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lunedì 23 gennaio 2012

Mario Cottarelli

MARIO COTTARELLI – Una Strana Commedia
Crotalo Edizioni Musicali/ LM Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd -2011



Ho avuto il piacere di conoscere, musicalmente parlando, Mario Cottarelli nel 2007 con “Prodigiosa Macchina”, un disco nel quale l’artista polistrumentista di Cremona mette anima e cuore nella musica Progressive Rock italiana in stile anni ’70. Passaggi classici si fondono ad idee fantasiose che appartengono al bagaglio artistico di band quali Goblin o Gentle Giant, solo per fare due nomi.
“Prodigiosa Macchina” era composta da tre lunghe suite, mentre “Una Strana Commedia” da cinque brani di media lunga durata, questa è la prima differenza che salta all’orecchio. La seconda è il miglioramento delle linee vocali, anche se di poco, più profonde ed impegnate.
Apre la title track con i dieci minuti alternati fra filastrocche sonore in stile Gentle Giant e del Prog italiano di antico stampo. Interessante lo strumentale centrale, dove le tastiere riempiono il suono in ogni posto, con deja vu delle mitiche Orme.
Cottarelli ha compreso l’importanza della linea melodica nel Prog, ossia non si perde in logorroiche fughe fine a se stesse, bensì si incanala nel binario della semplice melodia di facile memorizzazione. Soltanto la metrica lirica si incastra difficoltosamente nel tappeto delle sonorità proposte. Bello, profondo ed onirico l’inizio de “L’Occhio Del Ciclone”, un susseguirsi di tastiere che faranno scorrere brividi sulla pelle degli amanti del genere più classico. Più curata l’esecuzione vocale con coralità sopraincise annesse.
Ampi spazi sonori si aprono avanti alla nostra fantasia, la quale si adegua con estrema semplicità grazie soprattutto alle indovinate melodie.
Lo stile di Cottarelli è lineare, segue una logica strutturale ben precisa, con poche variabili, ma in “Corto Circuito” c’è un approccio al ritornello ed al refrain differente, più canzone ed in crescendo per poi sfociare nell’assolo strumentale centrale davvero intrigante e magniloquente.
“Bianca Scia” ritorna al passato, come oramai l’artista ci ha saputo condurre negli ascolti. Un viaggio sonoro ancora una volta enfatico e classicheggiante. Le parti strumentali sono sempre importanti e ben arrangiate, questo va sottolineato.
Chiude la mini suite di dodici minuti “L’Orgoglio Di Arlecchino”, vero sunto della personalità di questo artista, una perla Prog strumentale che starebbe bene anche incastonata nella discografia delle Orme. Il brano migliore dell’album.
Cottarelli è cresciuto rispetto al disco precedente, più sicuro di se e con mezzi migliori, così sembrerebbe all’ascolto.
Ancora una volta l’unico neo è il cantato (e a chi non piace la batteria campionata) anche se è migliorato rispetto al 2007.
Un disco consigliato a tutti gli amanti sia del Prog italiano che delle tastiere in generale, dall’organo al Mellotron fino ad arrivare ai giorni nostri. (MS)

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