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lunedì 28 ottobre 2013

Black Bonzo

BLACK BONZO - Sound of the Apocalypse
Laser's Edge

Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog
Support: CD - 2007



Oramai è appurato, il progressive Rock e la Svezia hanno un feeling eccezionale! Non è più un fatto casuale che queste fredde lande ci propinano lavori di insospettata levatura. I Black Bonzo non sono i nuovi redentori, si intende, ma gia dal formidabile debutto “Lady Of The Light” hanno messo da subito le cose in chiaro. Il loro credo musicale è alquanto variegato, non si soffermano ad uno stile preciso,ma vanno a pescare un poco ovunque, dai Camel agli yes, Urriah Heep, Gientle Giant e qualcosa di acustico riguardante i Jethro Tull. Il risultato è fortemente personale e d’impatto, anche se inevitabilmente gli anni ’70 appaiono a noi in tutto il loro fervore.
Le tastiere di Nicklas Ahlund ricoprono un ruolo importante e le ritroviamo felicemente grazie all’Hammond, il C3, il Moog ed il Roland Juno, gioia per tutti i progsters. Il cantato di Magnos Lindgreen è buono, così la chitarra di Joakim Karlsson che a volte richiama curiosamente quella di Bryan May dei Queen. Più di un ora di sballo sonoro, ad iniziare da “Thorns Upon A Crow”, canzone Rock dal forte impatto. Nella successiva “Giant Games” si scontrano The Flower Kings con Spock’s Beard periodo N. Morse e Gentle Giant, lascio immaginare a voi quello che può essere, uno dei momenti più riusciti del cd. “Yesterday’s Friends” è un ascensore nel tempo, si scende al piano anni ’70, brividi sulla pelle per coloro che il periodo ha significato qualcosa di più che una semplice adolescenza. La registrazione ha il gusto di proporre i suoni in maniera datata , donando all’ascolto quel timbro di autenticità che nei prodotti di oggi generalmente non ti ascolti. “The Well” ha un incedere decisamente più commerciale e ricorda oltre che gli Urriah Heep, anche i primi Queen. Nella breve “Intermission-Revelation Song” si grida quasi al plagio nei confronti dei Jethro Tull anni ’60 e non solo per l’uso del flauto. “Ageless Door” prosegue il discorso di “Thorns Upon A Crow” e mette in evidenza il perfetto affiatamento della band. Buona anche “Iscariot”, più Rock, Gentle Giant style, con piccole schegge di Kaipa. Ma la perla è celata alla fine, in “Sound Of The Apocalypse”, semi suite di tredici minuti, dove il Prog Rock si manifesta in tutto il suo splendore. Immaginate di unire i Pink Floyd con i Soft Machine, un connubio straordinario di emozioni in crescendo. Nel mio demo a disposizione godo anche di due bonus track, gradevoli, ma non al livello del cd.
E’ inutile tergiversare, i paesi scandinavi oggi hanno in mano lo scettro di imperatori del Prog, cosa dire anche dei Magic Pie, dei Strangefish, The Flowers King, insomma giù il cappello, ora passano i Black Bonzo e chi non li ascolta non sa cosa si perde. Bravissimi. MS


2 commenti:

  1. Vero Marco, piace molto anche a me. Una band che non deve mancare nella mia discografia.

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