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domenica 7 novembre 2010

Intervista al mio amico e collaboratore Giancarlo Bolther

Sara' il 7 Novembre a Bologna. Il suo sito punta sulla velocita' di consultazione, serieta' dei contenuti ed austerita' nella presentazione, influenzato in questo dall’estetica dark: adora i Blue Oyster Cult, Iron Maiden, Tygers of Pan Tang!

Eccolo tra Atomic Rooster e Blue Oyster Cult! Orgogliosamente indica la maglietta dedicata agli Iron Maiden da lui realizzata all'eta' di 17 anni, cosi' come si legge nell'intervista che ci ha concesso....

Bentrovato a Giancarlo Bolther: come ami definirti e... perche'?
Per prima cosa vi ringrazio di aver pensato a questa intervista, che mi ha piacevolmente sorpreso. Io in genere “non amo definirmi”, però non voglio sfuggire alla tua domanda e per sintetizzare posso dire di essere un appassionato di musica, ma sono anche un amante dell’arte in senso ampio, una persona tendenzialmente curiosa ed ottimista. Non credo di essere un “giornalista musicale”, perché ho un concetto molto alto di giornalismo, cerco però nel mio piccolo di fare informazione. Una volta il chitarrista Dario Pinelli mi aveva fatto un complimento che mi aveva veramente emozionato, mi disse... tu sei un ascoltatore di musica...! Ecco, se proprio devo definirmi allora vorrei usare le parole di Dario. Una delle motivazioni più forti che mi hanno spinto a scrivere di musica era il desiderio di condividere con altri le mie passioni musicali, non volevo che il mio consumo di musica fosse una cosa privata ed egoistica, sentivo il bisogno di trasformare la mia passione in un servizio. Ho scoperto quasi per caso di saper comunicare delle emozioni tramite la carta stampata e dopo averlo scoperto ho capito che avevo trovato qualcosa di veramente bello, che valeva la pena di essere portato avanti.

Sei cresciuto tra Cremona e Mantova, ma Bolther e' un cognome italiano?
No, Bolther ovviamente non è italiano, ma sembra che la mia famiglia risieda in Italia da oltre tre secoli, probabilmente siamo arrivati coi lanzichenecchi e poi abbiamo deciso di fermarci, del resto sono molti i soldati di ventura stranieri che si sono stabiliti nel nostro “Bel” paese, si pensi ad esempio agli Scotti, che erano appunto dei soldati scozzesi che si erano stabiliti principalmente nel cremonese. Però non si sa bene quale sia l’origine certa del mio cognome, le ricerche indicano una provenienza variabile tra l’Austria e la Polonia, mentre come cognome è diffuso in Danimarca, ma non ho parentele estere.

Ma e' vero che i tuoi compagni di scuola si ricordano di te, perche' eri l'unico che indossava t-shirt metallare?
Spero si ricordino di me anche per altre cose… ma è verissimo, alle superiori ero l’unico metallaro su circa 300 scolari, erano i primi anni ’80 e nella mia zona il metal non lo ascoltava ancora nessuno. Venivo anche preso in giro parecchio per questo, poi potete solo immaginare la faccia di certi insegnanti, non proprio giovanissimi, davanti ad Eddie dei Maiden (l’immagine era quella della copertina del singolo Purgatory con Eddie mezzo diavolo) o davanti al logo sanguinante dei Black Sabbath, con enorme teschio bianco maligno… Poi all’epoca mi disegnavo io le magliette, perché era impossibile trovarle, ne avevo fatta una che sul davanti raffigurava la cover di The Number of the Beast e Killers dietro, in un certo senso ero diventato famoso nella mia zona. Oggi, quando vado nelle scuole a parlare ai ragazzi di musica, mi trovo di fronte ad una platea molto diversa, dove sono diventati minoranza i ragazzi che nell’abbigliamento non seguono mode musicali. Ma la cosa più bella mi è accaduta un paio di anni fa ad un pranzo coi vecchi compagni di scuola. Uno di quelli che mi derideva di più mi ha raccontato che un giorno suo figlio era arrivato a casa tutto entusiasta con un disco degli Iron Maiden appena “scoperti” e gli sono subito venuto in mente, allora un terzo compagno ha commentato la cosa con una frase laconica del tipo ...bisogna ammettere che Giancarlo è stato molto lungimirante in gusti musicali. È stata davvero una bella rivincita.

Hai seguito i recenti tour dei Tygers of Pan Tang, uno dei gruppi che hai amato di piu' in gioventu'? Lo sai che ci canta ora un italiano?
Come no e ne sono veramente fiero, come italiano e come amico personale di Jacopo Meille. Devi sapere che Jacopo per un breve periodo, prima di approdare alla carta stampata, ha collaborato con Rock Impressions ed è molto bravo anche come scrittore. Come cantante poi i riconoscimenti che ha ricevuto parlano da soli. Lo stimo veramente e sono molto felice per lui.

Usando la macchina del tempo ci trasferiamo nello spazio e saltelliamo da una epoca all'altra: dove avresti voluto vivere? Ed in quale epoca?
Da un punto di vista storico mi piacerebbe moltissimo poter vedere le grandi città dell’antichità classica in tutto il loro splendore, in particolare Roma, Atene e le città egizie, ma anche quelle dei Maya e Angkor Wat, sono tutti posti che vorrei visitare con una time machine. Da un punto di vista musicale sono tanti i periodi che vorrei vivere in prima persona… avrei voluto essere presente alla nascita del rock in America, ho recentemente visto un film biografico su Johnny Cash e mi è venuto il magone, poi avrei voluto vivere nell’Inghilterra dei primi anni sessanta, insieme a Who, Beatles, Rolling Stones, Kinks, Animals e avrei voluto vivere tutta la scena garage con Music Machine in testa. E ancora mi piacerebbe moltissimo poter assistere ad un concerto di Hendrix e partecipare a Woodstock. Poi ancora vorrei far parte di una band sperimentale negli anni ’80, qualcosa come i Bauhaus. Insomma, con una macchina del tempo avrei davvero modo di divertimi.

Giancarlo Bolther uomo e Giancarlo Bolther comunicatore: riescono le due realta' a convivere? Come passi il tuo tempo libero?
Tempo libero? Cos’è? Bisogna intendersi su cosa sia il tempo libero, a volte credo che non esista nemmeno. Battute a parte cerco di spiegarmi meglio. Se il tempo libero vuol dire tempo in cui non sai cosa fare, allora non ne ho, se vuol dire ...stasera sono libero di uscire con gli amici... di sicuro faccio molta fatica a trovarlo, ma quando posso organizzo cene con loro e creo le occasioni per incontrarci. Per me il tempo libero non è nemmeno “fare quello che si vuole”. Per me questo è un concetto ingannevole, non voglio negare l’importanza di dedicare tempo a se stessi, ma vorrei ribaltare il concetto di “tempo libero”. Credo che esista il tempo speso bene e il tempo speso male, generalmente si intende tempo speso bene quello speso per se stessi, a me invece piace di più pensare che il tempo speso bene sia quello speso per gli altri. Per me il tempo speso per gli altri è tempo che “libera” la persona, anche se questo comporta spesso sacrifici. Dedicare tempo alle passioni è molto impegnativo, ma se è vissuto per gli altri e non in modo egoistico, è sempre occasione di crescita. Le passioni vissute in modo egoistico invece “schiavizzano” le persone, le passioni vissute a servizio degli altri “liberano”. Sembra un paradosso, ma ti posso assicurare che funziona davvero, lo sperimento quotidianamente, basta provare. La nostra libertà cresce in misura in cui siamo capaci di far crescere chi ci sta attorno. Non è vera libertà fare solo quello che si vuole, questa è una mera illusione, che col tempo porta a delusioni piuttosto forti.

Vediamo di incontrarci fra un mese, un anno, cinque ed anche 10: cosa avra' fatto Giancarlo Bolther entro queste scadenze?
Il mio motto è ...La vita è piena di sorprese e non sono tutte brutte! Vivendo con questo spirito mi aspetto di avere incontri ed occasioni che sapranno ancora sorprendermi e stupirmi. Devo dire che negli anni queste non sono mancate, per cui sono sicuro che ce ne saranno altre. Tra un mese è molto probabile che abbia fatto più o meno le solite cose, anche se spero sempre di vedere qualche bel concerto, cè una giornata, il 7 novembre a Bologna tutta dedicata alla NWOBHM che non vorrei perdere e spero di potervi partecipare. Poi ci sono in cantiere alcuni progetti che vorrei veder realizzati entro l’anno, ci sono delle collaborazioni interessanti che possono partire, ma per scaramanzia non voglio anticipare nulla. Cinque e dieci anni sono scadenze davvero lunghe (anche se purtroppo gli anni passano molto in fretta), non mi sento di fare previsioni a così lungo termine, ma credo di poter dire che mi occuperò ancora di musica in qualche modo, magari con nuove modalità, ma spero con lo stesso entusiasmo di sempre.

Qual'e' il tuo rapporto con la tecnologia' Cosa sopporti di queste cose moderne?
Dirigo il sito web Rock Impressions, ho un profilo su MySpace, due profili su Facebook, insomma cerco di tenermi aggiornato, a me le nuove tecnologie piacciono, certo sento un discreto divario generazionale coi cosidetti nati digitali e amo ancora molto certi strumenti analogici. Ma le nuove tecnologie hanno portato ad un massiccio ampliamento delle possibilità in molti campi. Ad esempio come collezionista di dischi sono riuscito a trovare dei titoli che ormai non pensavo più di poter avere, se non pagando cifre proibitive, poi sono entrato in contatto diretto con tantissimi artisti di tutto il mondo ed è davvero entusiasmante, pensa che ho fatto incontrare un chitarrista di New York con un tastierista californiano, sono diventati molto amici ed hanno composto una canzone insieme. Questa stessa intervista in un certo senso è frutto di tutto questo… Invec e non sopporto la musica downlodata... gli mp3, anche se sono convinto che possano essere una risorsa molto utile se usati bene. Faccio un esempio pratico, una volta un amico mi aveva fatto una cassetta “pirata” di un disco, mi sono innamorato di quell’artista e ora ho quasi tutta la sua discografia originale. Quindi uno strumento usato in modo “illegale” ha permesso la diffusione legale della musica. Una cosa che non mi piace è pensare che ci possa essere gente che chatta alle due di notte con uno che sta a 8.000 km di distanza e magari non riesce a scambiare due parole col vicino di casa, questo lo trovo disumano. Ci sono aspetti positivi e negativi come in tutte le cose, ma credo che dobbiamo ancora imparare ad usare bene quello che abbiamo. Stiamo vivendo l’inizio di una nuova e vertiginosa rivoluzione culturale e non ha senso avere nostalgia del passato o paura del futuro.
Un aspetto negativo invece, che sembra almeno in parte legato alle nuove tecnologie, riguarda i musicisti, negli anni a cavallo fra i ’60 e i ’70 dovevano sperimentare nuovi suoni, provare e riprovare, spendere grandi energie per fare un disco, mentre adesso ci sono mille diavolerie elettroniche che mettono a disposizione dei musicisti una infinità di suoni diversi preconfezionati, senza dover fare nessuna fatica e si può fare un disco stando comodamente seduti a casa propria, ma paradossalmente la capacità creativa e innovativa sembra essere diminuita drasticamente: non credo sia solo colpa delle nuove tecnologie. Infine, immagino che Internet, se usato bene, possa portare ad una maggiore democrazia (parlo sempre a livello musicale) e ridurre in qualche misura l’influenza dei grandi gruppi di potere sui consumatori finali, le potenzialità ci sono, il passaparola funziona ancora molto bene, ne sono un caso lampante i romani Belladonna, ma forse è solo un’utopia e sto solo sognando un mondo migliore.

Cosa non va nel mondo musicale italiano? Da dove cominceresti a cambiare?
Domandona… sono talmente tante le cose da cambiare… in Italia siamo molto provinciali e musicalmente poco competenti, andiamo in massa ai mega concerti evento (su questo ci sarebbe molto da discutere) e ignoriamo band dall’importanza storica, che vengono a suonare nel nostro paese davanti a poche decine di ascoltatori, una cosa davvero desolante ed umiliante. Per non parlare poi della scena underground, che è troppo poco sostenuta. Ciononostante abbiamo una creatività invidiabile, i nostri artisti sono spesso molto ispirati ed apprezzati, la cultura del nostro paese ha molto da dare al mondo della musica. Io credo che non dobbiamo inseguire i modelli stranieri, ma che dobbiamo cercare delle vie mediterranee al rock. Prendi per esempio il Jazz, è nato e cresciuto in America, ma uno degli artisti jazz più innovativi e rivoluzionari di sempre è stato Django Reinhardt (di cui ricorre il centenario della nascita proprio quest’anno), un artista sinti (uno zingaro), che ha unito la musica tzigana al jazz ed ha creato il Jazz Manouche detto anche Gypsy Jazz, un genere musicale fantastico ed ammirato in tutto il mondo.
Poi c’è il modello svedese a cui sarebbe molto bello potersi ispirare, anche se temo che in Italia sia quasi impossibile da proporre. Sapete cosa fanno in Svezia? Qualcuno parla già del miracolo musicale svedese, personalmente ho constatato in questi ultimi venti anni come sia felicemente produttiva la scena musicale di quel paese, in tutti i generi musicali, dal prog più raffinato, al metal più estremo, al pop melodico più commerciale, alle sperimentazioni post rock, la Svezia primeggia in modo massiccio. Sicuramente si tratta di un fenomeno complesso, ma intanto l’educazione musicale è ritenuta fondamentale, ci sono borse di studio governative per chi fa corsi di apprendimento di uno strumento musicale, finanziamenti agevolati per la realizzazione e l’utilizzo di sale prove, suonare in una band è visto come risorsa culturale, ma anche economica, perché i cd esportati poi pesano molto favorevolmente sulla bilancia commerciale. Sono idee così utopiche? Non lo so, però funzionano.

Quali sono stati gli artisti che hai amato di piu' in gioventu'? Quali quelli che segui ora?
Di artisti ne ho amati davvero tanti, un nome su tutti è quello dei Blue Oyster Cult, una band che ha segnato profondamente la mia crescita e che amo ancora moltissimo, mentre gli Iron Maiden sono stati il primo gruppo straniero di cui mi sono innamorato. Poi sono arrivati i Black Sabbath, i Boston, i Bauhaus, gli U2, i Lords of the New Church, i Barracudas, i Big Country, i Living Colour… non posso davvero citarli tutti. Fra gli artisti italiani il primo amore è stato Umberto Tozzi, ero bambino, poi sono stato folgorato da Vasco di Siamo Solo Noi e poi ancora ho ammirato molto Enrico Ruggeri con cui ho potuto instaurare un bel rapporto di amicizia, mentre nell’underground il nome a cui sono maggiormente legato è quello di Paolo Catena. Comunque nella mia ricerca musicale ho sempre privilegiato i nomi poco conosciuti, mentre ho quasi sempre trascurato i gruppi di maggior successo. Oggi i gruppi che mi hanno colpito maggiormente sono i Three di Joey Eppard, una delle poche band che negli ultimi anni ha saputo emozionarmi profondamente, i Pain of Salvation che sono veramente carismatici, i Ritual, ma anche in questo caso l’elenco è lungo, perché mi piace tanta musica, dal folk apocalittico di gruppi come i Theni o gli Stille Volk, alle sperimentazioni dei francesi L’Effet Defee, davvero geniali, alla musica etnica e a quella medievale con influenze goth come dei nostri bravissimi Ataraxia e Francesco Banchini (GOR). Stravedo per Eric Sardinas dal vivo e per Glenn Hughes come cantante, ma mi sono innamorato anche del sound solare dei Rodrigo y Gabriela, due persone splendide. Per non parlare di Juliette Lewis che mi ha davvero stregato. Mi piace anche il neo classicismo dei russi Caprice, l’eleganza dark dei Collection D’Arnell Andrea e il Post Rock in generale. Mi piace sia musica violenta tipo i We Insist!, sia musica poetica e cantautorale come quella di Ray Wilson acustico. Ho stretto una bella amicizia con il cantante Boris Savoldelli, che fa tutto con la voce. Tutte cose radicalmente diverse tra loro. Mi fermo qui.

Tra i dischi che porteresti sull'isola deserta, vedo The Crossing dei Big Country, ma anche In Rock dei Deep Purple e Catastrophe Ballet dei Christian Death. Come mai scelte cosi' distanti tra loro?
Perché come ho cercato di dire prima, amo la musica a 360 gradi, dal celtic rock dei Big Country al gothic punk dei Christian Death, all’hard rock barocco dei Purple. Ci sono dei generi musicali che ascolto più di altri come l’hard rock settantiano, il dark rock, il gothic, ma in genere amo i dischi che mi hanno emozionato al di là del genere suonato. Francamente se dovessi andare su di un’isola non credo potrei accontentarmi di una manciata di dischi e farei in modo di portarmi tutti quelli che ho, ma soprattutto non andrei mai su un’isola deserta, perché non sopporto la solitudine.

Una breve descrizione di come hai impostato Rock Impressions…
Fin dall’inizio ho voluto un sito con alcune caratteristiche ben definite: la velocità di consultazione, la serietà dei contenuti e una certa austerità nella presentazione, influenzato in questo dall’estetica dark, volevo un’eleganza severa, volevo che il mio sito si distinguesse da tutti i vari portali che affollano la rete. Poi Rock Impressions vuole essere un punto di incontro coi lettori e con gli artisti, non mi bastava più collaborare con la carta stampata, volevo un punto di incontro diretto, non mediato, io cerco sempre di non scrivere per me stesso, ma per gli altri, con un occhio rivolto a chi deve comprare i dischi, che deve sapere come spendere i suoi soldi, perché ho vissuto sulla mia pelle quanto sia difficile risparmiarli per acquistare i dischi, e con un occhio rivolto a chi il disco lo fa, perché voglio partire sempre dal presupposto che un artista faccia un disco con onestà, perché ha qualcosa da dire e non per spillare i soldi o perché non ha voglia di lavorare. Poi se scopro che il disco non ha qualità artistiche, cerco di dirlo senza esagerare nei toni, preferisco dare dei consigli, che calare una scure. Nonostante questo dico sempre esattamente quello che penso e sia artisti che lettori in varie occasioni hanno dimostrato di apprezzare la mia schiettezza... Vorrei chiudere questa piacevole intervista ringraziandovi ancora per questa speciale opportunità e salutando tutti i vostri lettori, invitandoli a contattarmi personalmente.... sarò ben felice di rispondere a tutti.

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