VISIONOIR
– The Wavings Flame Of Oblivion
Autoproduzione
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2017
Dietro
al progetto Visionoir si cela il nome del polistrumentista Alessandro Sicur,
unico membro e compositore di questo debutto discografico dal titolo “The
Wavings Flame Of Oblivion”. L’idea nasce nel 1998 a San Daniele Del Friuli e
subito viene registrato un demo tape dal titolo “Through The Inner Gate”. Sicur
suona il basso anche nella band Blind Mirror.
L’album
è formato da un insieme di generi, l’approccio Progressive risiede proprio in
questa volontà di unire più stili, alcuni anche apparentemente incompatibili,
per un risultato che l’artista definisce “Progressive Doom”. Qui Synth Space
Rock, Metal, Gothic e Post Rock, quindi molta carne al fuoco che va a comporre
questo album formato da nove tracce.
“Distant
Karma” apre subito con un refrain ipnotico, tastiere in loop su un sound greve
ed oscuro dettato soprattutto dalla chitarra elettrica. Uno strumentale che ha
dentro molto materiale e gran parte dello stile Visionoir, cambi di tempo
annessi. Il suono è pieno e rotondo, così buoni anche gli effetti stereo.
In
“The Hollow Men” c’è una voce narrante, quella di T.S. Eliot, altro frangente
sonoro che si sostiene sulle chitarre elettriche con tappeto tastieristico di
supporto. Effetti sonori arricchiscono l’ascolto, mentre l’atmosfera è di nuovo
cupa fra nervosismo e pacatezza. Tastiere aprono “7ven”, classico pezzo Metal
Prog come il genere richiede, con fughe strumentali e quant’altro, compreso
buon motivo da assimilare con facilità, ossia quello che ti si stampa in mente.
Ezra
Pound presta la voce narrante nel brano “The Discouraging Doctrine Of Chances”,
canzone più rude nelle chitarre e ancora una volta aleggiano nuvole sopra le
nostre teste, quell’oscurità al confine fra luce e buio, il brano ben si presta
a far lavorare di fantasia l’ascoltatore. Potere indiscusso della musica.
Una
schiarita la si ha con la più dolce “Shadowplay” questa volta più sostenuta dai
synth che dalle chitarre, anche se sempre protagoniste nell’incedere del brano.
Teatro della voce in “Electro-Choc”, a sorpresa la voce di Antonin Artaud si
palesa, quella che fu anche punto di curiosità per cantanti come Demetrio
Stratos (Area). Qui Artaud non esperimenta, bensì narra semplicemente, mentre
la musica (sempre piena e rotonda con effetti stereo importanti) si staglia
ancora una volta su cime oscure e grevi. Lo stile Visionoir avrete oramai
memorizzato che è questo. Così “Coldwaves” prosegue il cammino sonoro, con un
piano in apertura e poi via nuovamente per scale sonore a tratti cadenzate e in
altri momenti più ricercate. In “A Few More Steps” la voce narrante in
sottofondo è quella di Dylan Thomas, ma come spesso capita di dire, dulcis in
fundo, si perché la canzone finale che potremmo anche definire mini suite
(undici minuti), è come un fuoco d’artificio, con tutti i colori, gli stili e
le armi che ha a disposizione l’artista. Qui in “Godspeed Radio Galaxy” tutto è
sparato addosso all’ascoltatore, da sottolineare che la traccia è una bonus
track.
In
conclusione “The Wavings Flame Of Oblivion” è un disco piacevole, che
probabilmente a tratti manca di assolo importanti, quelli che spezzerebbero
l’ascolto in maniera più variegata, tuttavia è scorrevole e ripeto, piacevole.
Alessandro
Sicur gioca sulle emozioni e ci riesce, dando all’ascoltatore la sensazione di trovarsi
davanti ad un film. MS