Pagine

mercoledì 1 giugno 2011

Michael Kiske

MICHAEL KISKE - Istant Clarity
Frontiers Records
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Heavy Metal
Support: CD - 1996 (2006)



Numerose uscite in questo periodo per l’artista tedesco ex voce degli Helloween. Dopo i Place Vendome ed il lavoro solista in uscita in questi giorni dal titolo “Kiske”, è il momento della ristampa del primo disco solista “Istant Clarity”. Dopo la dipartita dal famoso combo di zucche, Michael decide di prendere un momento di pausa per ricomparire nel mercato musicale nel 1995 come guest vocalist in “Land Of The Free” dei Gamma Ray. Solo poco dopo realizza questo cd con la partecipazione straordinaria di Kai Hansen ed Adrian Smith (Iron Maiden) alle chitarre.
E’ ovvio che le recenti vicende che lo vedono coinvolto nell’ allontanamento dal Metal sono ancora distanti, non a caso la scelta di due chitarristi così altisonanti. C’è dunque Hard Rock fra i solchi e la voce di kiske è emozionante come nei tempi migliori. C’è da chiedersi comunque perché un taglio così netto con il passato, non trovi allo stesso tempo la coerenza di lasciare alle spalle certe canzoni. La risposta in parte la ritroviamo nel cd, una chicca per gli amanti del tedesco, il quale allega ben tre bonus tracks ed un brano registrato per il mercato giapponese dal titolo “A Song Is Just A Moment”. I tre brani inediti hanno i seguenti titoli: “I Don’t Deserte Love”, “Scared Grounds” e “Can’t Tell”. Potrebbe in definitiva sembrare una mossa commerciale questa della Frontiers, ma “Istant Clarity” è così gradevole che sarebbe stato un peccato lasciarlo nel dimenticatoio, da qui il consenso viene spontaneo. Davvero bella “Be True To Yourself”, ma per giungere verso il Metal bisogna attendere “The Calling”, molto Iron Maiden style. Più anonima “Somebody Somewhere”, mentre ottima è la semiballata “Burned Out”. Ancora Iron Maiden con “New Horizons” e qualche influenza Giunge in “Hunted”. C’è molto sentimento in “Always” e “Thanx A Lot !”, a parte l’assolo di chitarra, è francamente imbarazzante.
Gli spunti più interessanti arrivano da qui a venire solamente dalle bonus tracks, tutte gradevoli e rivolte verso il Pop melodioco, come le sue ultime realizzazioni. Null’altro da dire se non da sottolineare la buona produzione sonora, per il resto la scelta ora spetta a voi. MS


MICHAEL KISKE - Kiske
Frontiers Records
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Pop Rock
Support: CD - 2006




Davvero un destino beffardo questo di Michael Kiske, stampato come un tatuaggio sulla pelle ha nel proprio curriculum quel “Keeper Of The Seventh Keys” Pt.II” che inevitabilmente gli segnerà tutta la carriera. Malgrado lui stia facendo il possibile per distaccarsi dal Metal e dagli Helloween in primis, la stampa non riesce proprio a fare altro che rovistare nell’ambito. Michael ha legato la sua bellissima voce ad un opera Metal troppo importante ed è per questo che non riesce a scrollarsi di dosso questo macigno.
Chi con il precedente Place Vendome vedeva tutte le premesse per un ritorno almeno all’Hard Rock, all’ascolto di “Kiske” rimarrà certamente deluso. La strada del Pop è intrapresa, già all’ascolto di “Fed By Stones” è chiara la matrice sonora. Il pezzo è di per se elementare, acustico e scivola via come un bicchiere d’acqua. In “All Solutions” il songwriting è più maturo, comunque poca cosa rispetto a molto altro Pop. Le parti di chitarra solista sono affidate a Sandro Giampietro, mentre la batteria ed il basso a Karsten Nagel e Fontane Burnett. Già meglio con “Knew I Would”pur sempre restando in sintonia con il precedente brano. Più intimistico “Kings Fall”, delicato come la copertina del disco dal quale fuoriesce tutto l’amore di Kiske per queste sonorità. Questo cd è dunque un piacere per alcuni ed una tortura per altri, da sottolineare la volontà di cambiare e di voler fare qualcosa di diverso da parte di un artista che non ha, a questo punto, che da perdere nel cambio repentino di carriera. L’ascolto continua con “Hearts Are Free”, quasi stancamente, non tanto per quanto detto sin d’ora, ma per un songwriting francamente troppo debole. Meglio in “The King Of It All” dove almeno la voce fa capolino in certe altezze a noi care. “Sing My Song” e “Truly” sono leggere come l’aria, mentre è con “Painted” e certe sonorità Oasis che Kiske ci strappa il consenso. Si chiude con la buona “Sad As The World” e “Slently Craving”.
Personalmente guardo il lavoro solamente sotto l’ottica artistica e vedo alti e bassi, molti lati da smussare, se si vuole entrare a pieno merito nell’intricato mondo del Pop Rock. Per il resto nutro molto rispetto per un artista che ha saputo mettersi in discussione solo per il piacere di fare ciò in cui crede, oggi quando mai? MS



MICHAEL KISKE - Past in Different Ways
Frontiers Records
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Heavy Metal
Support: CD - 2008



Mi è capitato di recensire il grande vocalist Michael Kiske in diverse situazioni, con i leggendari Helloween, con i Place Vendome e in una miriade di collaborazioni , fra le quali ricordo il progetto Avantasia ed i Gamma Ray. Chi lo segue da sempre sa benissimo che la sua ugola , specialmente negli Helloween, volava alta, poi una sterzata stilistica che si allontana dal Power Metal, forse un po’ troppo insipida, comunque onesta e professionale. Oggi lo ritroviamo dopo due anni dal recente album solista dal titolo “Past In Different Ways” con “Amanda”, quarto album se andiamo ad escludere i due EP del 1996. Un ritorno verso certi passaggi che hanno fatto la sua fortuna e quella delle band a cui ha partecipato. Certamente la classe e la professionalità dell’artista qui cresce, anche grazie all’esperienza data dal tempo, dalle passate prestazioni, per cui tutto questo si va a ripercuotere anche nella scrittura delle canzoni.
Ecco dunque ascoltare sin dall’iniziale “Nothing Left To Say” una specie di sunto della carriera, un mix di dritte e buoni assolo, messi al punto giusto nel momento giusto. Michael, assieme ad Amanda Somerville rapiscono l’ascolto con una ballata bellissima e profondamente intimistica dal titolo “Silence”, mostrando il lato più morbido dell’artista. Poi si torna ad ascoltare schegge di passato anche in “If I Had A Wish”, è chiaro che l’artista cerca di accontentare tutti i fans sia degli anni andati che i più recenti. La collaborazione vocale con Amanda si presenta in tutto il disco, anche nei pezzi più potenti, come in “Arise”, ma riesce meglio nelle ballate o semi ballate, ad esempio in “ End Of The Road”. Kiske si circonda di ottimi strumentisti, Mat Sinner al basso, Magnus Karlsson alla chitarra e tastiere, Sander Gommans alla chitarra, Martin Schmidt edRamy Ali alla batteria e Jimmy Kresic alle tastiere. Il disco è variegato nell’alternanza dei volumi, brani potenti si alternano spesso ad altri più pacati, bellissimo anche “One Night Burning” a testimonianza che le ballate sono sempre state il forte degli artisti tedeschi, come ad esempio per i Scorpions o i primi Accept. Per il resto tanta adrenalina e musica composta con eleganza e professionalità.
“Amanda” in definitiva è un buon disco, non un capolavoro, ma presenta a noi un artista che sa il proprio fatto e che il tempo sembra solamente averlo maturato in saggezza. Io fossi in voi un ascolto lo darei. MS

Nessun commento:

Posta un commento