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giovedì 9 maggio 2024

Merging Cluster

MERGING CLUSTER - Peak Of Ephemeral Light
Lizard Records
Genere: Neo Prog / Post Prog Moderno
Supporto: cd – 2024




Il Rock nel tempo si è ramificato in maniera imponente, tanto che oggi risulta molto difficile districarsi fra sonorità e nomi nei quali sono relegati certi tipi di suoni, quelli che noi chiamiamo comunemente generi. Nel lato più sinfonico del Rock sappiamo bene che il Progressive Rock ha fatto storia grazie all’uso delle tastiere, coadiuvando la chitarra elettrica sino agli anni ’60, protagonista indiscussa di questa musica. L’Heavy Metal verso la fine degli anni ’70 apre un nuovo scenario, inizialmente opposto al Prog, così come lo è stato anche il Punk, per poi convogliare a nozze con il successo dei Dream Theater in quello che ufficialmente chiameremo negli anni ’80 Progressive Metal. Nello stesso periodo risorge il classico Progressive Rock, assopito nella fine dei ’70 dalle nuove mode della disco, New Wave e appunto il Punk, questo rinascere avviene grazie a band come Marillion, IQ e Pendragon in primis, e porta il nome di Neo Prog. Se volete approfondire l’argomento, ne ho scritta la storia per arcana edizioni in un libro intitolato “Neo Prog – Storia E Discografia”. Punti di riferimento per questo stilnovo sono i Camel, i Genesis e i Pink Floyd. Ora vi chiedo, è possibile fondere il Metal al Neo Prog? Certo che sì, poi il risultato può non piacere a tutti, ma di certo fa parte della naturale evoluzione della musica con artisti che amano suonarla e basta, senza paletti restrittivi.
Così si adoperano i toscani Merging Cluster, che si fondano nell’ormai lontano 2010. Il genere proposto varia attraverso arpeggi e riff in stile Queensryche (altra band fondamentale per il Metal Prog), al Neo Prog classico, un connubio sicuramente affascinante per chi come me desidera dalla musica essere stupito, ma sempre con melodia in cattedra, in parole povere non attraverso un becero sperimentare con suoni complessi o composizioni senza capo né coda. Alla fine dell’ascolto in testa deve rimanere sempre qualcosa di gradevole. La band è composta da Gabriele Marconcini (Biofonia, Raven Sad) alla voce, Marco Casalini (Trigono, Profilo, Underskin) alla batteria, Roberto Manzani al basso, Gianfilippo Innocenti (Chaos Venture) alla chitarra ed Emiliano Galli (Esterhazy, Bifonia) alle tastiere.
Potremmo definire “Peak Of Ephemeral Light” il loro debutto discografico, anche se in realtà questo vede prendere luce in formato ep già nel 2014, ci pensa l’attenta Lizard Records a dare nuova linfa vitale a questo lavoro.
I dieci minuti abbondanti di “Dysrationalia” immerge immediatamente l’ascoltatore nel terreno più morbido dei Queensryche. Una ricerca per gli arrangiamenti ottimale risalta le qualità vocali di Marconcini e della composizione in senso generale, dove le tastiere sono a tratti protagoniste come la chitarra di Innocenti che si adopera in riff granitici e in assolo ponderati. L’andamento è altamente armonico.
“Peak Of Ephemeral Light” si addentra in un percorso misto fra il Neo Prog e il Metal Prog, per un risultato curato nei particolari. In questo caso buono il lavoro della ritmica basso e batteria e quando la chitarra elettrica si lancia, sono brividi sulla pelle. Fra i brani migliori sottolineo “Subjective Doubles Syndrome” perché qui i Merging Cluster osano di più, avvicinandosi ulteriormente ai Marillion periodo Fish (per il cantato) e agli IQ per la musica. Con “Gift Undeserved” il discorso è analogo al primo brano, mentre per “The Shadow Line” subentra l’introspezione, dove ogni suono è ponderato e avvolto nella velina della storia passata, compresa quella dei Porcupine Tree primi anni 2000. Il pezzo maggiormente aggressivo s’intitola “Planning The Renaissance”, “Land Of The Wait” è una carezza all’anima, mentre la conclusiva “Over [You]” chiude il cerchio con “Dysrationalia”.
Il disco ha una durata cospicua che si aggira attorno ai sessantasette minuti, tuttavia non ci sono veri e propri momenti di stanca, almeno per chi ama questo genere che non smette mai di far pensare durante l’ascolto, in fondo la musica è anche questo. Intrigante. MS





Versione Inglese:


MERGING CLUSTER - Peak Of Ephemeral Light
Lizard Records
Genre: Neo Prog / Modern Post Prog
Support: cd - 2024


Rock over time has branched out in an impressive way, so much so that today it is very difficult to disentangle the sounds and names in which certain types of sounds, what we commonly call genres, are relegated. In the more symphonic side of Rock we know well that Progressive Rock made history through the use of keyboards, assisting the electric guitar until the 1960s, the undisputed protagonist of this music. Heavy Metal towards the end of the 1970s opened a new scenario, initially opposed to Prog, as was also the case with Punk, only to convoy weddedly with the success of Dream Theater into what we will officially call in the 1980s Progressive Metal. In the same period the classic Progressive Rock, slumbered in the late 1970s by the new fashions of disco, New Wave and precisely Punk, was resurrected; this revival took place thanks to bands such as Marillion, IQ and Pendragon in primis, and bore the name Neo Prog. If you want to learn more about it, I have written about it for arcane editions in a book called "Neo Prog – Storia E Discografia".
Landmarks for this stylnovo are Camel, Genesis, and Pink Floyd. Now I ask you, is it possible to merge Metal with Neo Prog? Of course it is, then the result may not please everyone, but it is certainly part of the natural evolution of music with artists who just love to play it, without restrictive stakes.
This is how the Tuscan band Merging Cluster, which was founded as far back as 2010, works. The proposed genre varies through arpeggios and riffs in the style of Queensryche (another fundamental band for Metal Prog), to classic Neo Prog, a combination certainly fascinating for those who like me want from music to be amazed, but always with melody in the cathedra, in simple words not through a boorish experimenting with complex sounds or compositions without head or tail. At the end of listening in the head must always remain something pleasant. The band consists of Gabriele Marconcini (Biofonia, Raven Sad) on vocals, Marco Casalini (Trigono, Profilo, Underskin) on drums, Roberto Manzani on bass, Gianfilippo Innocenti (Chaos Venture) on guitar and Emiliano Galli (Esterhazy, Bifonia) on keyboards.
We could call "Peak Of Ephemeral Light" their debut record, although in fact this sees light in ep format as early as 2014, it takes care of the attentive Lizard Records to give new life to this work.
The ten-plus minutes of "Dysrationalia" immediately plunges the listener into the softer terrain of Queensryche. An optimal search for arrangements brings out the vocal qualities of Marconcini and of the composition in a general sense, where keyboards take center stage at times as does Innocenti's guitar, which engages in gritty riffs and thoughtful solos. The progression is highly harmonic.
"Peak Of Ephemeral Light" delves into a mixed path between Neo Prog and Metal Prog, for a result that is meticulous in its details. In this case good rhythmic bass and drum work and when the electric guitar launches, it is chills on the skin. Among the best tracks I emphasize "Subjective Doubles Syndrome" because here Merging Cluster dares more, coming even closer to Marillion period Fish (for the singing) and IQ for the music.
With "Gift Undeserved" the discourse is similar to the first track, while for "The Shadow Line" introspection takes over, where every sound is thoughtful and wrapped in the tissue of past history, including that of early 2000s Porcupine Tree. The most aggressive track is titled "Planning The Renaissance", "Land Of The Wait" is a caress to the soul, while the concluding "Over [You]" closes the circle with "Dysrationalia".
The album is conspicuous in length at around sixty-seven minutes, yet there are no real tired moments, at least for those who love this genre that never stops making you think while listening, after all, that is what music is all about. Intriguing. MS

 



lunedì 6 maggio 2024

Nagual

NAGUAL - And Once The Storm Is Over…
Orzorock Music
Genere: Hard Rock / Grunge
Supporto: cd / vinile / Digital




Il buon vecchio Hard Rock non tradisce mai, e fa piacere anche nei nostri tempi, incontrare band che si dedicano a questo tipo di sonorità, come segno di continuità dopo mezzo secolo di sopravvivenza.
In Italia, uno dei nomi più ricorrenti è quello dei Nagual, formazione proveniente dalla provincia di Piacenza e attiva dal 2006. Rilasciano nel tempo sette album e oggi ritornano con “And Once The Storm Is Over…”.
Dopo diversi cambi di line up nel percorso della loro esistenza, i Nagual oggi sono un sestetto composto da Luca Sabia (voce e chitarra), Davide Belfiglio (chitarra), Giulio Armanetti (basso), Claudio Bianchi (batteria), G. Fabrizio Defacqz (tastiere e voce), e Sara Battisteri (voce).
Il Nagual è uno spirito guida, secondo la mitologia azteca è uno spirito totemico, il nome si adatta perfettamente anche alla causa Rock, la band infatti ci conduce come un Cicerone verso un viaggio nella musica Hard Rock, quella fondamentale che ci hanno tramandato bands come Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath e molte altre ancora. Tuttavia il loro sound è contaminato anche dal genere Grunge.
Quindi di acqua sotto i ponti ne è passata dopo la nascita del progetto, questo fa intendere una preparazione e un’esperienza alle spalle notevole, dettata soprattutto dalle numerose date live e dalla passione primordiale di esibirsi in cover di gruppi storici, tutto questo forgia la band e la compatta in tutti i reparti rendendola un’unica macchina da guerra. “And Once The Storm Is Over…” si presenta con otto brani a iniziare proprio dalla breve title track che funge da intro.
“Going Nowhere” presenta il loro modo d’intendere odierno di questo stile, sporcato anche da una pennellata di Punk. Le chitarre si lanciano in brevi assolo al fulmicotone, ma di base è il motivo orecchiabile a predominare sull’ascolto. Ottima la prova vocale di Sabia. “Fading Away” è il lato più delicato del sound, una ballata vigorosa oltre che di classe impreziosita dalle coralità di Battisteri. “Too Far Gone!” è ruffiana al punto giusto, come un gatto che ti si sfrega sulle gambe e che riesce a comprarti in un attimo. La ritmica è pulita, l’accoppiata Armanetti/Bianchi lavora all’unisono mentre le tastiere in stile AOR, riempiono il suono rendendolo maggiormente accattivante. Ci si può scatenare in “Life Kills You”, canzone perfetta per le esibizioni dal vivo con un riff irresistibile. Fra i brani che maggiormente ho apprezzato, nomino “Where Memories Are Blind”, vuoi per quel sentore vintage, ma anche per una maggiore cura di passaggi intriganti e poi… La chitarra…
Pieno di energia con “Wildfire”, qui sono gli anni ’80 a palesarsi, mentre la conclusiva “Waterwall” con i sei minuti abbondanti mostra le dote strumentali dei componenti fra cambi di tempo e delicati interventi vocali.
Questa musica porta il testimone di un indelebile passato che mai dovremmo dimenticare, ma i Nagual lo fanno con personalità attraverso uno sguardo al suono moderno, ciò porta freschezza all’insieme che defluisce con estremo piacere. Un disco da ascoltare in tutti i luoghi, specialmente in auto durante un bel viaggio. MS





Versione Inglese: 


NAGUAL - And Once The Storm Is Over...
Orzorock Music
Genre: Hard Rock / Grunge
Support: cd / vinyl / Digital


Good old Hard Rock never betrays, and it is a pleasure, even in our times, to meet bands dedicated to this kind of sound, as a sign of continuity after half a century of survival.
In Italy, one of the most recurring names is Nagual, a formation from the province of Piacenza and active since 2006. They release seven albums over time and today they return with "And Once The Storm Is Over...."
After several lineup changes in the path of their existence, Nagual today is a sextet composed of Luca Sabia (vocals and guitar), Davide Belfiglio (guitar), Giulio Armanetti (bass), Claudio Bianchi (drums), G. Fabrizio Defacqz (keyboards and vocals), and Sara Battisteri (vocals).
Nagual is a spirit guide, according to Aztec mythology it is a totemic spirit, the name also fits perfectly with the Rock cause, the band in fact leads us like a Cicerone to a journey in Hard Rock music, the fundamental one that bands like Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath and many others have handed down to us. However, their sound is also contaminated by the Grunge genre.
So water under the bridge has passed since the birth of the project, this suggests considerable preparation and experience behind it, dictated mainly by the numerous live dates and the primordial passion to perform covers of historical bands, all of which forges the band and compacts it in all departments making it a unique war machine. "And Once The Storm Is Over..." features eight tracks starting with the very short title track that serves as the intro.
"Going Nowhere" presents their present-day understanding of this style, also soiled with a brushstroke of Punk. The guitars launch into short, lightning-fast solos, but basically it is the catchy tune that dominates the listening. Sabia's vocal performance is excellent. "Fading Away" is the gentler side of the sound, a vigorous as well as classy ballad enhanced by Battisteri's choruses. "Too Far Gone!" is pandering to the point, like a cat rubbing up against your legs that can buy you in a heartbeat. The rhythm is clean, the Armanetti/Bianchi pairing working in unison while the AOR-style keyboards, fill out the sound making it more catchy. One can go wild in "Life Kills You", a song perfect for live performances with an irresistible riff. Among the tracks I enjoyed the most, I nominate "Where Memories Are Blind", either for that vintage hint, but also for more care in intriguing passages and then... The guitar...
Full of energy with "Wildfire", here it is the 80s that become apparent, while the concluding "Waterwall" with its abundant six minutes shows the instrumental talents of the components between tempo changes and delicate vocal interventions.
This music bears the witness of an indelible past that we should never forget, but Nagual do it with personality through a look at the modern sound, this brings freshness to the whole that flows with extreme pleasure. A record to listen to in all places, especially in the car on a good trip. MS

 





  

domenica 5 maggio 2024

Mac/Corlevich

MAC/CORLEVICH – Rain Or Shine
Autoproduzione / XO La factory / Peyote Creativity Contamination System
Distribuzione: The Orchard Direct
Genere: Alternative Folk
Supporto: cd/lp/digital – 2024




Spesso capita che certi connubi artistici portino alla realizzazione di lavori affascinanti. Non sempre mondi distanti messi assieme sono necessariamente incongruenti, anzi, nuove soluzioni specie in ambito musicale sono bene accette, atte a portare una ventata di aria fresca se non addirittura a scoprire nuovi punti di riferimento.
Anche in Italia siamo favorevoli a certi innesti, certamente ogni artista ha un proprio background culturale spesso riconducibile a un passato con cui è cresciuto musicalmente, come nel caso di questo debutto veronese per opera di Cristiano Mecchi (voce) e Davide Corlevich (chitarra) denominato Mac/Corlevich. Due differenti sensibilità, una legata al Folk chitarristico con tanto di fingerpicking e l’altra prossima al contesto americano della prima metà degli anni ’90, portano a creare un genere alternativo consigliato agli amanti di Mark Lanegan, Johnny Cash, Chris Cornell, Gram Parson e John Moreland.
L’album è costituito di dieci brani non di lunga durata, la media per ognuno si aggira attorno ai tre minuti, tutto ciò a manifestare l’intenzione del duo di badare al sodo. L’idea è giusta, tanto che l’insieme acquista in fluidità, a partire da “Machines”, una composizione che potrebbe benissimo risiedere nella discografia di Simon & Garfunkel, dove gli anni ’60 e ’70 la fanno da padrona. Leggerezza e riflessione lasciano adito a un imminente volo pindarico che avviene in “A Place Called Home”. La bella voce di Mecchi (NeXus, 3tons, Poseydon, Supergonzo e Oui The North) ben si sposa con il suono caldo della chitarra per tutto l’arco del viaggio.
“Farewell Kisses” tratta di un imminente addio che conduce a cercare nuove opportunità, lasciando adito anche alle incertezze e alle paure. Si è al cospetto di una ballata con sfondo malinconico impreziosita da coralità e fischio d’accompagnamento.
Un raggio di sole appare in “Rain Or Shine”, ballata Folk orecchiabile e trascinante dove un moderno Bob Dylan fa una breve apparizione. Le dita volano leggere fra le corde in un arpeggio semplice ma non banale.
Non si resta indifferenti all’ascolto di “The Slowest Candle”, qui l’America è nella mente in un intreccio di emozioni rassicuranti e quando subentrano per la prima volta la batteria e il basso, tutto assume un significato profondo. “The Porch Song” è uno strumentale con accordatura aperta, un solo di chitarra che s’impegna in una descrizione paesaggistica ad ampio spettro. Un brano che fa davvero stare bene.
Segue un omaggio a Chris Cornell con “Let Your Eyes Wander” per poi gettarsi nuovamente nell’intimo, nella bellezza, e nell’autenticità di “Something Beautiful”. “A New Tomorrow” è un inno alla meraviglia, ispirato da una scena reale e da riflessioni esistenziali. L’interpretazione è sentita e perfetta narratrice. La chiusura spetta a “Adore The Sun”, ed è autunno.
“Rain Or Shine” è un debutto soffice, dove l’anima viene messa a nudo in pasto all’ascoltatore al quale auguro un sincero buon appetito! MS


ASCOLTO: https://maccorlevich.bandcamp.com/




Versione Inglese: 


MAC/CORLEVICH - Rain Or Shine
Self-production / XO La factory / Peyote Creativity Contamination System
Distribution: The Orchard Direct
Genre: Alternative Folk
Support: cd/lp/digital - 2024


It often happens that certain artistic combinations lead to the creation of fascinating works. Not always distant worlds put together are necessarily incongruent, on the contrary, new solutions especially in music are welcome, apt to bring a breath of fresh air if not even to discover new points of reference.
Even in Italy we are in favor of certain grafts, certainly each artist has his own cultural background often traceable to a past with which he grew up musically, as in the case of this Verona debut by Cristiano Mecchi (vocals) and Davide Corlevich (guitar) called Mac/Corlevich. Two different sensibilities, one related to guitar-driven Folk with lots of fingerpicking and the other close to the American context of the first half of the 1990s, lead to the creation of an alternative genre recommended for lovers of Mark Lanegan, Johnny Cash, Chris Cornell, Gram Parson and John Moreland.
The album consists of ten tracks that are not long in duration, the average for each being around three minutes, all of which manifests the duo's intention to mind their business. The idea is right, so much so that the whole gains in fluidity, starting with "Machines", a composition that could well reside in Simon & Garfunkel's discography, where the '60s and '70s hold sway. Lightness and reflection give way to an imminent pindaric flight that occurs in "A Place Called Home". Mecchi's (NeXus, 3tons, Poseydon, Supergonzo, and Oui The North) beautiful vocals blend well with the warm guitar sound throughout.
"Farewell Kisses" deals with an impending farewell that leads to seeking new opportunities, while also leaving room for uncertainties and fears. One is in the presence of a ballad with a melancholy backdrop embellished with accompanying chorus and whistle.
A ray of sunshine appears in "Rain Or Shine", a catchy and driving Folk ballad where a modern Bob Dylan makes a brief appearance. Fingers fly lightly between the strings in a simple but not trite arpeggio.
One is not left unmoved when listening to "The Slowest Candle", here America is in the mind in an interweaving of soothing emotions, and when the drums and bass take over for the first time, everything takes on deep meaning. "The Porch Song" is an instrumental with open tuning, a guitar solo that engages in wide-ranging landscape description. A track that really makes you feel good.
A tribute to Chris Cornell follows with "Let Your Eyes Wander" and then we throw ourselves back into the intimacy, beauty, and authenticity of "Something Beautiful". "A New Tomorrow" is an ode to wonder, inspired by a real-life scene and existential reflections. The performance is heartfelt and perfect storytelling. Closure falls to "Adore The Sun", and it's autumn.
"Rain Or Shine" is a soft debut, where the soul is laid bare for the listener to whom I wish a sincere good appetite! MS

 

 




 

giovedì 2 maggio 2024

Riccardo Zappa

RICCARDO ZAPPA – Gabri Flies To Italy
Micio Poldo Edizioni Musicali
Distribuzione: G.T. Music Distribution
Genere: Virtuoso chitarra
Supporto: cd – 2024




Il nome di Riccardo Zappa nell’ambito musicale è rinomato, un chitarrista che nel tempo si è saputo ritagliare un posto d’onore grazie alle numerose collaborazioni e una discografia invidiabile di oltre venti dischi in studio.
La carriera è ricca di sperimentazione, iniziando dalla chitarra a dodici corde passando per la musica classica ed elettronica, pur restando fedele al mondo della canzone. Allievo di Miguel Ablóniz muove i primi passi nel 1969 con Fiorella Mannoia e il brano “Le Ciliegie”. Il primo album solista risale al 1974 intitolato “Aulehla & Zappa”, segue il tour con Eros Ramazzotti nel 1985, oltre collaborazioni con artisti del calibro di Antonello Venditti, Eugenio Finardi, Mia Martini, Mina, Giorgio Gaber e Gino Paoli. Secondo un referendum indetto dalla rivista Guitar Club, Riccardo Zappa è risultato il migliore chitarrista acustico italiano per cinque anni consecutivi, dopodiché è stato dichiarato non più votabile. Viene da se un nutrito palmares di riconoscimenti pubblici. Questo in grandi linee è Riccardo Zappa, chitarrista considerevole dalle alte qualità tecniche e con un gusto per la composizione altamente spiccato.
L’accurato lavoro di Vannuccio Zanella e di Antonino Destra porta oggi Zappa a realizzare “Gabri Flies To Italy”, disco di sette brani dedicati al fratello Gabriele contenuti in un artwork per opera di Ondemedie. Le belle fotografie interne di Marina Capaldi mostrano l’artista con la sua chitarra e il mare, esatta trasposizione di quello che poi si andrà ad ascoltare. Nel disco si apprezza il ritorno di Zappa alle sei e dodici corde. Assieme a lui partecipano ai cori Roberta Frighi, Simona Santia, Ennio Zanini e Nicola Gargaglia, oltre a Stefano Franzoni (primo mandolino), Anna Morelli (secondo mandolino), Enrico Melli (mandola tenore), Edoardo Farina (mandoloncello), e all’Orchestra Plettro Guido Neri di Ferrara.
Il primo brano è proprio la title track dell’album, una suite di diciannove minuti dove le corde strumentali rilasciano suoni estesi, che si alternano a istanti pieni di patos. La cura per i suoni impreziosisce l’ascolto, specialmente durante gli arrangiamenti elettronici, una vera e propria colonna sonora per lande estese, dove la solarità riscalda lo stato d’animo.
La tecnica espressa durante l’esibizione fa da supporto alla melodia e non la sostituisce mai, i cambi di ritmo poi non sono altro che una staffetta emotiva per un ascolto continuo senza momenti di stanca. L’uso delle coralità rimanda la memoria agli anni ’70, quando un certo Ennio Morricone si dilettava in piccole gemme sonore. Malinconia e delicatezza avvolgono l’ambiente a noi circostante.
Una tela piena di colori tenui è affrescata in “Harmonios” grazie al quartetto di mandolini, i quali donano all’insieme tanta mediterraneità legata alla storia antica della nostra tradizione musicale.
“Sanvalentiniana” traspira amore in un giro armonico che sembra essere ragionato a ogni tocco delle corde. Quando il ritmo subentra, tutto vive di luce propria.
Un salto nel tempo a ritroso con “Inno”, un movimento classico in cui la personalità prende le redini del gioco. Qui Zappa dimostra a pieno le capacità sia tecniche sia compositive con maestria.
“Suonami Una Nota” dona vigore all’ascolto alzandone i toni pur avendo di base un folclore atavico dal quale risulta difficile distaccarsi, in fondo queste sonorità tutti noi le abbiamo incastonate nel DNA. In “Nimaster Ego” ritornano le coralità e l’elettronica, in un gioco fra dissolvenza ed echi che fanno da sfondo al suono della chitarra. La breve “L’Attesa” chiude l’album in maniera acustica e sentita, uno dei momenti emotivamente più alti dell’insieme.
Riccardo Zappa riesce a far parlare le mani con garbo e sensibilità, senza mai alzare i toni più del necessario, a testimonianza di una maturità artistica solida acquisita nel tempo. Questi sono artisti di cui andare orgogliosi, guai ignorarli, soprattutto oggi in un momento in cui l’arte si è drasticamente miscelata al qualunquismo approssimativo e becero. Concedetevi una coccola con “Gabri Flies To Italy”, e non sorprendetevi se vi scenderà anche qualche lacrima. MS 







Versione Inglese:


RICCARDO ZAPPA - Gabri Flies To Italy
Micio Poldo Music Editions
Distribution: G.T. Music Distribution
Genre: Virtuoso guitar
Support: cd - 2024


Riccardo Zappa's name in the music business is renowned, a guitarist who has carved out a place of honor over time thanks to numerous collaborations and an enviable discography of over twenty studio records.
His career is rich in experimentation, starting with twelve-string guitar and moving through classical and electronic music, while remaining faithful to the world of song. A student of Miguel Ablóniz he took his first steps in 1969 with Fiorella Mannoia and the song "Le Ciliegie". His first solo album was in 1974 entitled "Aulehla & Zappa", followed by a tour with Eros Ramazzotti in 1985, as well as collaborations with the likes of Antonello Venditti, Eugenio Finardi, Mia Martini, Mina, Giorgio Gaber and Gino Paoli. According to a referendum held by Guitar Club magazine, Riccardo Zappa was the best Italian acoustic guitarist for five consecutive years, after which he was declared no longer eligible to vote. A large palmares of public recognition comes with it. This in broad strokes is Riccardo Zappa, a considerable guitarist with high technical qualities and a highly marked taste for composition.
The painstaking work of Vannuccio Zanella and Antonino Destra now leads Zappa to release "Gabri Flies To Italy", an album of seven tracks dedicated to his brother Gabriele contained in artwork by Ondemedie. The beautiful interior photographs by Marina Capaldi show the artist with his guitar and the sea, an exact transposition of what you will later hear. Zappa's return to the six and twelve strings is appreciated on the disc. Joining him on the choruses are Roberta Frighi, Simona Santia, Ennio Zanini, and Nicola Gargaglia, as well as Stefano Franzoni (first mandolin), Anna Morelli (second mandolin), Enrico Melli (tenor mandola), Edoardo Farina (mandoloncello), and the Guido Neri Plectrum Orchestra of Ferrara.
The first track is precisely the album's title track, a nineteen-minute suite where the instrumental strings release extended sounds, alternating with moments full of pathos. The care for sounds embellishes the listening, especially during the electronic arrangements, a real soundtrack for extended moors, where the sunshine warms the mood.
The technique expressed during the performance acts as a support to the melody and never replaces it, the changes of rhythm then are nothing more than an emotional relay for continuous listening without moments of fatigue. The use of chorality harkens back to the 1970s, when a certain Ennio Morricone delighted in little sound gems. Melancholy and delicacy envelop the environment around us.
A canvas full of soft colors is frescoed in "Harmonios" thanks to the quartet of mandolins, which give the ensemble so much Mediterranean-ness linked to the ancient history of our musical tradition.
"Sanvalentiniana" breathes love in a harmonic turn that seems to be reasoned with every touch of the strings. When the rhythm takes over, everything lives by its own light.
Flash back in time with "Inno", a classic movement in which personality takes the reins. Here Zappa fully demonstrates both technical and compositional skills with mastery.
"Suonami Una Nota" lends vigor to the listening experience by raising the tones while having an atavistic folklore base from which it is difficult to detach, after all, these sounds we all have embedded in our DNA. In "Nimaster Ego" the chorality and electronics return, in a play between fading and echoes that serve as a backdrop for the guitar sound. The short "L'Attesa" closes the album in an acoustic and heartfelt way, one of the highest emotional moments of the whole.
Riccardo Zappa manages to let his hands speak with grace and sensitivity, never raising the tone more than necessary, a testament to a solid artistic maturity acquired over time. These are artists to be proud of, woe ignore them, especially today at a time when art has been drastically mixed with sloppy, boorish qualunquism. Treat yourself to a cuddle with "Gabri Flies To Italy", and don't be surprised if a few tears drop as well. MS





domenica 28 aprile 2024

Arcansiel

ARCANSIEL – Hard Times
Ma. Ra. Cash Records
Genere: Rock Progressivo / Canterbury
Supporto: cd / Bandcamp





Era il lontano 1988 quando uscì il debutto ufficiale “Four Daisies” della band italiana Arcansiel, e per me fu una piacevole sorpresa che allettò fiducia nelle band nostrane nei confronti  del genere Neo Prog. Non a caso, qui i riferimenti ai Marillion non furono modici. In seguito fra cambi di line up, il passare dei tempi e delle mode, gli Arcansiel rilasciarono altri tre album acquistando una propria identità maggiormente distaccata dalle origini. Nel 2004 uscì la raccolta di best of “Swimming In The Sand”, ma se vogliamo analizzare, il vero ultimo disco in studio risale al lontano 1994 intitolato “Normality Of Perversion”, di ben trent’anni fa. E’ per questo che oggi accolgo l’uscita di “Hard Times” con grande sorpresa e piacere. Uno sguardo alla formazione mi fa capire che il batterista Gianni Lavagno è l’unico superstite della line up originale, ne conseguo che è il detentore del logo Arcansiel, ripongo quindi attese pregne di curiosità su come si sia sviluppato il sound odierno della band. Completano la band Marco Leccese (voce), Felice Lombardo (basso), Davide Sorella (tastiere), e Sebastiano Valvo (chitarre, voce).
“Hard Times” tratta lo scenario attuale societario, con uno sguardo approfondito nei confronti dell’ambientalismo, una disamina su come il pianeta terra vada incontro a importanti danni ecologici. Questo viene analizzato immediatamente nel primo brano suite di diciotto minuti intitolato “Too Late”.
Sin dalle prime note evinco un attaccamento viscerale alle radici del genere, atmosfere anni ’70 prevalgono su tutte per l’uso delle tastiere. I Genesis salgono in cattedra, tuttavia caldi interventi di basso s’interpongono facendo scivolare le ambientazioni in un jazz perfettamente incastonato nel contesto. L’uso delle coralità funziona, così i cambi di tempo, pane quotidiano del Prog fans. Altro tassello di questo puzzle sonoro è quello degli interventi della chitarra, pulita, precisa e rispettosa del passato. Le fughe strumentali prossime al classicismo sono sorprendenti per freschezza, dimostranti non soltanto una preparazione tecnica notevole dei componenti, bensì un’accortezza per le buone melodie davvero invidiabile, in genere non abbordabile a tutti i compositori. La suite è composta da Davide Sorella.
“Puppets & Puppeteers” ha una ritmica incisiva, giustamente vigorosa per fare da colonna sonora a un concetto odierno trattato spesso da tutti noi, ossia l’uso distorto della comunicazione on line che va a imbruttire culturalmente un intero popolo stordendolo e rendendolo prossimo a una marionetta.
Riflessiva "Heaven Is Not Here" di Felice Lombardo, addolcita da arpeggi toccanti. E’ la storia di una donna sedotta da promesse, costretta a lasciare la propria terra per amore.
Sorprendente la finale "My Old Same Mistakes" con interventi medievaleggianti, Prog Jazz, e Scuola Di Canterbury. Qui si parla dell’insicurezza dell’uomo e di conseguenza della preoccupazione per il futuro.
Mi viene spontaneo porgere un sincero ringraziamento a Gianni Lavagno per aver riportato all’attenzione del pubblico questa band storica dai lineamenti gentili. “Hard Times” non è soltanto un disco di Rock Progressivo mordi e fuggi come spesso è capitato di ascoltare, bensì un lavoro completo adatto a tutti i gusti, quindi rivolto a un pubblico ampio, un poco come hanno saputo fare negli anni le nostrane Orme. Bentornati Arcansiel. MS






Versione Inglese:


ARCANSIEL - Hard Times
Ma. Ra. Cash Records
Genre: Progressive Rock / Canterbury
Support: cd / Bandcamp


It was way back in 1988 when the official debut "Four Daisies" by the Italian band Arcansiel was released, and for me it was a pleasant surprise that enticed confidence in homegrown bands towards the Neo Prog genre. Not surprisingly, here the references to Marillion were not modest. Later between line up changes, the passing of times and fashions, Arcansiel released three more albums acquiring their own identity more detached from their origins. In 2004 the best-of collection "Swimming In The Sand" was released, but if we want to analyze, the real last studio album dates back to the distant 1994 titled "Normality Of Perversion", a good 30 years ago. That is why I welcome the release of "Hard Times" today with great surprise and pleasure. A glance at the lineup makes me realize that drummer Gianni Lavagno is the only survivor of the original line up, I follow that he is the holder of the Arcansiel logo, I therefore place expectations full of curiosity about how the band's sound has developed today. Completing the band are Marco Leccese (vocals), Felice Lombardo (bass), Davide Sorella (keyboards), and Sebastiano Valvo (guitars, vocals).
"Hard Times" deals with the current societal scenario, with an in-depth look towards environmentalism, an examination of how planet earth is going through major ecological damage. This is analyzed immediately in the first eighteen-minute suite track entitled "Too Late".
From the first notes I evince a visceral attachment to the roots of the genre, 1970s atmospheres prevail over all by the use of keyboards. Genesis takes the lead, yet warm bass interventions interpose themselves by slipping the settings into a jazz perfectly set in context. The use of chorality works, so do the tempo changes, the bread and butter of Prog fans. Another piece of this sonic puzzle is that of the guitar interventions, clean, precise and respectful of the past. The instrumental fugues close to classicism are surprising in their freshness, demonstrating not only a remarkable technical preparation of the components, but a truly enviable shrewdness for good melodies, not usually affordable to all composers. The suite is composed by Davide Sorella.
"Puppets & Puppeteers" has an incisive, rightly vigorous rhythmic beat to serve as a soundtrack to a present-day concept often dealt with by all of us, namely the distorted use of online communication that goes on to culturally imbrue an entire people by stunning them and making them close to a puppet.
Reflective "Heaven Is Not Here" by Felice Lombardo, softened by touching arpeggios. It is the story of a woman seduced by promises, forced to leave her homeland for love.
Surprising is the final "My Old Same Mistakes" with medievalist interventions, Prog Jazz, and School Of Canterbury. Here it speaks of man's insecurity and consequently concern for the future.
It occurs to me to offer sincere thanks to Gianni Lavagno for bringing this historical band with gentle features back to the public's attention. "Hard Times" is not just a hit-and-miss Progressive Rock record as we have often heard, but a complete work suitable for all tastes, thus aimed at a wide audience, a little like our own Orme have been able to do over the years. Welcome back Arcansiel. MS

 

 

 




venerdì 26 aprile 2024

Fabrizio Tavernelli

FABRIZIO TAVERNELLI -  Resa Incondizionata
Lo Scafandro / Audioglobe
Genere: Cantautore / Alternative
Supporto: cd / Digital – 2024




L’artista Fabrizio Tavernelli si è saputo ritagliare nel tempo un posto in luce nel cantautorato, grazie al modo di affrontare i temi sociali e a uno stile musicale decisamente personale, fra influenze Punk, psichedeliche e uno sguardo agli anni ‘80. Cantante, produttore, musicista, scrittore. Attivo negli anni ’80 con En Manque D’Autre e dal ’93 al 1999 con gli AFA, con i quali incide per Sugar di Caterina Caselli e Dischi del Mulo/Consorzio Produttori Indipendenti.
Sei gli album che ha rilasciato dal 2010 dimostrandosi attento analizzatore dei tempi. Con “Resa Incondizionata” le tematiche cambiano rispetto al passato, questa volta una nube di pessimismo tronca di netto la voglia di sperare, costruire, credere, lasciando una fievole speranza all’avvento di un popolo extraterrestre che possa intervenire sul genere umano, un poco come cantava Eugenio Finardi nella famosa “Extraterrestre”.
Spendo immediatamente due parole per l’artwork a cura di Marco Marastoni (Gruppo Saldatori SRL), davvero intrigante con delle belle immagini che accompagnano i testi facendo immergere l’ascoltatore a pieno titolo nei racconti. Ho sempre apprezzato e sottolineato coloro che hanno capito l’importanza di associare indelebilmente immagini/musica e Tavernelli sposa in pieno questa nobile causa.
Ecco alcuni estratti del pensiero dell’autore: “Dichiaro la mia Resa Incondizionata alle opposte fazioni, alle opposte tifoserie.
Dichiaro la mia Resa Incondizionata al gigantismo e ai grandi eventi.
Dichiaro la mia Resa Incondizionata al guittismo di corte.
Dichiaro la mia Resa Incondizionata alle intelligenze Artificiali/Artificiose, ho nostalgia delle leggi della robotica.
Dichiaro la mia Resa Incondizionata all'isteria, allo stato di emergenza perenne.
Dichiaro la mia Resa Incondizionata alla Psicopolizia, alle armi, alle guerre tra i poveri del pianeta, alle guerre per procura, alle sceneggiature di guerra, ai set cinematografici/bellici, al giornalismo embedded, alle guerre perse in partenza, a chi si pulisce il sedere con la mia bandiera bianca.
Mi arrendo a tutte le propagande. Viva gli alieni, la fauna allogena, l'esobiologia, la zombitudine.”.
La riuscita dell’album è avvenuta grazie al crowdfunding, e tutti coloro che hanno partecipato sono menzionati all’interno dell’edizione cartonata del disco.
Con “Gigantismo” l’autore inizia il percorso sonoro, e che non sia musica scontata si apprende immediatamente sin dai primi passaggi che lasciano spazio a differenti innesti acidi, duri, psichedelici tendenti a un dotto Punk moderno. Con lui suonano Marco Santarello (chitarra, cori), Alessandro De Nito (minimoog), Marco Tirelli (basso) e Lorenzo Lusvardi (batteria) che è anche colui che segue le registrazioni effettuate al Teatro Asioli Di Correggio. “Pomodori” vede Giorgio Canali alla voce e armonica, qui le atmosfere diventano ancor più grevi e pessimistiche, un senso di alienazione accoglie lo stato d’animo. Solo il ritornello riesce a stemperare il tutto. Tavernelli canta e recita i testi con veemenza, un evidenziatore per le parole scritte.
“Ci Sta” stempera l’ambiente con piano e voce, una ballata profonda, dove la musica scalda il cuore come certe ballate dei Blackfield. Il movimento è impreziosito dalla viola di Maria Stefancu.
Un'altra carta vincente è la cura per gli arrangiamenti, cosa che purtroppo oggi troppo spesso viene a mancare. Intrigante la ritmica di “Neuroni Specchio” con sprazzi Funk in una sorta di Daniele Silvestri corrucciato in cui viene preso in analisi il carattere forgiato dagli eventi di Tavernelli.
Segue “Il Gioco Non Vale La Candela”, dolorosa considerazione sulla vita in una punta di ottimismo riversata dentro una musica gradevole, e un bell’intervento strumentale nella parte centrale.
“Immolarsi E’ Immorale” ha una cura dei particolari che la rende una ballata profonda. Il brano più lungo dell’album con i sette minuti abbondanti s’intitola “Afa 2023”, l’uso della voce è ancora una volta miscelata fra canto e recita. La chitarra è dura e dialoga con la voce. All’opposto è la breve danzereccia e ironica “Atetigira”. “Pangasio” fa il verso ai Negroamaro, ma è solo un’apparenza, perché il seguito è incastonato nel mondo personale di Tavernelli. Con “Metti Il Mulo” non ci si discosta molto da quanto genericamente descritto, e la chiusura spetta alla strumentale “In Definitiva” con Manitù Rossi al clarino, un pezzo dagli sprazzi psichedelici.
“Resa Incondizionata” è un album lucido, maturo, ironico, ficcante, diretto e senza filtro, come dovrebbe essere un lavoro di un cantautore che di certo non segue la massa e che si vuole sentire libero, come in teoria dovremmo esserlo tutti… Ma lo siamo? MS





Versione Inglese:


FABRIZIO TAVERNELLI – Resa Incondizionata
Lo Scafandro / Audioglobe
Genre: Songwriter / Alternative
Support: cd / Digital - 2024


Artist Fabrizio Tavernelli has been able to carve out a place for himself in the singer-songwriter spotlight over time, thanks to his way of dealing with social issues and a decidedly personal musical style, amid Punk, psychedelic influences and a glimpse of the 1980s. Singer, producer, musician, writer. Active in the 1980s with En Manque D'Autre and from '93 to 1999 with AFA, with whom he recorded for Caterina Caselli's Sugar and Dischi del Mulo/Consorzio Produttori Indipendenti.
Six albums he has released since 2010 proving to be a careful analyzer of the times. With "Resa Incondizionata" the themes change from the past, this time a cloud of pessimism sharply truncates the desire to hope, to build, to believe, leaving a faint hope for the advent of an extraterrestrial people who can intervene on the human race, a little like Eugenio Finardi sang in the famous "Extraterrestre”.
I immediately spend two words for the artwork by Marco Marastoni (Gruppo Saldatori SRL), really intriguing with beautiful images that accompany the lyrics making the listener fully immerse in the stories. I have always appreciated and emphasized those who understood the importance of indelibly associating images/music, and Tavernelli fully espouses this noble cause.
Here are excerpts of the author's thoughts, "I declare my Unconditional Resentment to the opposing factions, to the opposing fans.
I declare my Unconditional Surrender to gigantism and big events.
I declare my Unconditional Resignation to court guittism.
I declare my Unconditional Resignation to Artificial/Artificial intelligences, I long for the laws of robotics.
I declare my Unconditional Resignation to hysteria, to the perpetual state of emergency.
I declare my Unconditional Surrender to Psychopolitics, to weapons, to wars among the poor of the planet, to proxy wars, to war scripts, to film/war sets, to embedded journalism, to wars lost at the start, to those who wipe their butts with my white flag.
I surrender to all propaganda. Long live aliens, allogenic fauna, exobiology, zombification."
The success of the album came about through crowdfunding, and all those who participated are mentioned inside the hardback edition of the record.
With "Gigantismo" the author begins the sonic journey, and that it is not obvious music one learns immediately from the first passages that leave room for different acid, hard, psychedelic grafts tending to a modern Punk duct. Playing with him are Marco Santarello (guitar, backing vocals), Alessandro De Nito (minimoog), Marco Tirelli (bass) and Lorenzo Lusvardi (drums), who is also the one who follows the recordings made at Teatro Asioli Di Correggio. "Pomodori" features Giorgio Canali on vocals and harmonica; here the atmospheres become even more grim and pessimistic, a sense of alienation greets the mood. Only the refrain manages to dilute it. Tavernelli sings and recites the lyrics vehemently, a highlighter for the written words.
"Ci Sta" dilutes the mood with piano and vocals, a deep ballad where the music warms the heart like certain Blackfield ballads. The movement is enhanced by Maria Stefancu (viola).
Another trump card is the care taken with the arrangements, something that is unfortunately too often lacking today. Intriguing is the rhythmic "Neuroni Specchio" with flashes of Funk in a sort of rangy Daniele Silvestri in which the character forged by Tavernelli's events is examined.
"Il Gioco Non Vale la Candela" follows, a painful consideration of life with a hint of optimism poured inside pleasant music, and a nice instrumental intervention in the middle section.
"Immolarsi E’ Immorale" has an attention to detail that makes it a deep ballad. The longest track on the album with the full seven minutes is titled "Afa 2023," the use of vocals is again mixed between singing and acting. The guitar is harsh and dialogues with the voice. At the opposite end of the spectrum is the short, ironic dancey "Atetigira". "Pangasio" harkens back to Negroamaro, but it is only an appearance, because the sequel is embedded in Tavernelli's personal world. With "Metti Il Mulo", there is not much of a departure from what is generically described, and closure falls to the instrumental "In Definitiva" with Manitù Rossi on clarinet, a piece with psychedelic flashes.
"Resa Incondizionata" is a lucid, mature, ironic, prickly, direct and unfiltered album, as should be the work of a singer-songwriter who certainly does not follow the masses and who wants to feel free, as in theory we all should be... But we are? MS

 




martedì 23 aprile 2024

Prowlers

PROWLERS – Orchidea
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: Digital / cd / lp - 2024




Fra le band più importanti della nuova scena Progressiva italiana vanno annoverati i Prowlers del tastierista Alfio Costa.
Ne è passata d’acqua sotto i ponti dall’esordio “Morgana” del 1994, e con sei album in studio e un live, oggi i bergamaschi ritornano con “Orchidea” dopo numerose vicissitudini e defezioni. L’esperienza annosa che vede iniziare nel 1985, porta la band a realizzare nel tempo un crescendo qualitativo enorme, conquistando il pubblico e la critica disco dopo disco.  Nel 1998 subiscono un temporaneo stop per poi riformarsi nel 2010.
Le prime idee su “Orchidea” sono abbozzate nel 2018, ma sappiamo bene cosa è poi accaduto, fra pandemie, guerre (purtroppo ancora in atto) e quant’altro. Come se non bastasse, i Prowlers subiscono la prematura dipartita di Marco Premoli, bassista dal 1992 al 1995, oltre che l’abbandono di Stefano Piazzi, storico chitarrista e compositore di buona parte della musica contenuta in quest’album. Il musicista è sostituito da Fulvio Rizzoli, strumentista dal tocco maggiormente Rock.
Quindi oggi la formazione vede Laura Mombrini alla voce, cori e controcanti, Cristina Lucchini voce, cori e controcanti, Bobo Aiolfi al basso elettrico, Alfio Costa all’organo Hammond, pianoforte, piano Fender Rhodes, Minimoog, Mellotron, Roli seaboard, seconda voce in “Non Sei Mai Andato Via”, Marco Freddi alla batteria e percussioni, e Fulvio Rizzoli alle chitarre.
Ci sono anche special guest, che rispondono ai nomi di Vincenzo Zitello (flauto, violoncello), Alda Bano (chitarra classica), Agnis (voce), e Anna Cavalli (voce e cori).
Con “Orchidea” la band non si lega a un vero e proprio concept, bensì spazia in argomentazioni varie fra storie di donne, magia, natura, vita e morte, oltre ad una simpatica dedica all’allunaggio del 1969. Non può mancare neppure un ricordo di Premoli con il brano “Non Sei Mai Andato Via”.
I brani contenuti nel disco sono sette, mentre la versione cd vede aggiunta la bonus track “Clorofilla” in versione elettrica.
L’album si apre proprio con la title track, e voci femminili circondano immediatamente la mente come in un psichedelico viaggio onirico. Sono le tastiere a farsi avanti per prime, apportando sensazioni eteree conducenti a “Universi Paralleli”, pezzo presente soltanto nelle versioni digitale e cd. Il movimento è ruggente, grazie alle chitarre elettriche ma anche al suono graffiante dell’Hammond di sfondo. Piacevole il cambio umorale contenuto all’interno di stampo Prog classico in modalità Orme e piccole puntate nel mondo dei Pink Floyd.
“Clorofilla” è piano e violoncello, una ballata con la bella voce di Cristina Lucchini. in cattedra. Da solo il brano vale il prezzo del disco. Alfio Costa è in possesso di ottima tecnica strumentale questa fuoriesce in tutte le composizioni, così tanti sembrano essere i suoi punti di riferimento stilistico, in realtà il tocco gode di buona personalità, ascoltate il brano “Il Bao D3lla Luna” e noterete cambi improvvisi a conferma di quanto detto. In “Bocche D’Ambra” gli anni ’70 sono fermamente presenti, godibili soprattutto nel frangente centrale del pezzo, dove la chitarra elettrica si lancia in un assolo in stile Pink Floyd, ampio e arioso. Il pezzo forte dell’intero album è racchiuso nei venti minuti di “Ultimo Viaggio”, un pirotecnico cammino fra melodie godibili e buoni strumentali.
Estremamente toccante “Non Sei Mai Andato Via”, altra piccola gemma di quest’album privo di momenti di stanca.
La musica dei Prowlers è bene rappresentata dalle loro copertine, generalmente fatte con disegni a tratti pastello, fra delicatezza e fermezza. Tanta storia all’interno ma anche freschezza, soprattutto ispirata dalla voce di Cristina Lucchini e composizioni che risultano piacevoli in armonie. Dategli un ascolto e scoprirete un nuovo mondo colorato, fra passato e presente.  MS 





Versione Inglese:


PROWLERS - Orchidea
Ma.Ra.Cash Records
Genre: Progressive Rock
Support: Digital / cd / lp - 2024


Among the most important bands of the new Italian Progressive scene must be counted keyboardist Alfio Costa's Prowlers.
A lot of water has passed under the bridge since their 1994 debut "Morgana", and with six studio albums and a live show, today the Bergamasque band returns with "Orchidea" after numerous vicissitudes and defections. The long-standing experience, which sees them begin in 1985, leads the band to achieve a huge qualitative crescendo over time, winning over audiences and critics disc after disc.  In 1998 they suffered a temporary stop and then reformed in 2010.
The first ideas on "Orchidea" are sketched out in 2018, but we know what happened next, between pandemics, wars (unfortunately still going on) and whatnot. As if that were not enough, the Prowlers suffer the untimely departure of Marco Premoli, bassist from 1992 to 1995, as well as the departure of Stefano Piazzi, historical guitarist and composer of much of the music on this album. The musician is replaced by Fulvio Rizzoli, an instrumentalist with a more Rock touch.
So today's lineup features Laura Mombrini on vocals, backing vocals and backing vocals, Cristina Lucchini on vocals, backing vocals and backing vocals, Bobo Aiolfi on electric bass, Alfio Costa on Hammond organ, piano, Fender Rhodes piano, Minimoog, Mellotron, Roli seaboard, second vocals in "Non Sei Mai Andato Via," Marco Freddi on drums and percussion, and Fulvio Rizzoli on guitars.
There are also special guests, who answer to the names of Vincenzo Zitello (flute, cello), Alda Bano (classical guitar), Agnis (vocals), and Anna Cavalli (vocals and backing vocals).
With "Orchidea", the band does not bind itself to a real concept, but ranges in various arguments between stories of women, magic, nature, life and death, as well as a nice dedication to the 1969 moon landing. A remembrance of Premoli cannot be missed either with the track "Non Sei Mai Andato Via".
There are seven tracks on the album, while the CD version sees the addition of the bonus track "Clorofilla" in an electric version.
The album opens right with the title track, and female vocals immediately surround the mind as if on a psychedelic dream journey. It is the keyboards that come forward first, bringing ethereal sensations leading to "Universi Paralleli," a piece present only in the digital and CD versions. The movement is roaring, thanks to the electric guitars but also to the scratchy sound of the Hammond in the background. Pleasant is the mood change contained within in the mold of classic Prog in the mode of Orme and small stakes in the world of Pink Floyd.
"Clorofilla" is piano and cello, a ballad with Cristina Lucchini' beautiful voice in the cathedra. The track alone is worth the price of the disc. Alfio Costa is in possession of excellent instrumental technique this comes out in all the compositions, so many seem to be his stylistic reference points, in fact the touch enjoys good personality, listen to the track "Il Ballo D3lla Luna" and you will notice sudden changes confirming what has been said.
In "Bocche D’Ambra”, the 1970s are firmly present, enjoyable especially in the central fringe of the piece, where the electric guitar launches into a Pink Floyd-style solo, broad and airy. The highlight of the entire album is encapsulated in the twenty-minute "Ultimo Viaggio", a pyrotechnic walk between enjoyable melodies and good instrumentals.
Extremely touching is "Non Sei Mai Andato Via”, another little gem on this album devoid of tired moments.
The Prowlers' music is well represented by their covers, generally done with pastel drawings, between delicacy and firmness. Lots of history inside but also freshness, especially inspired by Cristina Lucchini's voice and compositions that are pleasing in harmonies. Give it a listen and you will discover a colorful new world between past and present.  MS