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martedì 31 gennaio 2012

Museo Rosenbach

MUSEO ROSENBACH - Zarathustra
Ricordi

Distribuzione italiana: si
Genere: Prog
Support: Lp 1972 - CD



“L’uomo museo è lavaggio del cervello, utopia e falsità… Il museo è aperto a tutti i secoli ed a tutte le illusioni, ma non è mai” Queste sono le parole che presentano questo unico disco dei Museo Rosenbach, ennesima band italiana mordi e fuggi del panorama Progressive Italiano. E’ intrinseco il fatto di non voler essere conformisti, il quintetto di Bordighera non vuole l’oggettiva standardizzazione del proprio essere. Il problema è che nei primi anni ’70 non la voleva nessuno. Con l’attenzione rivolta verso l’Inghilterra, le nostre band cercarono di estrapolare il meglio da quanto ascoltato oltre confine e di amalgamare il tutto con la propria mediterraneità. Inutile citare band come PFM, o Banco Del Mutuo Soccorso, le mitiche ORME o i “sovversivi” Area, ottime portabandiera di questo pensiero, sono sicuro che le conoscete gia. Il successo è quindi dietro l’angolo, perché la gente segue il movimento Rock, il Progressive è comunque mediatico di approfondimento culturale, una musica che fa pensare, riflettere e spesso associata ad una certa flangia politica. Si contesta in quegli anni, la strage di Piazza Fontana ha fatto da miccia a questo susseguirsi di band di sinistra, anche se a molte di loro non interessa veramente la politica, ma solamente di suonare. Tuttavia il panorama che si prospetta è questo, volenti o nolenti. I Museo Rosenbach hanno avuto una storia differente, a causa della copertina composta come un puzzle da immagini varie, sono stati schedati come gruppo di destra, a causa della piccola foto del volto di Mussolini. Chi segue il genere li relega immediatamente in questo contesto politico, quasi ghettizzandoli, anche a torto, perché in verità la musica, che è arte, non è ne di destra ne di sinistra.
La carriera del quintetto inizia nel 1972, come spalla a band come Delirium o Ricchi E Poveri, i testi composti sono di non semplice assimilazione, in quanto ispirati ed estrapolati da classici della letteratura come quelli di Friedrich Nietzsche. Ovviamente la musica si adegua a questo pensiero, rappresentando al meglio il movimento mentale della proposta. Si parla dell’Uomo dunque e in maniera filosofica, mentre la musica propinataci è un Rock sinfonico, adiacente allo stile Banco Del Mutuo Soccorso, con tastiere ovviamente in evidenza. Il lavoro principe lo svolge dunque Pit Corradi, mentre le chitarre di Enzo Merogno comunicano alla grande con la ritmica composta da Alberto Moreno (basso) e da Giancarlo Golzi (batteria) , pur sganciandosi di tanto in tanto in buoni assolo. La voce è quella di Stefano Galifi, soprannominato Lupo.
La band si scioglie quasi subito per i motivi di cui sopra, la gente non assegna loro la giusta attenzione, solo nel 2000 Giancarlo Golzi, poi anche batterista dei più fortunati Matia Bazar, riforma il Museo e produce un disco dal titolo “Exit”, ma è tutta un'altra storia.”Zarathustra” è consigliato a chi si vuole fare un idea di quali erano le cosiddette band minori del Pop italiano degli anni ’70, mentalmente più Heavy loro che 1000 band Metal di oggi. Storici MS


4 commenti:

  1. Uno dei lavori più belli e cerebrali usciti nei fervidi anni '70.Musica colta,per la mente,trame musicali complesse e testi di non facile lettura fanno di quest'opera un must.Il problema fu proprio quello da te evidenziato:il presunto schieramento a destra del gruppo.Giustamente l'arte non ha colore poltico ma in quegli anni il solo sentore di uno schieramento a destra poteva costare il successo e la carriera.E fu così per questo gruppo di talento e quest'album straordinario.Forse si trattava di estremismi esagerati ma in questi tempi di esasperato qualunquismo,forse un pò di nostalgia fa capolino in me.Ciao.Salvatore

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  2. Sottoscrivo tutto carissimo....
    ;-)
    L'arte non ha colore politico e dici bene, però negli anni '70 se non eri di una certa area, era difficile che ti facevano finire un concerto. La bomba di piazza Fontana ha smosso molti individui...una storia lunga e contorta,comunque l'arte non si deve andare ad impelagare troppo nella politica, questo è vero, ma il Rock di per se è sempre stato un movimento di protesta. Per cui diciamo che i Museo sono usciti con la loro spettacolare musica nel momento sbagliato. Ci sono artisti che non vengono capiti al momento perchè troppo avanti (Gentle Giant)ed altri evitati per certe simbologie, l'importante è capire nel tempo il loro valore e noi lo facciamo! Ciao Salvatore è per me sempre un piacere poterti leggere!

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  3. Il fatto di utilizzare come tema una filosofia allora ancora, purtroppo, fraintesa li ha penalizzati ancor di più; ancora non si sapeva molto sui presunti cambiamenti e modifiche fatte dalla sorella di Nietzsche nei suoi scritti..
    Ad ogni modo sono ancora qui e torneranno, perché il Museo Rosenbach non ha mai smesso di lavorare per il futuro.
    Un saluto a tutti quanti dall' Ultimo Uomo.

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  4. Il Museo è e sempre sarà! Il pensiero non muore mai, la voglia di essere e di dimostrare che si esiste, essendo consapevoli del proprio "io", è prerogativa soltanto dei grandi. Ciao...Ultimo Uomo!

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