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venerdì 16 agosto 2013

Banco Del Mutuo Soccorso

BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
  Di Massimo "Max" Salari


Il Progressive Rock Italiano negli anni ’70 ha vissuto il momento di massimo splendore. Mentre l’Inghilterra detta le regole con numerosissime band di elevata caratura come Genesis, King Crimson, Jethro Tull, EL&P, Yes, Pink Floyd, Van Der Graaf Generator e moltissime altre, la nostra beneamata penisola gode di un trittico di band assolutamente degno di nota. Tutte le enciclopedie del Rock e le riviste specializzate ci descrivono Le Orme, la Premiata Forneria Marconi ed il Banco Del Mutuo Soccorso come le più significative forze del Progressive Rock nostrano. Personalmente aggiungerei in fatto di qualità anche i genovesi New Trolls, ma questo è ciò che ci raccontano gli esperti. Ovviamente ci sono altre numerosissime realtà degne di nota, alcuni nomi sono Area, Osanna, i Delirium, Balletto Di Bronzo, Rovescio Della Medaglia, La Locanda Delle Fate e via via tutte quelle band che comunque non hanno goduto di una prolifica discografia. In realtà troppe sono quelle che hanno fatto un disco per poi sparire nell’anonimato, solo per la gioia dei collezionisti di vinile che si contendono gli LP a suon di Euro.
Approfondiamo in questo articolo la band romana Banco Del Mutuo Soccorso, passando attraverso la loro discografia. Prima di iniziare con un cenno storico, mi preme sottolineare il fatto che una volta tanto, stiamo trattando una band Prog con un cantante degno di questo nome. Infatti (escluso rarissimi casi come quello di Demetrio Stratos negli Area e pochi altri) la pecca principale di questo genere nel nostro paese è il canto. Chi non ha nella mente quel simpatico uomo paffuto e barbuto dalla voce melodiosa, particolare ed intensamente interpretativa? Francesco Di Giacomo è una icona di questa squadra di potenti strumentisti, dotati di grande tecnica e di un songwriting fuori della norma. Come tutte le band del genere, un nome non scontato, ecco a voi il Banco del Mutuo Soccorso.

 Le Origini


Vittorio Nocenzi è la mente creatrice di questo gruppo, un tastierista virtuoso che alla giovane età di 17 anni, tenta la strada della musica con l’ausilio di amici e parenti, tutto questo nel lontano 1968. Come si sa il genere Progressive Rock negli anni ’70 è molto sinfonico e tastieristico, per cui anche il fratello Gianni supporta il suono con altre tastiere, mentre la band è completata, nella sua prima formazione , da Mario Achilli (batteria), Fabrizio Falco (basso) e da Gianfranco Coletta (chitarra) che in seguito andrà ad esibirsi nella fortunata band degli Alunni Del Sole. Così strutturati muovono i primi passi e con tre brani editi nella compilation musicale “Sound 70” dai titoli “Vedo Il Telefono”, “La Mia Libertà” e “Padre Francesco”, si fanno notare dal pubblico italiano. In verità non furono incisi solo questi, bensì anche altri, restati inediti. Tuttavia i tre citati troveranno luce soltanto nel 1989 nel disco “Donna Plautilla”.
Galeotta fu la partecipazione nel 1971 al 2° Festival Pop Di Caracalla, infatti in questa manifestazione, Vittorio conosce nuovi artisti dotati di una grande tecnica e in linea con le proprie idee musicali, questi hanno il nome di Marcello Todaro, Francesco Di Giacomo (voce), Renato D'Angelo (basso) e Pierluigi Calderoni (batteria). Il primo proveniente dalla band Fiori Di Campo, mentre i restanti tre dagli Esperienze. A questo punto i tempi sono maturi per virare dal Beat al Progressive Rock, quella musica che tanto cominciava ad andare di moda in quel periodo, con le sue lunghe suite e tanti interventi sinfonici.

Discografia

Il 1972 per il Banco è non solo l’anno dell’effettivo esordio discografico, ma addirittura quello di una clamorosa accoppiata vincente, gli LP “Banco Del Mutuo Soccorso” e “Darwin”. Ma andiamo con ordine:

 BANCO DEL MUTUO SOCCORSO – Ricordi 1972


“BMS” è l’esordio ufficiale, nel quale la band esprime il proprio modo di concepire il Prog, con personalità e molta grinta. I testi scritti da Francesco Di Giacomo assumono una importanza fondamentale, mai scontati e molto vicini alle poesie, anche dal profumo antico. In questo disco si nascondono gemme che ancora oggi la band ripropone inesorabilmente dal vivo, come “R.I.P. (Requisecant In Pace)", "Il Giardino del Mago" e "Metamorfosi". Notevole è il successo della copertina, quel salvadanaio dal quale fuoriesce una lingua di cartone con rappresentati i volti dei componenti della band, come a dire “conservateci con cura e parsimonia, perché noi valiamo”.
Molti addetti ai lavori associano questo artwork a quello rappresentato da Andy Warhol con la famosa banana per i Velvet Underground & Nico di Lou Reed, personalmente non sono d’accordo, non vedo assolutamente parallelismi non solo grafici, ma persino concettuali. Nel disco vige un Prog sinfonico basato sulle tastiere onnipresenti ed un fragore emotivo d’impatto, quello che praticamente è mancato a centinaia di lavori paralleli ad altre band minori, ma se consideriamo che il Banco con questo disco è pure all’esordio, siamo davvero distanti anni luce dalla realtà, quella che ha fatto si che il genere poi rimanga relegato solo a pochi cultori. Inutile poi piangere sul latte versato. Questo disco è un cult, ristampato negli anni a venire in tutte le salse e ovviamente, anche punto di riferimento per molte altre band future, sia italiane che straniere. Notevole la ristampa in doppio cd della Sony “40 Anni” (2012) con inediti dal titolo: “Polifonia”, “Tentazione” e “Padre Nostro”.


 DARWIN! – Ricordi 1972


Con “Darwin !” il BMS crea un concept album, ossia un album a tema. Molta stampa e delle enciclopedie del Rock, relegano questo come il primo concept album italiano Pop. In realtà, quasi un anno prima, alla fine del 1971, i Giganti escono con un album straordinario dal titolo “Terra In Bocca”. Questo è un album riferito alla mafia e a certe vicende della mala, coraggioso e musicalmente parlando sorprendente. Ma torniamo a “Darwin !”, qui si parla dell’uomo e della teoria dell’evoluzione della specie. L’uomo nelle sue debolezze, nella crescita intellettuale, il rapporto con il sentimento dell’amore e tutto quello che si aggira in questo trattato culturale.
Uno sforzo creativo notevole, che si distacca da tutto quello che sta uscendo in Italia in questo periodo e non solo. Brani lunghi e spesso strumentali, come la famosa “Conquista Della Posizione Eretta” con dieci minuti in cui si tenta di spiegare lo sforzo dell’uomo nel poter conquistare la posizione su due gambe. Una musica impegnata, però in alcuni frangenti anche Jazzy, come in “Danza Dei Grandi Rettili”, un break nel concept cervellotico e musicalmente carico di suoni spesso sinfonici. I testi dunque assumono un importanza fondamentale ed il massimo viene raggiunto da Di Giacomo nella stupenda “750.000 anni fa …..L’Amore?”, dove si tenta di descrivere il sentimento che prova l’uomo alla visione di una donna, quel sentimento che valica aldilà del sesso e dell’istinto della conservazione della specie. Il primitivo ha paura nell’esporsi, l’amore si fa campo nel suo cuore e la paura di un rifiuto si presenta concretamente nella propria mente. Qui di seguito il teso di questa canzone, una delle più belle mai realizzate da un gruppo Rock italiano. Considerate poi che tutto si sorregge sulla struttura voce e piano.


Già l'acqua inghiotte il sole
ti danza il seno mentre corri a valle
con il tuo branco ai pozzi
le labbra secche vieni a dissetare
Corpo steso dai larghi fianchi
nell'ombra sto, sto qui a vederti
possederti, si possederti... possederti...

Ed io tengo il respiro
se mi vedessi fuggiresti via
e pianto l'unghie in terra
l'argilla rossa mi nasconde il viso
ma vorrei per un momento stringerti a me
qui sul mio petto
ma non posso fuggiresti fuggiresti via da me
io non posso possederti possederti
io non posso fuggiresti
possederti io non posso...
Anche per una volta sola.

Se fossi mia davvero
di gocce d'acqua vestirei il tuo seno
poi sotto i piedi tuoi
veli di vento e foglie stenderei
Corpo chiaro dai larghi fianchi
ti porterei nei verdi campi e danzerei
sotto la luna danzerei con te.

Lo so la mente vuole
ma il labbro inerte non sa dire niente
si è fatto scuro il cielo
già ti allontani resta ancora a bere
mia davvero ah fosse vero
ma chi son io uno scimmione
senza ragione senza ragione senza ragione
uno scimmione fuggiresti fuggiresti
uno scimmione uno scimmione senza ragione
tu fuggiresti, tu fuggiresti...

E’ nel 1973 che Marcello Todaro lascia la chitarra a Rodolfo Maltese, chitarrista degli Homo Sapiens, ancora oggi nelle file della band e fido amico di Di Giacomo e Nocenzi. La stampa e molta critica ritiene che “Darwin!” sia un passo indietro rispetto all’inatteso e grandioso esordio omonimo, personalmente non paragono i due lavori, in quanto concettualmente e strutturalmente troppo differenti. Ascoltare “Darwin !” è come vedere un film, oppure guardare una galleria di quadri, tutto è concatenato e comunque riconosco l’astrusità dell’ascolto in alcuni passaggi, non troppo commerciali o per meglio dire non convenzionali. Una opera Rock che va ascoltata con attenzione e senza pregiudizi musicali.
Ma è proprio in quest’ anno, il 1973 che la band se ne esce con un album che mette tutti d’accordo:



 IO SONO NATO LIBERO – Ricordi 1973



Il Banco Del Mutuo Soccorso qui giunge alla completa maturazione artistica e per molti questo è il punto massimo raggiunto dalla loro creatività. In realtà anche nel futuro riusciranno a scrivere brani di pregevole caratura, ma qui c’è un sunto continuo, un binario dal quale non si deraglia. Una continuità emotiva che difficilmente riusciranno ad eguagliare. Questa volta non si ha nulla a che invidiare dalle realizzazioni di band straniere, “Io Sono Nato Libero”, ispirato dalle atrocità della guerra mondiale, è un capolavoro sotto tutti gli aspetti, lirici e musicali. Basta ascoltare il brano di apertura “Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico” per capire il sunto di quanto detto. Nei suoi quindici minuti verrete trasportati dai numerosi cambi di tempo, dalla possente voce di Francesco e dalle tastiere di Vittorio Nocenzi.
Il Banco Del Mutuo Soccorso, vive la contestazione degli anni ’70 come molte altre band Pop e Prog ( in quel periodo il termine aveva lo stesso significato), tuttavia pur risultando relegati ad una scena politica di sinistra, i nostri non vanno ad approfondire tematiche politiche in maniera viscerale. Un esempio più efferato sono gli Area, il Banco invece ha saputo seguire i tempi, gli eventi e la politica sempre con una velata ironia, si con partecipazione, ma con moderazione. Gli ideali sono difesi, farsi capire e dialogare con il pubblico è importante e questo la band lo ha saputo fare molto bene, soprattutto durante le numerose esibizioni live. Famose anche le diatribe con dei gruppi di persone organizzate da alcune riviste del tempo, i quali pretendevano la musica dal vivo gratis, senza pagare il biglietto. Lo slogan era “ La musica si sente e non si paga”. Sostenevano che la musica è una cosa impalpabile e che al termine del concerto non si poteva portare via oggettivamente. Ovviamente gli artisti spesso mettevano un prezzo politico, in quanto almeno dovevano riuscire con le spese, ma questo è stato sempre un punto di diatriba, gli anni della contestazione erano questi ed adattarsi non era facile. “Io Sono Nato Libero” è dunque stato un album impegnato socialmente, soprattutto perché colpito anche dagli avvenimenti in Cile (il colpo di stato), i quali davano adito ad argomentazioni sociopolitiche articolate. E qui ritorno al brano “Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico”, scritto proprio per questo motivo. Ricorda Rodolfo Maltese: “ Ci veniva spontaneo interessarci al sociale , ma mai abbiamo sentito la necessità di allinearci forzatamente a certe situazioni.” (tratto da Anni ’70 Generazione Rock di Giordano Casiraghi – Editori Riuniti). Il suono articolato e tecnico di questo lungo brano mette la band alla luce del pubblico anche straniero, quello che poi farà firmare il contratto con la Manticore di Greg Lake (Emerson Lale & Palmer).
C’è nel disco anche una canzone che rilassa, e che fa sognare, da Figli Dei Fiori, quella “Non Mi Rompete” dal ritornello giocoso ed arioso da cantare tutti assieme. Non mancano i richiami alla fortunata formula del “Giardino Del Mago”, ossia un brano complesso, qui degnamente rappresentato da “La Città Sottile”. Questo riporta il Banco in quella dimensione a loro consona e cioè quella della ricerca compositiva, con un cantato a tratti persino recitato. Sempre importante il lavoro delle tastiere per garantire all'ascoltatore un viaggio mentale e per far capire (se ancora ce ne fosse il bisogno) che questa è musica per la mente. Tematiche contro la guerra invece vengono trattate in “Dopo… Niente E’ Più Lo Stesso”. Chiude il disco evidenziando lo spirito giocoso e libero della band “Traccia II”.


  BANCO – Manticore – 1975


Nel 1974 la band lascia la Ricordi e come dicevo in precedenza, sposa la Manticore di Lake, casa discografica appuratamene dedita al Progressive Rock più sinfonico ed articolato del momento ( anche la PFM fa capolino nella scuderia).
Si necessita per il pubblico estero, un cantato in inglese e questo in effetti è il sunto di questo album. Ci sono brani editi come R.I.P." ("Outside"), "Non Mi Rompete"("Leave Me Alone"), "Dopo... Niente E’ Più Lo Stesso" ("Nothing's the Same") e "Metamorfosi" ("Metamorphosis") oltre alla strumentale "Traccia II". Non mancano comunque dei brani inediti, con il titolo "Chorale (from Traccia's Theme)" e "L'albero Del Pane ("The Bread Tree)", un brano stupendo. Nell’insieme nulla di trascendentale, anche se le canzoni sono di grande impatto, il cantato in inglese non sembra adattarsi alla perfezione. Comunque la stampa mondiale accoglie più che positivamente questo quarto disco del Banco, le vendite meno. Parte anche un tour in terra inglese ed americana, ma il successo non è come auspicato. Memorabile invece il concerto di Venezia al Teatro Malibran con degli spettatori di lusso come Greg Lake e Keith Emerson.

 

 GAROFANO ROSSO – Manticore 1976



L’anno successivo il quintetto romano si focalizza sulla stesura di una colonna sonora. Il film si intitola “Garofano Rosso” ed essendo appunto una colonna sonora, manca dell’apporto vocale del leader cantante Di Giacomo. Malgrado questa defezione, il disco è davvero bello ed interessante in numerosi spunti. La matrice Banco è comunque decisamente spiccata, a dimostrazione che la band gode di una profonda personalità. Il film tratta argomentazioni socio politiche ed è girato dal regista Luigi Faccini, ispirato a sua volta dal romanzo di Elio Vittorini. Quello che sorprende con il senno di poi è che la musica è nettamente superiore alla caratura del film, come si dice in gergo, un vero fiasco al botteghino.
Grande musica dicevo, dove le tastiere ricoprono ovviamente il ruolo più importante, mentre la chitarra elettrica lascia più spazio a quella acustica.
La musica è libera di esprimersi, non più limitata dalla struttura canzone-cantato, per cui non ci si sorprende se si incontrano anche momenti più sinfonici come “Suggestioni Di Un Ritorno In Campagna". Un disco che va assolutamente rivalutato, sempre attuale, il tempo sembra non avergli inferto troppi colpi.

COME IN UN ULTIMA CENA – Manticore 1976



Il fans del BMS nel 1976 deve mettere spesso mano al portafoglio, sia per “Garofano Rosso” che per questo album edito anche in lingua inglese (tradotto dal nostro cantautore Angelo Branduardi) per il mercato estero dal titolo “As In A Last Supper” (Manticore). Il disco si occupa di tematiche bibliche, proprio come il titolo suggerisce, mentre potremo notare con il tempo che questo si tratta pure dell’ultimo album del Banco dalle sonorità prettamente sinfoniche ed articolate.
L’album gode di una promozione d’onore, infatti la band parte per una tournèe Europea come supporto ai mitici maestri del genere: i Gentle Giant. Siamo oltre la metà degli anni 70 e la musica Progressive in Italia sta dando i suoi ultimi sussulti, anche per questo la band di Nocenzi mette in disparte la struttura del brano suite, per favorire di più la formula canzone. Brani più brevi ed orecchiabili dunque, come “Il Ragno”, “ E’ Così Buono Giovanni Ma….”, canzoni che restano scolpite a caratteri cubitali nella storia della band, tanto che ancora oggi durante i concerti sono puntualmente esibite.

…..DI TERRA – Ricordi 1978



Il Progressive sta chiudendo i battenti, il Punk e la Discomusic con relative Febbri Del Sabato E Sera, fanno della musica per la mente un boccone unico. Si passa alla musica per il corpo, composta da poche note e tanto divertimento. Ma il Banco non ci sta, almeno per il momento e presenta nel 1978 il suo progetto più ambizioso: “….Di Terra”.
Si ritorna alla Ricordi, in quanto la Manticore subisce la crisi del genere e si inginocchia ai voleri del pubblico.
Questo disco è un altro lavoro completamente strumentale, anche se Di Giacomo partecipa come scrittore dei titoli dei brani. La musica è composta da Vittorio Nocenzi e un orchestra accompagna la band in questo viaggio davvero intricato e sinfonico.
Nel 1975 il Banco viene contattato per scrivere una colonna sonora di un film di fantascienza, ma non se ne fece più nulla a causa della poca serietà dell’entourage. Tuttavia molti pezzi sono stati incisi proprio qui in “….Di Terra”. Questo è un disco da ascoltare con parsimonia, certamente non una pietra miliare, ma ricco di buoni spunti. Ambizioso? Potrebbe essere, comunque una piccola opera Rock in tutti i sensi del termine.


CANTO DI PRIMAVERA – Ricordi 1979


“…La primavera è quella che abbiamo nella nostra testa, non è solo una stagione…” così diceva Di Giacomo nel concerto in Mexico nel 1999. La musica di questo disco è in effetti ariosa, spesso giocosa. Si comincia a prendere le distanze dalle tematiche prettamente sociopolitiche, una musica più leggera comincia a plasmarsi, quasi un adeguamento ai nuovi tempi. Ma attenzione, il disco non è scontato, in esso si aggirano perle di assoluto valore come ad esempio il brano dedicato alla morte dell’amico Demetrio Stratos (Area) “ E Mi Viene Da Pensare”. A questo punto della loro carriera questa è la formazione: Gianni Nocenzi: pianoforte elettrico Yamaha e clarinetto in Mib;
Vittorio Nocenzi: sintetizzatori e tastiere elettroniche;
Rodolfo maltese: chitarre elettriche e acustiche, charango, bouzuky, tromba e corno;
Pieluigi Calderoni: batteria e percussioni;
Gianni Coloiacomo: basso elettrico, senza tasti e a sei corde;
Luigi Cinque: sax soprano, armonica, scacciapensieri mongolo;
George Aghedo: percussioni;
Francesco di Giacomo: voce
Quindi il bassista Renato D’Angelo lascia il gruppo ed il basso a Gianni Colaiacomo.
La canzone “Sono La Bestia” traccia una strada ben definita per il sound della band, cioè scrive la linea strutturale che ritroveremo spesso anche nelle canzoni future del Banco. Si saranno commerciali, ma sempre con una personalità. Infatti è giunto il momento del cambiamento. Nel 1979 si arriva al capolinea del Prog Italiano, per cui il Banco si conceda dagli anni ’70 con un live proprio dal titolo “Capolinea”
Gli anni ’80 (che io definisco gli anni della musica di plastica) sono commerciali, la New Wave detta legge, nascono gruppi come Duran Duran, Spandau Ballet, Depeche Mode, Simple Mind e migliaia e migliaia di altri. La loro musica è energetica, da ballare e tuttavia anche con spunti a volte gradevoli. I tempi sono cambiati e chi non cambia con loro rischia l’inevitabile estinzione. Il Banco è stato così intelligente (come i “cugini” Orme e PFM) da capire che bisognava adattarsi e così vengono alla luce dischi di facile fruibilità come:

 

 URGENTISSIMO – 1980
 BUONE NOTIZIE – 1981
 BANCO – 1983
 …E VIA – 1985

                  

Con “Urgentissimo” cade il “…Del Mutuo Soccorso” in maniera ufficiale ed il suono diventa più Rock. Musica immediata e di durata più breve. Il Banco si concentra sul ritornello, come nella famosa “Paolo Pa’”. Uno dei brani più riusciti è anche “Felice”.
Chi si attendeva un tonfo da parte della band, resterà esterrefatto, in quanto malgrado la virata più commerciale e diretta, i nostri riescono a fare numerose vendite.

 

DONNA PLAUTILLA - 1989


Un silenzio lungo cinque anni, salvo citare il lavoro solista di Francesco Di Giacomo dal titolo “Non Mettere Le Dita Nel Naso”, lasciano a bocca asciutta i fans della band.
Ma al confine degli anni ’90 comincia l’operazione nostalgia nell’intero genere Progressive Rock, sospinto dalle grandi band del Nord Europa, si risveglia l’interesse verso certe sonorità e questo accade anche in Italia. Il Banco esce con questa raccolta di inediti degli anni ’70. Qualcosa si sta muovendo nuovamente.


 DA QUI MESSERE SI DOMINA LA VALLE – 1991
 LA STORIA – 1993
 I GRANDI SUCCESSI -1993

            

Agli inizi degli anni ’90 il Banco sonda il terreno e l’interesse attorno alla loro musica con la realizzazione di diverse raccolte di successi. “Da Qui Messere Si Domina La Valle” è un doppio cd che può risultare interessante, in quanto in esso sono contenuti i primi due album ri-registrati per l’occasione. “La Storia “ è una buona compilation, dove chi non conosce la band potrebbe apprezzare ed incuriosirsi, mentre “I Grandi Successi” rivolge lo sguardo agli ultimi lavori del Banco, diciamo che è la compilation degli anni ’80.

IL 13 – 1994

Finalmente dopo dieci anni esce un nuovo disco da studio dal titolo “il 13”. Questo ha su di se molte aspettative, sia da parte di chi ha apprezzato la discografia degli anni ’70 che quelli che hanno cantato a squarciagola “Moby Dick” o “Paolo Pà”. In effetti gli artisti hanno agito in maniera equa, perché in esso ci sono brani che richiamano sia gli anni ’70 che gli ’80. Contenti tutti o scontenti tutti? La verità sta nel mezzo e le vendite non eccessive lo confermano. Comunque un bel disco.
Negli anni ’90, sulle ali dell’entusiasmo del ritorno del Prog, e’ anche la volta di rimettere in moto la band, per cui il Banco parte per date live, girando mezzo mondo, dal Messico al Giappone fino all’Argentina. Date di successo, e un biglietto da visita per il Progressive Italiano di cui ne dobbiamo andare orgogliosi.


 LE ORIGINI – 1996
ANTOLOGIA – 1996

Ancora due raccolte, la prima è un doppio cd con l’attenzione rivolta agli anni ’70, la seconda è un misto, ma con tutte queste uscite si rischia di saturare l’interesse del vecchio fans, il quale ha bisogno di nuova musica.

NUDO - 1997


Il sound della band si ammorbidisce con soventi interventi acustici ed il pubblico sembra apprezzare oltremodo. E’ dunque il momento giusto per fare uscire un disco con rifacimenti di classici in maniera acustica. Il doppio cd si intitola “Nudo”. Nel primo cd vengono risuonati dei classici con la giunta del brano “Nudo”. Nel secondo cd possiamo apprezzare la band dal vivo nelle ultime performance. Un ottimo disco per tutti gli estimatori sia della band che della buona musica.NO PALCO – 2003
In verità la band di Nocenzi non è più prolifica e malgrado sia attiva al 100%, vive più che altro di vecchie glorie, tuttavia risuonate con maturità ed intelligenza. Esce nel 2003 “No Palco”, ennesimo live album edito per il trentennale della band. E così fino ad oggi, senza mai avere la possibilità di ascoltare nuovo materiale in maniera ufficiale. Ma i nostri artisti sono sempre all’opera, date su date ed il sogno continua. Ora non ci resta veramente che sognare ad occhi aperti un ritorno in studio, magari rivedere quel salvadanaio con la linguetta da tirare con i loro volti di oggi.

SALARI MASSIMO





2 commenti:

  1. Su questo post non posso proprio non intervenire anche perchè stai parlando del mio gruppo italiano preferito.
    Li seguo da quando avevo 14 anni e , tranne proprio per il periodo "di plastica" come dici tu, ho sempre ammirato ed amato il loro modo di essere musicisti e di fare musica. Nel periodo d'oro il loro era il concerto che ogni anno andavo a vedere. Potrei raccontarti della meraviglia che fu anche l'unica esibizione dal vivo del LP "..di terra" con l'orchestra a Villa Ada a Roma (tra l'altro perdonami ma a distanza di anni quel disco, con tutto che non c'è la voce di Francesco che , come le tastiere di Vittorio, è un marchio di fabbrica, lo ritengo di una bellezza crescente nel senso che più lo ascolti e più ti rendi conto di quanto fossero avanti già nel 1978 con le intuizioni questi signori). Poi sono d'accordo con te che ormai nei loro concerti rifanno gran parte del loro repertorio più "anziano" ma ti dico solo questo piccolo aneddoto. Ad uno degli ultimi concerti al quale ho assistito prima di salire loro sul palco è salita un'altra band romana sponsorizzata dal Banco ed anche di una certa notorietà in quel periodo(almeno nella Capitale). Bene questi ragazzotti (non faccio nomi anche perchè ormai si sono sciolti come gruppo) fanno la loro mezz'ora/quaranta minuti di musica si prendono un pò di applausi ed escono di scena. Comincia il Banco; non mi ricordo bene se partono con R.I.P. o con il ragno. Comunque alla fine del brano il mio vicino di posto (mai visto o conosciuto) si gira e in romanesco mi dice: " Aho!! Sò gli stessi strumenti de quelli de' prima ma senti questi che t'hanno tirato fori!! traduzione: Stanno suonando con strumenti che sono uguali a quelli dell'altra band ma senti che musica hanno tirato fuori. Penso ancora oggi, a distanza di tanti anni, che questa sia la più bella recensione di getto per il Banco e per la loro musica.

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  2. Si hai ragione Franz, è una sintesi perfetta di quello che loro sono! "Cosa ti tirano fuori!".... Frase stupenda. Spero che lo speciale in qualche modo ti sia piaciuto e comunque grazie per la tua analisi e testimonianza. Sarebbe bello che altri lettori in gamba come te lasciassero la loro esperienza! Bravo.

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