RADIOHEAD - OK Computer
Parlophone
Genere: Rock
Support: CD - 1997
Anche un modesto Blog come il mio certi capolavori non deve ignorarli, se poi sono i Radiohead a comporli, la manchevolezza assumerebbe connotati esagerati. Pescare dalla loro qualitativa discografia è un compito quantomeno velleitario, ma inevitabile, quasi è meglio fare la conta come quando si gioca da bambini.
Personalmente sono attaccato a molti dei loro lavori, ma “Ok Computer” ritengo che goda di una vita propria rispetto agli altri. Tutto gira alla perfezione , il Rock disturbato riesce a scavare dentro, un malessere che a volte riesce ad affiorare, a differenza di molti altri dischi della band. Un viaggio unico, composto da tasselli umorali che intersecano perfettamente fra di loro, formando in conclusione un puzzle futuristico dove androidi ed alieni si scontrano in ambientazioni bizzarramente fantasiose e psicologicamente introverse. Si, il disco lavora nella mente, la nostra, la graffia e la conduce in stanze dove accadono strane cose.
“Airbeg” apre il concept ed è uno dei momenti più Rock che ci attendono, assieme a “Climbing Up The Walls”. La successiva “Paranoid Android” è un successo planetario, chi non ricorda il video a cartoni animati dove un bambino fugge, vive una storia malsana, con episodi al limite del grottesco per poi rifugiarsi sopra un lampione? Ecco, questo è il senso della musica dei Radiohead, malessere intriso di improvvisa rabbia, quasi uno scatto incontrollato, intriso di malinconica melodia, quella che sa anche strappare lacrime. Suoni fluttuanti, sognanti e spaziali, quelli successivamente usati anche dai Porcupine Tree in “Subterranean Homesick Alien”. La malinconia diventa disperazione in “Exit Music (For A Film)”, alla fine del brano anche gridata, con tutta la forza dalla meravigliosa voce del leader chitarrista Thom Yorke , interprete di rara brillantezza. Il Mellotron dona al brano profondità ed oscurità, proprio come i maestri del Progressive King Crimson seppero fare nel lontano 1969. Certe sonorità vengono emulate da molti altri gruppi a venire, anche di successo, come ad esempio i Muse, ma certi livelli non si possono raggiungere così a caso. Il brano più famoso del disco si intitola “Karma Police”, a detta di molti uno dei più belli della loro carriera e se non lo avete presente provate a ricordare quel video dove l’inquadratura di un muso di macchina rincorre lentamente una persona che fugge a piedi . Altro pezzo da novanta ed ennesimo estratto dall’album è “No Surprises”, con quel refrain fanciullesco ed accattivante allo stesso momento, un altro tassello di malinconia. Si scava, si scava ancora più a fondo ed il lavoro prosegue con l’addolorata “Lucky” e si conclude con enfasi, come meglio non si potrebbe con “The Tourist”.
Alla fine dell’ascolto si è colti da appagamento, una sensazione che sfinisce, come una lunga corsa, una notte sfrenata di sesso, un orgasmo sonoro di quelli che non ti scordi più nella vita. Francamente mi resta difficile pensare che ci siano persone che possano rimanere indifferenti a cotanto ascolto, per carità, i gusti musicali di ognuno di noi sono imprescindibili, ma quando la musica è arte, beh, allora non ci sono gusti che reggano, c’è solo da ascoltare e cercare di capire.
I Radiohead sono per certi versi un gruppo alternativo coraggioso, che osa esplorare nuove strade del rock e non è sbagliato l’accostamento con i Pink Floyd, sono quelli che allora mi hanno dato lo stesso motivo per amarli. Che siano più Progressive loro che migliaia di altri gruppi odierni? Finalmente una recensione dove posso gridarlo: Capolavoro! MS
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