ASTROLABIO – I Paralumi Della
Ragione
Andromeda Relix / Lizard Records
Distribuzione: GT Music
Genere: Hard Prog
Supporto: cd - 2017
Chi
dice che il Prog Rock è un genere dai testi astrusi, a volte fantascientifici ma
che non parlano quasi mai di politica, probabilmente non ha mai ascoltato i
nostrani Astrolabio. Se non li conoscete ve li racconto in poche righe: Si
formano a Verona nel 2009 dalle ceneri della Hard Prog band Elettrosmog ed
amano definirsi gruppo di “Rock
Degressivo Italiano”. Non manca loro il lato satirico ed umoristico, questo lo
si riscontra nei testi generalmente incentrati sulla società post moderna in
maniera polemica. Esclusi i demo, realizzano l’album d’esordio nel 2014 per
l’etichetta Andromeda Relix in collaborazione con Lizard Records dal
titolo “L’Isolamento Dei Numeri Pari”.
Sono composti da Michele Antonelli (voce, chitarra, flauto traverso),
Alessandro Pontone (batteria), Massimo Babbi (tastiere) e Paolo Iemmi (voce,
basso). Nel tempo affrontano una lunga serie di concerti, spesso affiancando
nomi prestigiosi (La Locanda Delle Fate, La Coscienza Di Zeno, Osanna),
numerosi festivals ed apparizioni televisive.
Detto
questo veniamo a “I Paralumi Della Ragione”, suddiviso in nove tracce. Esso è
un concept album che affronta un viaggio surreale sulle ali di un sogno, nel
quale si intraprende un viaggio in un mondo grottesco, fantozziano, che fa
ridere ma anche a denti stretti. Tutto è semplificato dal libretto che
accompagna il cd con i testi e qualche “legenda” al riguardo. Molto simpatica
la copertina ad opera di Marco Triolo con il pupazzo “One” al centro
dell’attenzione…Tv accusata o tv che accusa?
Per
partire nel sogno bisogna prima addormentarsi, e questo è ciò che accade in
“Dormiveglia #1”, breve intro che richiama simpaticamente “Blackbird” dei
Beatles, lo stesso che chiude il disco con “Dormiveglia #2”, il risveglio.
“Nuovo Evo” è in effetti il primo brano dell’album e mostra subito lo stile
Hard Prog degli Astrolabio. Nuovo Evo è un bivio, qui si parla di “porno-
elettorale” e dei problemi sociali del nostro paese, ne fuoriesce un quadro di
certo non edificante. Il primo momento folle del disco giunge con “ Una Cosa”,
demenziale, con metodo onomatopeico ricreativo in cui si libera la propria
fantasia. In alcuni momenti del brano i più attenti di voi potrebbero trovare
analogie con “La Mela Di Odessa” degli Area. “Pubblico Impiego” ha intrinseco
nel titolo il focus del mirino Astrolabio mirato al mal costume italico, alla
burocrazia ed ai privilegi degli statali. La musica ancora una volta alterna
cambi di tempo caratteristici del Prog ad
Hard Rock. Il ruolo delle tastiere è in principale modo quello dell’
accompagnamento, fornendo al suono corposità.
“Arte(Fatto)”,
momento acustico e toccante, dove si espone il senso di disagio dell’artista di
oggi, mal retribuito e sfruttato. Oltre che essere una canzone bellissima
strumentalmente parlando, anche io che vi scrivo, ne faccio mio il messaggio
proposto dagli Astrolabio, e lo sottolineo anche con rabbia, perché la cultura
e l’arte di oggi sono appiattite da una società fortemente lobotomizzata dai
social, dalla tv e da quant’altro il sistema moderno ci propone. Piano e voce,
tutto soave e leggiero, quanto potente e devastante ne risulta il suo
messaggio.
Ispirato
ad uno strumentale degli Elettrosmog giunge “Otto Oche Ottuse”, favola
strumentale che porta a “La Casa Di Davide”. Flauto e tanto Prog anni ’70 ed
ancora piccoli legami con gli Area come il recitato in voce femminile e lingua
araba (chi ha detto “Luglio, Agosto, Settembre Nero”?). “Sui Muri” si apre in
un giro di basso per poi crescere nell’insieme a giunta delle strumentazioni,
il tema questa volta è la vecchiaia ed il decadimento psichico e biologico di
un essere umano.
Il
disco in conclusione è un calderone di buone sonorità che ripercorrono tempi
andati ma con personalità e testi importanti. Un ottimo risultato.
Attenzione:
Il disco potrebbe far pensare, astenersi i fragili di mente. MS