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mercoledì 29 settembre 2010

PINK FLOYD La storia

PINK FLOYD




Quante volte in una recensione di un CD abbiamo letto”questo brano somiglia ai Pink Floyd più sperimentali” oppure “…a quelli di The Wall” ? Moltissime direi , quasi a raggiungere la tortura psichica! Ma chi sono questi signori che hanno fatto da musa a così tanti musicisti? Perché si ispirano a loro, ma soprattutto, cosa hanno fatto di così innovativo? Molto si è scritto , quasi tutto quello che si poteva dire di un gruppo che ha stravolto gli equilibri del Rock e che ha osato molto di più, spingendosi oltre lo sperimentalismo  arrivando fino alla Psichedelia, tutt’oggi considerata loro figlia. Ripercorriamo anche noi  la meravigliosa strada aperta da questi ragazzi che certamente non hanno nel loro bagaglio musicale la parola “compromesso”.
                                                  La Storia

Tutto ha inizio nel 1965 con un complesso di nome Sigma 6, esso è composto da Bob Close, Syd Barrett, Rick Wright, Roger Waters e Nick Mason. Il debutto è nel Countdown Club in quel di Kensington, ma il gruppo ha vita breve, già nell’anno successivo si ha la prima defezione, Bob Close lascia la band per dare inizio a quello che sono i valzer dei nuovi nomi da relegare al progetto. Si alternano The Screaming Abdabs a T-Set, per poi cambiare in The Meggadeaths e The Architectural Abdabs, ma è Syd Barrett a proporre il nome The Pink Floyd Sound che poi verrà mutato in Pink Floyd ispirandosi a due artisti Blues, Pink Anderson e Floyd Council.

Nel febbraio del 1967 è la volta del primo 45 giri  “Arnold Layne” , ma trovare una casa discografica non è cosa semplice, sono Polydor ed EMI che fiutano il potenziale di questi giovani “capelloni” e quindi a lottarsi a suon di dollari l’accaparramento del combo. Come abbiamo potuto constatare in futuro la spunta il colosso EMI. La canzone in questione ha un buon successo di vendite (ventesimo posto nelle classifiche Record Mirror) ma incontra pure i primi problemi sociali, il testo in se racchiude “A Arnold Layne piace molto vestirsi con abiti di donna” e Radio London censura il brano. Stranamente non la BBC e gli altri media. Waters liquida il fatto marchiando i proprietari di Radio London come dei “conservatori” non aperti alla libertà intellettuale. I testi sino ad ora sono sempre stati attaccati a temi prettamente amorosi.  Partono le tournee e Syd già comincia a far parlare di se con comportamenti istrionici  grazie alla sua spiccata personalità ma soprattutto all’uso della droga chimica LSD che purtroppo assimila.  Il sei Agosto esce il nuovo 45 giri dal titolo “ See Emily Play” ed è un altro successo visto il sesto posto piazzato alle spalle di capolavori quali “Are You Experienced” di Jimi Hendrix e “ Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles.

I tempi sono maturi per un vero e proprio album, nasce “The Piper At The Gates Of Dawn”

ed è un vero e proprio lavoro “fuori di testa” come lo definisce il Record Mirror del due settembre 1967. La canzone “Astronomy Domine” diventa immediatamente un classico del repertorio Floyd e grazie alle sue atmosfere sognanti ed ariose fanno coniare alla critica il termine di “Space Rock” rimastogli loro a lungo impresso, forse anche ingiustamente. E’ un disco che sgorga energia da ogni solco come ad esempio nel brano dal titolo “Lucifer Sam”.  Il successo bussa alla porta e loro lo accolgono felicemente, ma Syd oramai devastato dalle droghe non riesce più a stare con la chitarra dietro la band durante le performance dal vivo. Si ricordano persino concerti in cui il povero Barrett si inginocchia nel palco reclinando il capo per fare scena muta per tutto il tempo. Ma questo non fa altro che accrescere il mito e la fama dei Pink Floyd che inseriscono nelle loro file un vecchio amico, David Gilmour al posto del forzato dimissionario Barrett.

E’ il 1968 e questo terremoto interno porta ad un vero e proprio mutamento stilistico, le canzoni cambiano radicalmente e la ricerca di nuovi suoni prende piede, è la nascita di “A Saucerful Of Secrets”.

Piatti colpiti delicatamente con martelli di legno, chitarre suonate con l’asta d’acciaio del microfono, insomma canzoni date più o meno al caso ed improvvisate, sono gli ingredienti di questo nuovo disco. A tratti è la noia a dominare ma non va assolutamente trascurato il coraggio dimostrato nel percorrere questa nuova strada, neppure tanto meno quello della EMI a scommettere in cotanta follia. Le canzoni più rilevanti che i nostri suonano in concerto anche in anni a venire tratte da questo album sono: “Set The Controls For The Heart Of The Sun” e “A Saucerful Of Secrets”.

Questo nuovo modo di suonare attira l’attenzione anche di registi cinematografici i quali rimangono colpiti dalla semplicità con cui i Pink Floyd tramutano le sensazioni in musica (questa del connubio sensazioni-immagini-musica è una caratteristica della band, basta guardare i clamorosi concerti offerti nel tempo).

E’ Barbet Schroeder ad accaparrarsi il contributo sonoro per il proprio film “More” mentre per i Floyd questa è la prima esperienza di colonna sonora (alla fine del 1969 vengono pure alla corte di Michelangelo Antonioni per il film “Zabriskie Point”). Due canzoni tratte da questo disco sono portate in sede live con discreta cadenza in quel periodo, “Cymbalyne” e “Green Is The Colour”.

Nello stesso anno, il 1969, concepiscono uno dei dischi più elaborati, “Ummagumma”.

 Questo è un doppio LP che allora uscì a prezzo limitato di 9000£, suddiviso in due distinte sessioni, la prima è presa dalla breve tournée inglese del 20 giugno al Mothers Club di Birmingham, e del 22 al College Of Commerce di Manchester, mentre il secondo disco è il risultato di improvvisazioni tenutesi ad Abbey Road fra agosto e settembre 1969. Nel primo disco i brani sono: “Astronomy Domine”, “Careful With That Axe,Eugine”, “Set The Controls For The Heart Of The Sun” e “A Saucerful Of Secrets”.  I Pink Floyd sembrano aver definitivamente abbandonato il lato più commerciale delle composizioni e la critica al tempo stesso sembra aver accettato di buon grado la loro scelta, così come il pubblico che è pronto a regalare loro un onorevole quinto posto in classifica in madrepatria.  Le ambizioni crescono, non bastano le sperimentazioni, la ricerca di nuovi suoni e le soluzioni strambe, il gruppo di Waters vuole osare di più, una lunga suite (brano che racchiude tutto il primo lato del disco) con tanto di orchestra e cori. Il risultato è “Atom Heart Mother” (1970).

Questa è una vera e propria opera Rock che a tratti può far venire in mente atmosfere bucoliche e Country, la copertina non poteva rendere meglio l’idea con la sua mucca al pascolo in primo piano, sicuramente il bovino più famoso al mondo!.

La paternità del lungo brano comunque sembra essere attribuita a Ron Geesin, vecchia conoscenza di Waters. Ma non si sa se questo sia effettivamente accaduto, resta comunque il fatto che i Floyd in merito sono sempre rimasti molto generici e come si dice, “se tuona da qualche parte piove…”.

Il lato B del disco invece è stato registrato in tutta fretta con un risultato poco più che soddisfacente. L’acustica “If”, comunque, rimane una perla nella sterminata discografia Floydiana. La band suona “Atom Heart Mother” dal vivo solo fino al 1972 proprio a causa del suo ingente costo nel trasportare con se tanto di orchestra e coristi (circa 6.500 sterline di allora). Esistono comunque dei buoni bootlegs (dischi non ufficiali registrati senza il consenso del gruppo in sede live grazie ad un compiacente operatore al mix) che immortalano questo brano come “Take Linda Surfing” (Amburgo febbraio 1971) oppure “Cymbaline”. Addirittura uno speciale radiofonico della BBC dal titolo “Libest Spacement Monitor”.

Nel 1971 esce una raccolta dal titolo “Relics” contenente pure il mitico primo 45 giri “Arnold Layne”, ma questa non è altro che una scusa per prendere più tempo nel preparare il nuovo lavoro in studio. Di nuovo una lunga suite prenderà tutto il lato del disco (questa volta il secondo), ma la realizzazione non sarà così costosa come la precedente e nuovi pezzi ritornano ad essere più canzone e meno improvvisazione. Ma veniamo all’attenta analisi di questo contenitore sonoro che porta il titolo di “Meddle”:

Di questo LP si ricorda con molto affetto “One Of These Days”, esso per intenderci è il tormentone della sigla del programma sportivo “Dribbling” con il suo alienante giro di basso. La chitarra di Gilmour con i lamenti quasi umani è sempre più padrona del caratteristico sound Pink Floyd e questa canzone ne è l’icona. Simpatico il Blues acustico di “Seamus” dove il levriero russo di Wright si cimenta dietro il microfono, veramente divertente, mentre “Fearless” è più canzone e sembra questa essere il nuovo percorso da intraprendere per i nostri geniali musicisti. “Echoes” è la lunga suite che dicevo, bellissima con i suoi crescendo e la malinconica dolcezza, sicuramente uno dei pezzi storici più riusciti ed imitati. Ma la critica di allora non vede di buon occhio questa semi sterzata verso una commercializzazione troppo ruffiana, è vero che il disco contiene psichedelia, la suite e quant’altro, ma alcune canzoni secondo la stampa segnano un tentativo di cambiamento verso il soldo facile. Al pubblico tutto questo non interssa e li premia offrendo loro un meritato secondo posto nelle Charts.

Nel 1972 altra esperienza cinematografica ed è ancora Barbet Schroeder che dopo “More” gira “ La Vallèe”. Il disco si chiama “Obscured By Clouds” ed è registrato negli Strawberry Studios dello Chateau D’Herouville. Il film che narra delle avventure di un Hippie non coglie assolutamente consensi mentre il disco, soprattutto con il brano “Free Four” raggiunge addirittura le primissime posizioni della top 20 in America! Comunque sia c’è da dire che questo album non è nulla di trascendentale neppure viene ricordato nel tempo come disco fondamentale. Ma la storia li attende dietro l’angolo con quello che rimarrà per sempre il disco Rock per eccellenza, la perfezione: “The Dark Side Of The Moon” (1973). D’ora in avanti tutti i lavori dei Pink Floyd verranno paragonati a questo.

Nato quasi per caso da un insieme di frammenti sonori di session e prove a casa di Mason, viene unito in un perfetto puzzle formando così tanti brani in uno solo.  I testi vengono scritti interpellando pure la gente comune sui propri problemi e quelli della vita in generale. Il disco comincia con il battito del cuore in “On The Run” che sta a significare le emozioni che un uomo prova durante l’arco della sua vita (secondo Gilmour). Ogni singolo pezzo del concept è un gioiello a se stante, ma come si fa a non citare “Money”, “Us & Them” e “The Great Gig In The Sky” interpretata dalla magnifica voce di Clare Torry? “The Dark Side Of The Moon”  è rimasto in classifica di Billboard per ben 725 settimane e l’ultima apparizione è stata nel 30 aprile 1988! Incredibile ma vero.

Sempre nello stesso anno la casa discografica EMI pubblica “A Nice Pair” doppio LP contenente i primi due dischi “The Piper At The Gates Of Down” e “A Saucerful Of Secrets”. Nel 1975 la sbornia del successo di “Dark” non è ancora assorbita, ma i Pink Floyd Proseguono per la propria strada incuranti del passato concependo uno dei dischi più belli della loro meravigliosa discografia e nello stesso tempo anche il più triste: “Wish You Were Here”.

Narra la leggenda che questo fosse dedicato a Syd Barrett e che un giorno durante le registrazioni di “Shine On You Crazy Diamond” un uomo grasso e pelato si presentò agli studi durante i lavori. Nessuno lo riconobbe ma fu proprio lui… Le lunghe date dal vivo hanno tolto molta energia ai nostri, ma il lavoro riprende sulla scia dell’entusiasmo e la mitica suite “Shine …” viene scritta come “Echoes” ossia con piccole idee suggerite da diverse persone. Il completamento del brano è travagliato, servono addirittura sei settimane per arrivare ad un buon risultato. “Have A cigar”, prima canzone del lato B, è cantata da Roy Harper, vecchio amico di David Gilmour a causa della sua estesa tonalità non molto consona alle possibilità canore di Waters e soci . Ma è la successiva acustica “Wish You Were Here” a far valere da sola il prezzo dell’intero disco. Questa è un brano storico che portano in tournée dal 1977 e diventa per loro un vero e proprio marchio di riconoscimento. La copertina del disco rappresenta due uomini che si salutano stringendosi la mano ed uno dei due sta bruciando fra le fiamme (o è un uomo che si è bruciato? Riferimento a Syd?). All’interno troviamo curiosamente una cartolina con un uomo che fa la verticale dentro il mare. E’ ovvio che la critica si aspettasse allora un altro “The Dark Side Of The Moon” e che quindi accolse “Wish” con delusione, ma questo è veramente l’ennesimo capolavoro di un gruppo che disco su disco si sta evolvendo irrefrenabilmente. Il connubio musica ed immagine è sempre più marcato nelle prestazioni live, e spettacolari effetti con luci faraoniche rapiscono lo spettatore tanto da farli entrare di diritto nella leggenda musicale quale gruppo più psichedelico al mondo.

 Nel 1976 nei Row Studios di Londra incidono “Animals”. Il riferimento all’uomo che inquina è palese, soprattutto nella copertina dove sopra una squallida fabbrica sorvola un maiale, lo stesso che fanno volare sopra la testa della gente nei concerti. Questo lavoro non raccoglie molti successi di vendite, ed è considerato un disco di transizione, comunque per sua ammissione resta il preferito del batterista Mason. I titoli delle canzoni riguardano solamente animali, “Dogs”, “Sheep” e “Pigs”. Anche in questo caso si è al cospetto di una lunga suite che prende quasi tutto il lato A del vinile, “Dogs”. Questa è una delle più belle mai edite in tutta la storia del Rock.

Disco di transizione dicevo, prima del mastodontico concept che ha fatto da musa ad infiniti lavori di altri musicisti, quel “The Wall” che ancora oggi ascoltiamo con silenzio per non disturbarne la magia. E’ il 1979, Roger Waters ideatore del progetto lo concepisce in tre distinte parti. Queste risultano così correlate fra di loro tanto da convincerlo a farne un doppio LP. Durante il “In The Flesh Tour” Roger ha un infortunio in scena, stanco del pubblico sputa ad un proprio fans che lo sta idolatrando durante il concerto da qui nasce l’idea di alzare un muro fra lui ed il pubblico. Di questo ne parla con il futuro produttore Bob Ezrin assieme al quale decidono di farne di “The Wall” sia uno spettacolo che un film. Il distacco di Roger dalla società, o meglio la saturazione psicologica che questa ha portato in lui ed il ricordo della morte del padre (mai conosciuto) in guerra in quel di Anzio lo portano a realizzare quello che ancora oggi consideriamo il capolavoro Rock per eccellenza.

Alienazione, frustrazione, distacco, droga, sesso questi sono solamente alcuni degli ingredienti che compongono sia il film di Alan Parker che il concept.  Pink è il protagonista (nel film interpretato dal cantante dei The Boomtown Rats, Bob Geldof) di questo viaggio che si conclude con il positivo abbattimento del muro. Naturalmente “The Wall” è un lavoro di Waters. La chitarra di David è protagonista assoluta ed i suoi lamenti fatti di note sostenute rendono perfetta l’atmosfera che i Pink Floyd vogliono far respirare all’ascoltatore. Ma nulla è in confronto a quello che si può vedere dal vivo, aerei (ovviamente finti) che si schiantano con tanto di muro che si erge durante il concerto fino a separarli dal pubblico ed esplosione del suddetto nel finale.

Alla fine del gennaio 1979 il disco vende 1.200.000 copie ed a metà degli’80 i 12 milioni. Ma questo segna pure la fine dei buoni rapporti fra i singoli componenti della band. La forte personalità di Waters rompe i precari equilibri all’interno della band la quale comincia a stancarsi dei suoi problemi e del suo passato privato. Con “The Final Cut” Roger rasenta la paranoia. Il titolo la dice lunga, “il taglio finale”, Water compone questo nuovo disco nel 1983 che sembra formato dai scarti di “The Wall”! I Pink Floyd non vogliono ripetersi, la loro storia ce lo insegna, ma Roger non sembra discostarsi da questo collaudato filone.  E’ la frattura , Waters se ne va. Per la giusta cronaca, il disco vende bene ma è privo di momenti veramente degni della storia. Pesanti dispute legali proseguono negli anni successivi sulla paternità del logo, ed alla fine la spuntano Gilmour e Mason i quali nel 1987, sempre per la EMI, pubblicano “A Momentary Lapse Of Reason”, onestissimo disco di canzoni con tanto di bei momenti chitarristici, super cori e quanto di meglio un lavoro Rock possa contenere, ma nulla di trascendentale. L’era della sperimentazione sembra definitivamente conclusa.

Le performance live sono sempre più clamorose, concerti con la presenza di 200.000 persone estasiate da effetti luce immensi e costosi crescono a dismisura. Ma la stanchezza e l’età dei componenti stessi non consente più una fertile costanza concertistica.

Testimonianza discografica di ciò è “Delicate Sound Of Thunder”.

Bisogna attendere il 1994 per sentire di nuovo i Pink Floyd con nuovi brani. Ritorna Wright nei ranghi ed il risultato della reunion (se così la vogliamo chiamare) è il bel “The Division Bell”.

 Il gruppo ora capitanato da Gilmour migliora la qualità compositiva ma non si discosta poi molto dal suo predecessore in studio. Tutte le canzoni sono dei piccoli gioielli, tuttavia mancano le suite che caratterizzavano i dischi degli ormai stanchi Pink Floyd. Di nuovo concerti e questa volta vengono immortalati in “Pulse”. Di questo doppio CD esiste pure la videocassetta e dvd che nessun fans deve mancare. Quello che vedete al suo interno è qualcosa che nessuna immaginazione, nemmeno la più fervida  può auspicare. E’ il tripudio dell’immagine e della musica e forse pure il canto del cigno di un gruppo che ha dato non tanto, ma troppo al genere Rock! Nel 2000 è la volta di un nuovo live. Ma nuovo si fa per dire , visto che trattasi del capolavoro "The Wall" dal titolo "Is There Anybody Out There? The Wall Live".Poi ancora lungo silenzio sino ad arrivare ai giorni nostri con una raccolta di successi degna di questo nome, "Echoes: The Best".Effettivamente in esso si racchiudono molti cavalli di battaglia e chi non conoscesse bene il gruppo forse farebbe meglio a farci un pensierino.

Il 15 settembre del 2008 Richard Wright a causa di un tumore muore. Questo il ricordo di David Gilmour:

«Nessuno può sostituire Richard Wright. È stato il mio partner musicale e amico. Nelle discussioni su chi o cosa fossero i Pink Floyd, il contributo enorme di Rick negli ultimi periodi con Roger Waters è stato spesso trascurato. Era un tipo così gentile, modesto e riservato ma la sua voce profonda e il suo modo di suonare erano vitali, magiche componenti del nostro riconoscibile sound. Non ho mai suonato con nessuno come lui. L'armonia delle nostre voci e la nostra telepatia musicale sono sbocciate nel 1971 in Echoes. A mio giudizio tutti i più grandi momenti dei Pink Floyd sono quelli in cui lui è a pieno regime. Dopo tutto, senza Us and Them e The Great Gig in the Sky, entrambe composte da lui, cosa sarebbe stato The Dark Side of the Moon? Senza il suo tocco pacato l'album Wish You Were Here non avrebbe funzionato molto. Nei nostri anni di mezzo, per vari motivi lui ha perso la sua strada per qualche tempo, ma nei primi anni Novanta, con The Division Bell, la sua vitalità, brillantezza e humor sono ritornati e la reazione del pubblico alle sue apparizioni nel mio tour del 2006 è stata tremendamente incoraggiante, ed è un segno della sua modestia che quelle standing ovation siano giunte a lui come una grande sorpresa (sebbene non al resto di noi). Come Rick, non trovo facile esprimere i miei sentimenti con le parole, ma lo amavo e mi mancherà enormemente.».

A lui nel 2014 viene dedicato dai Pink Floyd l’album “The Endless River” con numerosi momenti inediti tastieristici di Wright registrati durante altre sessioni, soprattutto in quelle di “The Division Bells”. All’interno dell’album una cartina geografica che rappresenta il centro Italia, molto probabilmente un tributo ad Osimo, dove nella zona risiede la fabbrica di tastiere Farfisa, le più apprezzate da Wright.

 

                                                       CURIOSITA’

A Saucerfull Of Secret  Saucerful è stato il primo Brano dei Pink Floyd che mi sia veramente piaciuto suonare come tastierista"  (R. Wright). "Questo brano è nato per caso e non a tavolino" (Waters).
Apologies  Questo è il titolo di un brano fantasma mai edito dai nostri,secondo indiscrezioni tutto è nato a causa di un disturbo telefonico durante un colloquio la canzone di fatto si intitolava  'Apples and oranges'
“Tatood” e “Great Lost Pink Floyd Album”  sono i titoli di due rarissimi bootleg del 1969 in versione quasi uguale all'originale contenenti i brani “Flaming”, “The Scarecrow”, “The Gnome E Matilda Mother” ,”Apples And Oranges”.
Candy And A Currant Bun   non avevano ancora un contratto discografico nel 1966 che già collezionavano la loro prima censura. Il brano non poteva essere pubblicato a causa della sua allusione all'uso dello spinello. Raramente venne suonata dal vivo.
Sigma 6 / T-set / The Meggadeaths /  Abdabs  Sono alcuni dei nomi con cui si chiamavano prima di diventare Pink Floyd.
Atom Heart Mother  Anche se non citato nel disco Ron Geesin è l'autore orchestrale e principale scrittore del brano. Fù persino colui che diede il titolo alla suite cercandolo casualmente in un giornale. Dice invece Mason: 'Nella copertina abbiamo messo una mucca perché tutti oggi cercano qualche cosa di complicato mentre noi vogliamo soltanto qualcosa di semplice!'
Echoes  “The Return Of The Son Of Nothing” era il suo titolo provvisorio. Anche questo brano è nato con la casualità, senza uno studio già predefinito.
Lucy Lea (InThe Blue Light)  E' la prima canzone in assoluto dei PF scritta da Barrett e mai pubblicata.
The Man  Altro mistero della discografia PF. E' un brano di quaranta minuti esibito solo dal vivo dal 1969 al 1970 e mai edito.
Moonhead  Ancora un altro brano inedito scritto per commentare l'allunaggio (evento storico del periodo) per la televisione Olandese.
Free Four   Tratto dalla colonna sonora “Obscured By Clouds” parla dell'uccisione in guerra del padre di Waters e sarà ispiratrice pure di 'The wall' e di 'The final cut'.
One Of These Days  E' uno dei rari momenti canori da parte del batterista N. Mason, la sua è la voce distorta che interpreta (anche se brevemente) il brano.
Ummagumma  E' il sinonimo di 'Fuck'!
Vegetable Man   Altro brano inedito del 1967 scritto da Barrett e presente solo in qualche bootleg
What Shall We Do Now?  E' un brano tratto dal capolavoro “The Wall” ma non inciso nel disco per motivi di spazio. Questo viene suonato esclusivamente dal vivo con “Empty Spaces”.
The Wall  Segnò la fine della collaborazione tra i componenti del gruppo, la tensione all'interno era altissima, Waters era sempre di più il tuttofare, al punto che Wright e Mason non vengono citati nemmeno sulla copertina del disco.
Welcome To The Machine   Il rumore che apre il brano è composto da pulsazioni di un VCS3 modificate con l'effetto "eco".
Have A Cigar   E' cantata da Roy Harper perchè aveva tonalità troppo alte per Waters.
Shine On You Crazy Diamond  Il 5 Giugno durante il mixaggio del disco fece comparsa negli studi un uomo grasso e pelato, nessuno lo riconobbe ma era Syd Barrett!!!
Sheep   “Raving And Drooling” era il suo primo vero titolo.
Us E Them   Tratta da “The Dark Side...” risaliva al 1969 e si intitolava “The Violence Sequenze”
The Final Cut   Il disco della dipartita di Waters il quale con queste storie di guerra era diventato troppo paranoico e dopo oltre dieci anni di militanza venne allontanato dal gruppo il quale dirà: 'Non volevamo più fare musica così.'
                                               CHI SI E’ ISPIRATO AI PINK FLOYD?

L'importanza dei Pink Floyd nella storia della musica è dunque risaputa a tutti. Quanti complessi hanno cercato in qualche modo di emulare i propri idoli o almeno di ispirarsi a loro? Certamente tantissimi, oserei dire che è impossibile elencarli tutti ma certamente posso fare qualche nome in ambito Progressive moderno e non, chiaramente tralasciandone molteplici causa la loro scarsa rilevanza storica e non ve ne abbiate se qualcuno sfugge…. Questi che vado ad analizzare sono certamente fra coloro che molto devono al combo di David Gilmour.
                                                           PENDRAGON
Certamente Nick Barrett vocalist e factotum sennonché chitarrista dei britannici Pendragon ha una forte e spiccata personalità e tutte le sue composizioni sono piccoli gioielli a se stanti, ma se facciamo una attenta analisi del suo modo di comporre possiamo trovare molte analogie con i Pink.In “The Wall Of Babylon” tratto dal fortunato “The Wind Of Life”( Toff-1993 ) l'introduzione del brano è pressoché identica a quella di “Shine On You Crazy Diamond” , mentre in '”Breaking In The Spell” dello stesso disco troviamo quel modo di concepire la chitarra che dicevo prima, tanto caro a quel Gilmour più anni '90. Nel meraviglioso “The Masquerade Overture”( Toff-1996 ) ritroviamo oltre che la chitarra pure i cori femminili tanto di moda negli ultimi lavori dei Pink.  Nel brano “Master Of Illusion” c'è la prova effettiva di ciò che dico.
Nel disco “Not Of This World” ( SPV-2001 ) è tutto un susseguirsi di questi cori femminili e di richiami ai maestri, comunque sia la loro ispirazione è di chiara matrice Pop Rock e non Psichedelica come i primi Pink Floyd ci insegnano. In parole povere i Pendragon raccolgono il lato melodioso con quelle chitarre trascinate e quelle tastiere che fanno da sfondo con tappeti sonori letteralmente da brivido. Bravi nel saper dosare la fantasia con la lezione dei maestri. VOTO: 8
                                                        PORCUPINE TREE
Il gruppo del carismatico leader Steve Wilson è certamente l'esempio lampante di come poter progredire quello che gli altri hanno fatto di buono. I Porcupine Tree sono molto ispirati dai Pink, ma in questo caso da quelli psichedelici e sognanti degli anni 60/70.Echi, suoni di sottofondo, voci radiofoniche ed elettroniche fanno da tappeto a molti brani. Il loro equilibrio musicale è tale da non poterli catalogare a nessun genere specifico. Agli esordi la loro psichedelia sovrastava tutto il resto e dischi come “On The Sunday Of Life...”( Delirium-1988 ),”Voyage 34” ( Delirium-1991 ), “Up The Downstair” ( Delirium-1993 ), “The Sky Moves Sideways” ( Delirium-1997 ) e “Sygnify” ne sono testimonianza.
“The Sky Moves Sideways”  è il disco più vicino ai Floyd proprio con il brano omonimo, suddiviso in due parti della durata di circa 18 minuti l'una. Persino l'artwork bucolico con all'interno paesaggi rurali ed immancabili mucche richiama scandalosamente alla memoria “Atom Heart Mother”. Conclusa però l'esperienza Delirium con il doppio stupendo raccolta “Stars Die” i Porcupine Tree progrediscono il proprio sound verso nuove sonorità a tratti più semplici ed a tratti più articolate senza mai deragliare dai binari di origine.” Metanoia” ( Delirium- 2001 ) è la session registrata durante “Signify” che suggella definitivamente il rapporto con la suddetta casa discografica. Questo lavoro completamente strumentale è il momento più vicino in assoluto ai PInk da parte dei nostri ragazzi.I successivi album saranno dei veri e propri capolavori da avere assolutamente e brilleranno di luce propria, senza troppi accostamenti a questo o a quel gruppo, insomma saranno Poe Tree sound e basta. I titoli sono i seguenti : “Stupid Dream” ( Kscope-1999 ), “Lightbulb Sun” ( K scope-2000 ) ed “In Absentia” ( 2002 ). La maturità è raggiunta, ecco i nuovi Floyd! VOTO: 10
                                                       MOSTLY AUTUMN
Non crederete alle vostre orecchie  quando ascolterete almeno un brano dei bravissimi inglesi, un connubio perfetto fra Folk, Rock Progressive e Pink Floyd. Il tutto come se non bastasse,  impreziosito dalla meravigliosa voce di Heather Findlay e dal dolce flauto di Angela Goldthorpe. I componenti della band sono addirittura otto e tutti amanti di atmosfere bucoliche, storie di montagna e racconti leggendari fatti davanti ad un caldo camino acceso e ad una buona birra.Queste rilassate atmosfere vanno a braccetto proprio con il sound Pinkfloydiano più recente con assoli di chitarra da brivido lunghi anche cinque minuti, completamente riconducibili ad un Gilmour ispiratissimo ( per esempio l'assolo di “Confortubly Numb” tanto per intenderci ).

Sia la chitarra di Bryan Josh che la sua voce emulano in tutto e per tutto il maestro succitato. Copiaticcio quindi? Niente affatto, il Folk è così presente che il risultato finale è assolutamente strabiliante. Cercateli, sentiremo parlare di loro. I dischi sono i seguenti: “For All We Shared....”( Cyclops- 1998 ), “The Spirit Of Autumn Past” ( Cyclops - 1999 ), “The Last Bright Light” ( Cyclops- 2001 ) e “Passengers” (Classic Rock-2003). Quale prendete, prendete bene e forse qualcuno mi ringrazierà.... VOTO: 9
                                                                LANDS END
Dalla prolifica Inghilterra e dall’attenta casa discografica Cyclops ecco un altro gruppo dal sound mistico. Aria, terra, mare e monti sono di nuovo gli argomenti trattati questa volta da Mark Lavallee e soci. Chissà perché ma i Pink Floyd riescono ad ispirare sempre molti sentimenti ariosi in chi li ascolta e di riflesso molti gruppi ripercorrono questi sentieri a volte perfino con buoni risultati.
Nulla di Folk questa volta, ma molte tastiere ed il compito gravoso viene suddiviso da Mark con Fred Hunter. La chitarra è importante ma non certamente in prima linea anche se Francisco Neto riesce a fare un ottimo lavoro d'atmosfera.Il primo CD si intitola “Terra Serranum” ( Cyclops-1995 ) e mostra in qualche modo i limiti di inesperienza del gruppo anche se alla fine resta la certezza di un onesto lavoro. Buono il successivo “An Older Land” ( Cyclops-1996 ) ma il vero lato Pinkfloydiano dei Lands End fuoriesce in pieno su tutto il bellissimo “Natural Selection” ( Cyclops-1997 ).  Il disco contiene pure un brano di mezz'ora da brivido. Molta psichedelia dunque fra i solchi di questo CD e tanta voglia di sperimentare senza mai esagerare, tenendo sempre in primo piano l'importanza della melodia. Non male...VOTO: 7
                                                             FRUITCAKE
Dalla fredda Norvegia ecco un altro obbiettivo centrato dalla casa Cyclops: i Fruitcake. In questo caso siamo di fronte ad un contest più Progressive classico alla Genesis per intenderci anche se il leader carismatico, sennonché batterista e cantante Pal Sovik, canta in modo spudorato alla Gilmour.
Un velato senso di tristezza aleggia in ogni loro lavoro ed in “Room For Surprise” ( Cyclops-1996 ) forse tocca l'apice con brani oscuri come “Time To Go” con tanto di tuoni e pioggia. I Pink comunque aleggiano in ogni dove e soprattutto quelli di “The Wall”. Le tastiere sono in evidenza e neanche a dirlo, descrizioni di paesaggi rupestri e marini. I loro paesaggi di locazione si ripercuotono in tutti i dischi facendo in qualche modo meditare l'ascoltatore colpito da tanta velata tristezza. Consiglio: “How To Make IT” ( Cyclops -1994 ), “Room For Surprise” ( Cyclops-1996 ), “On More Slice” ( Cyclops -1997 )e “Power Structure” (  Cyclops-1998 ). Certamente non originali ma in alcuni di voi apriranno sicuramente una porta. Bravi VOTO: 6,5
                                                              ANATHEMA
Sforiamo in campo Metal, ma non possiamo ignorare una realtà così grande come quella degli  Anathema. Cominciano con un Death Metal pesantissimo per poi regalarci capolavori quali “Alternative 4” (Pieceville-1998 ), “Judgment” ( Music For Nations-1999 ), “A Fine Day To Exit”( Music For Nations-2002 ) e “A Natural Disaster” (Music For Nations-2003). Il loro continuo evolversi li avvicina in qualche modo al mondo Progressive e la loro ispirazione chiaramente dichiarata ai Pink Floyd è grande. Pure loro si ispirano a “The Wall”, pesanti, tristi, quasi disperatamente pessimisti. Dedicati a tutte le anime oscure che camminano sulla terra. Anathema, quando la buona musica è Metal! VOTO: 9
                                                                 ARENA
Questo meraviglioso gruppo musicale al quale non finirò mai di dire ‘grazie di esistere’, ha molto poco a che fare con i Floyd. Molto ispirati dai Genesis nel tempo hanno dimostrato di essere loro i nuovi Marillion ( e qualcosa di più ). E allora cosa stanno a fare in queste righe? Presto detto, alcuni brani come “The Hanging Tree” tratto dal meraviglioso “The Visitor” ( Verglas-1998 )  sono spudoratamente Pinkfloydiani, soprattutto grazie alle chitarre di John Mitchell. E' di nuovo “The Wall” a farsi strada fra i solchi. Nulla da eccepire. VOTO: 9
                                                          GLASS HAMMER
Andiamo direttamente al sodo, il gruppo del bravo Stephen De Arque ci ha regalato un capolavoro dal titolo “Perelandra” ( Arion Records- 1995 ). Questo è un mix di AOR, Prog e Pink! ed il brano “Into The Night “ ci presenta la parte più sognante e spaziale dei nostri ispiratori. Tastiere in evidenza sono l'ingrediente principale di questo disco molto equilibrato e ricco di influenze Prog. Cercatelo assolutamente, non deve mancare da nessuna discografia che si rispetti e tantomeno da quella di chi ama i Pink.VOTO: 8
                                                                   RPWL
Dalla Germania un gruppo che non fa gridare al miracolo per la fantasia ma che nella psichedelia moderna è sicuramente fra i migliori. L'influenza Floydiana è ovviamente marcata , specialmente quella dell'ultimo periodo, per intenderci quella di "The Division Bells", ma persino i Porcupine Tree fanno capolino in qui ed in là. Non solo suoni ariosi e suoni alla "The Wall" ma persino momenti pop melodici arricchiscono i lavori di questi promettenti ragazzi tedeschi. I dischi da loro composti sono tre: "God Has Failed" (Insideout-2000), "Trying To Kiss The Sun" (Insideout 2002) e lo straordinario ultimo lavoro con tanto di DVD incorporato

4 commenti:

  1. Cosa poter aggiungere ad una così precisa ricostruzione storica?E cosa poter dire ancora su di un gruppo che costituisce l'ossatura della musica dalla fine degli anni '60 in poi?Personalmente ho abbandonato l'ascolto della musica leggera tramite i Pink Floyd.Alla loro musica ho legato gli anni della mia adolescenza!ciao.Salvatore

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  2. Io sono del 1964 e la sera quando ero piccolo c'era Carosello. Ho conosciuto questa fantastica musica tramite la pubblicità dell'acqua Fiuggi, dove nel tema c'era il mitico pezzo organo violoncello di "Atom Heart Mother". Rimasi folgorato dalla bellezza di quella musica. Così cercai di capire chi fossero ed una volta stabilito ho cercato tutto di loro , da Barrett in poi! Ho letto libri su di loro e li amo da morire. Ovviamente ho tutti i vinili, alcune rarità e bootleg. Come si fa a non amare una band del genere? Io ritengo che questo mio piccolo speciale sia misero di contenuti, perchè ci sarebbero litri di inchiostro da buttarci, ma per rendere l'idea penso che possa bastare.
    Io sabato sarò ospite al Pink Floyd Day a Milano, una giornata strepitosa con concerto, ospiti, mostre di vinili rari, foto, chitarre e molto di più. Sarò assieme a Dario salvatori (critico musicale anche con Quelli Della Notte, Domanica In....)e Giancarlo Bolther (Rock Impressions e Flash)e faremo un discorso sulla band.
    Qui dettagli: http://www.pinkfloydday.com/
    Ti saluto e ti ringrazio per la tua passione, ciao Salvatore

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  3. è sempre un piacere leggere le tue pagine e quando si tratta di Pink Floyd non si finisce mai di scrivere ...non basterebbe una vita per raccontare le loro imprese e quando vuoi ascoltare un loro brano non sai mai quale scegliere tanto son belli tutti,si qualcuno degli esordi un po difficile ma cio che mi ha colpito più di qualsiasi cosa è :
    che non puoi saltare da traccia a traccia come in un qualsiasi CD !E' come leggere un libro si va avanti seguendo un preciso "Ordine "una dopo l'altra si incastrano come un puzzle preciso e senza possibilità di errore.Mi compiaccio di averti conosciuto e sapere che anche per te la musica è una cosa che nessuno ti può togliere perchè l'hai dentro di Te !Lucio

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  4. Lucio, sei una persona speciale. Ti ho conosciuto al Pink Floyd Day e come me hai una passione spropositata, soprattutto per questa band! Sei speciale perchè ti trascina la sensibilità della musica, dono solo apparentemente per tutti, ma che in realtà non è. Grazie Lucio

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