sfuggire.
Da avere e godere!
(MS) lunedì 8 dicembre 2014
The Lunatics: Pink Floyd - Il Fiume Infinito
LIBRO
THE LUNATICS – Pink
Floyd / Il Fiume Infinito
Giunti – 2014
Direte voi: Un altro libro sui Pink Floyd!! Ebbene si, ma
questa volta (come la precedente per i The Lunatics con “Storie E Segreti”), è
gioia per i fans collezionisti più accaniti della band di Cambridge. Gioia
perché gli autori vanno a spulciare minuziosamente la storia della band
passando brano per brano, con la competenza e la passione che solo i più grandi
fans planetari della band hanno.
Chi sono i The Lunatics? Chi meglio di loro possono
descriversi e quindi estrapoliamo dal loro sito la biografia: “ "The Lunatics" è un club virtuale
che raggruppa alcuni tra i più famosi collezionisti italiani dei Pink Floyd.
Il club, ideato nel
2001 da Mr. Pinky, alias Stefano Tarquini, per un continuo scambio di
informazioni dettagliate e approfondite sulla discografia (che poi confluiscono
nel suo sito), è stato potenziato nel 2007 con l'ingresso di amici
collezionisti, i "Lunatics" (Riccardo Verani, Stefano Girolami,
Enrico Nardin), avendo come altro scopo quello di far conoscere meglio il mondo
del vinile a tutti i fans della band. In seguito il club è stato aperto ad
altri tipi di collezionismo - aspetti importanti della cultura "floydiana"
- come i poster, tour programs e memorabilia (con il contributo di Danilo
Steffanina) e ogni tipo di pubblicazione, libri e giornali (con il contributo
di Nino Gatti), coinvolgendo i più importanti collezionisti italiani e
stranieri.”.
Ho avuto la possibilità di conoscerli a Milano in un Pink
Floyd Day e, come dissi a loro, in me nasce una profonda invidia per quello che
possedete e soprattutto per quello che sapete. Anche io sono amante della band
Pink Floyd e proprio per questo mi avvicino ai loro libri con una fiducia
totale, quella fiducia che non solo è ricambiata dal prodotto in analisi, ma
addirittura resto sempre stupito ogni volta che lo leggo. Ne ho letti molti
altri sulla band e anche io (nella mia modestia), pensavo di sapere non dico
tutto, ma tanto…eppure… noto leggendo le righe di “Il Fiume Infinito” che non
conosco quasi niente!
Il titolo è
emblematico, esce in concomitanza con lo storico come back di “The Endless
River” del duo Mason/Gilmour, ovviamente dedicato allo scomparso amico e
tastierista Richard Wright, nel disco presenti anche le sue tastiere immortali.
In parole povere, il disco degli ultimi decenni. Periodo fantastico dunque per
i fans dei Pink Floyd, almeno qui in Italia, dove i The Lunatics hanno colto
nel segno, perché dettagliatamente, anno per anno, ci conducono nel percorso
vitae della band.
Non solo aneddoti o storia all’interno, ma anche ritagli di
interviste ai protagonisti, testimonianze e rivelazioni.
320 pagine e fotografie sono ciò che compongono questo
“fiume infinito” di informazioni, compreso l’ultimo lavoro. Resterete colpiti
dalle nozioni e dai dettagli, come ad esempio il descrivere brano per brano di
chi lo suona, con quali strumenti, la durata, la registrazione e il produttore!
Tengo tuttavia a sottolineare che “Il Fiume Infinito” è anche un libro per
tutti, non certo solo per fans, perché è scritto davvero bene, scorrevole e la
passione che ci mettono è contagiosa, sicuramente una occasione per entrare nel
loro mondo.
Una cartina stradale particolareggiata, non vi perderete
sicuramente, un vademecum per il fans che vuole i particolari…insomma, un libro
che non può mancare se amate la musica! Grazie The Lunatics, grazie di esistere!
(MS)
Jail Underdog
JAIL UNDERDOG - Electric
Countryside
Icore Produzioni
& Toxic Sele Crew
Genere: Garage Rock
Supporto: ep – 2014
Fabriano, cittadina dell’entroterra marchigiano, cela fra i
propri abitanti una nutrita serie di musicisti, questo anche all’insaputa degli
stessi. Infatti le band si prodigano a fare concerti nella zona, esistono anche
possibilità di visione, ma il cittadino del posto non è ricettivo. Per fortuna
il mondo è più vasto, si perché di cultura Rock al riguardo ancora c’è, poca,
ma c’è.
Tutto questo potrebbe far pensare che le band di Fabriano
non sono valide, invece no, nella mia carriera di recensore ho ascoltato e
criticato migliaia di dischi e vi assicuro che qui la media è davvero elevata,
merito forse anche di internet, che a costo zero da la possibilità a chi lo
adopera di farsi una cultura elevata a livello musicale. I tempi cambiano, la
musica pure, il Rock si adegua, in quanto portavoce dei tempi.
Ma veniamo a noi, chi sono questi Jail Underdog? Giacomo
Agostinelli (Voce), Leonardo Home (Chitarra), Alessia Cimarelli (Basso) e Andrea
Pesci (Batteria) compongono il gruppo che si forma nel 2010. Gli stili a cui si
ispirano sono differenti, ogni singolo
elemento ha un proprio backgroud, anche se sono il Blues, l’Hard Rock ed il
Punk i più gettonati. Come gli Iron Maiden con Eddie, i ragazzi marchigiani hanno
una mascotte dal nome Grog ed è un cane quantomeno curioso.
La gavetta c’è, si prodigano, suonano live molto spesso e
questo crea loro un amalgama che comunque già si può apprezzare nelle
incisioni. Nel 2012 si presentano con il demo “Sentenced” e qui lasciano
presagire le potenzialità, tanto che alcuni recensori ne parlano positivamente
in diversi canali mediatici. Tornano oggi con una registrazione migliore e cinque
nuovi brani in questo EP dal titolo “Electric Countryside”.
Apre “Countryside Of Me”, simpatico breve riferimento al
genere americano che sfocia in un vigoroso Hard Rock quantomeno contagioso.
Segue “Carote e Liquori” ed il ritmo sale ancora, la voce di Giacomo
Agostinelli è graffiante, adatta a questo ruvido Hard Rock cantato in inglese.
Un pregio di questo gruppo risiede anche nel fatto che espongono assolo di
strumenti e cambi di ritmo, cosa che nel 90% dei casi di questi giovani gruppi
esordienti, non esiste. Bene fanno, perché spezzano l’ascolto e lo
impreziosiscono, mettendo anche alla luce non solo l’amalgama ma anche la
tecnica che comunque non va sminuita.
Con “El Guero” c’è un attimo stradaiolo e polveroso, accordi
solidi, quei quattro che non ti tradiscono mai e che fanno la base del genere.
Traspare divertimento fra le righe e questo è contagioso. In “Overnight” trapela
anche la NWOBHM, probabilmente vista la giovane età dei componenti non so
quanto voluta, perché sto parlando dei primi anni ’80, tuttavia negli ascolti
della loro vita, volente o nolente ne hanno assorbito nel dna i propri valori. Inevitabili
anche certi riferimenti ai Motorhead, qui evidenti.
Ma è con “Abandon's Trail” che danno il meglio, l’ultimo
brano è notevole, mutevole, ammaliante, caldo e alla fine anche aggressivo. Il
flauto lo impreziosisce e per quello che riguarda il sottoscritto, vi assicuro
che questo pezzo girerà spesso nel mio stereo.
Buona fantasia, le idee ci sono e così funziona, non resta
che perseverare, perché oggi il problema dei musicisti è proprio questo,
sbattere addosso ad un muro di gomma, tuttavia da come ho avuto modo e piacere
di vedere, i Jail Underdog già si divertono a suonare live, tutto quello che
può scaturire in più è solo che ben accetto! Bravi. (MS)
martedì 2 dicembre 2014
IL COMPLEANNO DI PEPPE 2014
FABRIANO PRO MUSICA Presenta: Il Compleanno Di Peppe 2014
Seconda edizione dell'evento "Il Compleanno Di Peppe" a memoria di Peppe Costarelli, noto venditore di strumenti musicali del centro Italia.
Quest'anno anche sorprese....